E’ stato un 1-2 perentorio, quello firmato da Mercedes sull’asfalto dell’Autodromo Nazionale di Monza. Le Frecce d’Argento, soprattutto grazie ad una grande prestazione di Lewis Hamilton, si sono imposte senza problemi sulle dirette avversarie, Ferrari in primis. Chi sarà stato però il migliore nel Tempio della Velocità? Lewis Hamilton o qualcun’altro?
LEWIS HAMILTON – 10. E’ vero, in gara corre sostanzialmente contro se stesso, ma non si può non dare il massimo a chi, anche nei momenti più difficili del weekend, non ha sbagliato nulla. La prova di forza con cui agguanta la 69^ Pole in carriera è perentoria, la partenza è perfetta, il ritmo è indiavolato, la vittoria è incontestabile. Forte di una Mercedes che a Monza vola, il #44 annichilisce la concorrenza con disarmante facilità, e dopo 11 GP torna in testa alla Classifica Piloti…
VALTTERI BOTTAS – 8. Arriva 2° al traguardo, ma francamente con la Mercedes vista a Monza riuscire in questo obiettivo è il minimo sindacale. Al via si tiene fuori dai guai, è quasi brutale nel suo contrattacco nei confronti di Raikkonen e poi fa un sol boccone – aiutato anche dalla PU Mercedes Spec “1,2 kg / 100 km” – sia della FW40 di Stroll che della VJM10 di Ocon. A quel punto si limita ad inseguire a debita distanza Lewis Hamilton, al quale però probabilmente, anche volendo, non sarebbe mai riuscito ad arrivare: i 2″3 accusati al sabato a parità di macchina danno il metro di come il finlandese, sui lunghi rettilinei monzesi, non ne avesse per stare al passo con il #44.
SEBASTIAN VETTEL – 8. Un voto che è stato piuttosto difficile da assegnare, perché restava da capire quanto, della sua prestazione tutto sommato sottotono, fosse da imputare alla sua SF70-H e quanto a lui. Sebastian, a dire la verità, particolari errori di guida non ne commette: al sabato è preda di una monoposto diventata improvvisamente scorbutica, alla domenica corre bene liberandosi anche di vetture che, sulla carta, avrebbero dovuto essere particolarmente ostiche da sopravanzare. In più resiste al ritorno di Ricciardo nonostante, per la seconda volta nell’arco di 3 GP, qualcosa sul suo sterzo smetta di funzionare come si deve costringendolo a rallentare un po’. Ha dato effettivamente l’impressione di aver fatto il possibile: peccato che non sia bastato.
DANIEL RICCIARDO – 10. Parte 16°, arriva 4° dopo una rimonta fatta sulle ali – scarichissime – della sua RB13 e se avesse avuto un altro paio di giri sarebbe salito di nuovo sul podio. La sua visione di gara è eccezionale: capisce in un attimo quando sia necessario usare prudenza e quando invece serva la totale spregiudicatezza, riuscendo così a gestire qualsiasi situazione senza la minima difficoltà. E poi, in una pista con staccate violentissime come Monza, il suo talento innato nei sorpassi risplende di luce propria: la mossa Kansas City su Perez alla Variante della Roggia e la frenata folle su Raikkonen alla Prima Variante sono già entrati, di diritto, nella lista dei migliori sorpassi visti in questo 2017. Continua ad essere in uno stato di forma mostruoso.
KIMI RAIKKONEN – 5,5. Weekend negativo, con decisamente poche cose da ricordare. Non aveva iniziato male, con la qualifica davanti a Vettel ed il sorpasso a Bottas, ma dopo aver subito il ritorno del #77 e del #5, un errore in staccata alla Prima Variante lo manda lungo e gli consegna, a suo dire, un problema al retrotreno che per poco non lo manda in testacoda per due volte in Parabolica. Da quel momento la sua gara è totalmente incolore: passa un’eternità alle spalle di Ocon e Stroll dopodiché, con gomme ormai finite, non tenta neppure una difesa nei confronti di Ricciardo, forse confidando anche nel fatto che l’australiano, prima della staccata, fosse molto lontano. Il 1′ di distacco accusato da Hamilton non è specchio reale della sua prestazione. I 24″ di ritardo da Vettel, però, forse sì.
ESTEBAN OCON – 9. Dopo le vicissitudini del Belgio, a Monza il giovane francese mette in mostra una prestazione da incorniciare. In qualifica non commette il minimo errore, piazzandosi addirittura in 3^ posizione grazie alle penalità altrui. In gara scatta bene, si libera in fretta di Stroll e poi, finché alle sue spalle non si presentano i piloti equipaggiati con auto più prestazionali della sua, veleggia bene ai margini del podio. Porta a casa una grandissima sesta posizione, dimostrando al mondo che, nella sua stagione, sono i GP negativi come quello di SPA l’eccezione.
LANCE STROLL – 8,5. Quella del giovane canadese è decisamente un’ottima prestazione. Sotto l’acquazzone del sabato mette in mostra una grandissima sensibilità di guida riuscendo a far segnare il 4° tempo – tramutatosi poi nel 2° posto in virtù delle penalità delle RB13 -, al via scatta bene, si tiene fuori dai guai ed è saggio nel capire che alla Williams siano più utili i punti iridati che non un tentativo di sorpasso avventato. A causa di una non rapidissima sosta ai box si ritrova dietro Raikkonen, ma da quel momento dei piloti che lo seguivano solamente Ricciardo riesce a mettergli le ruote davanti. Un risultato ottenuto anche grazie ad un’ottima difesa sul ben più esperto Massa nelle fasi finali della corsa.
FELIPE MASSA – 7. Il motore Mercedes della sua FW40 lo riconsegna alla zona punti, ma pur correndo bene – e con qualche pezzo di carbonio in meno per via dei suoi incontri ravvicinati con Perez e Verstappen – nel complesso la sua prestazione non è brillante come quella di Stroll. Replica il risultato del Belgio, ma ora inizia a preoccuparsi: il temuto toboga di Singapore, per lui e per la sua Williams, è sempre più vicino.
SERGIO PEREZ – 6,5. Probabilmente i 2 millesimi con cui Ocon l’ha escluso dalla Q3 infesteranno i suoi sogni per più di qualche giorno, visto che se fosse riuscito a passare la tagliola forse la grande chance l’avrebbe avuta lui. In gara corre bene come al solito, riuscendo anche a mettere una pezza ad un contatto con Massa alla Prima Variante che gli fa perdere qualche posizione di troppo. Chiude 9°, rimontando dalla sua posizione di partenza, ma le luci della ribalta in casa Force India, a Monza, sono tutte per il suo compagno di squadra.
MAX VERSTAPPEN – 6,5. La sua gara, vista la posizione di partenza, è buona. Poi però si dà un’occhiata a dove sia finita la vettura gemella di Ricciardo, che pure gli partiva dietro, e la sua prestazione viene all’improvviso ridimensionata. Grazie ad una strategia “invertita” rispetto ai primi della classe – aveva le Soft al via – avrebbe potuto puntare addirittura alla zona podio se non fosse per quel contatto con Massa che gli causa una foratura e lo costringe ad un giro lentissimo e ad una sosta aggiuntiva. Corre bene, ma rispetto a Ricciardo paga una maggiore irruenza che lo porta a prendere dei rischi non necessari, che spesso gli compromettono le gare. Deve imparare ad essere più calmo.
KEVIN MAGNUSSEN – 6. Per sua stessa ammissione, l’11° posto è il massimo a cui si potesse ambire a Monza alla guida di una Haas. Corre ai margini della zona punti per tutta la gara, fino a quando dalle sue parti non capita un Max Verstappen armato di pneumatici più freschi: si lamenta per una scorrettezza dell’olandese alla Variante della Roggia, ma in fondo anche lui sa che sarebbe cambiato davvero poco. Grossi errori, tuttavia, non ne commette.
DANIIL KVYAT – 6. Un voto che premia il fatto che si sia qualificato davanti al compagno di team e che non sia incappato in errori marchiani, perché altrimenti non ci sarebbe molto altro da dire sulla sua prestazione. La Toro Rosso, a differenza della “cugina” RedBull, non genera così tanto carico aerodinamico con il corpo macchina da permettersi di scaricare quasi completamente le ali, e così entrambe le STR12 sono vittime della minor potenza della PU Renault rispetto a quelle Ferrari e Mercedes. Chiude 12°, doppiato, un weekend che dimenticherà in fretta.
NICO HULKENBERG – 6. Termina 13° la traguardo, ma come Kvyat non ha particolari colpe. Semplicemente, la sua Renault pagava troppi km/h di velocità massima in meno rispetto alle vetture che lo precedevano, ed il #27 è così costretto ad una gara di rimessa in attesa che arrivi il GP di Singapore.
CARLOS SAINZ – 5,5. Armato di una Toro Rosso motorizzata Renault, 10 posizioni di penalità sulla griglia di partenza sono, sportivamente parlando, mortifere. Scatta dalla 15^ casella – prendendosi comunque 3 decimi da Kvyat -, termina in 14^ piazza. Una gara incolore, in attesa di piste più favorevoli al pacchetto tecnico della STR12.
ROMAIN GROSJEAN – 4. Dopo la buona prestazione belga, quello di Monza per il francese è un weekend da dimenticare. E’ infatti l’unico pilota a finire contro le barriere per via dell’aquaplaning durante la Q1, e in gara un lungo alla Prima Variante gli fa perdere un pezzo di ala anteriore che, a suo dire, compromette irrimediabilmente la guidabilità della sua Haas. Da quel momento si limita a girare in tondo sul nastro d’asfalto brianzolo fino allo sventolare della bandiera a scacchi.
PASCAL WEHRLEIN – 5,5. Solito discorso: quando un pilota su una monoposto dotata di una PU vecchia di un anno si ritrova a correre su una pista di motore, cosa può fare il suddetto pilota per migliorare le prestazioni della propria vettura? Nulla, semplicemente nulla. Ma la sufficienza, tra i due piloti Sauber, nel weekend di Monza non va a lui: aveva infatti meno ritmo rispetto ad Ericsson, e i 3 decimi presi in qualifica lo confermano.
FERNANDO ALONSO – 5. Prestazione un po’ sottotono, quella del #14. Sembra quasi che rinunci a combattere – viste le 35 posizioni di penalità in griglia – durante delle travagliate qualifiche che quantomeno avrebbero potuto farlo finire in una Q3 che avrebbe fatto morale, ed in gara non è lucido come sempre. In più, quasi inspiegabilmente, si incaponisce nel voler cercare una sorta di vendetta sportiva nei confronti di Palmer, reo di non avergli restituito la posizione dopo un taglio alla Variante della Roggia. Si ritira a 3 giri dal termine con la speranza che almeno a Singapore, una pista in cui telaio e talento potrebbero fare la differenza, il suo motore Honda non decida di giocargli un brutto scherzo.
MARCUS ERICSSON – 6. In qualifica era davanti a Wehrlein, ed in gara stava reggendo bene il confronto con il giovane tedesco. Poi una noia tecnica lo ha costretto ad alzare bandiera bianca con largo anticipo.
STOFFEL VANDOORNE – 7. Il belga, sui lunghi rettifili brianzoli, mette in mostra una prestazione discreta. Entra in Q3 sfruttando le concitatissime fasi della qualifica, ma un guasto all’albero di trasmissione del suo MGU-K lo costringe a pagare 25 posizioni di penalità sulla griglia di partenza ed a fargli disputare l’ennesima gara in salita. In più, come se non bastasse, la nuova PU installata lo tradisce nel corso del 33° passaggio. Anche lui, come Alonso, non vede l’ora che arrivi Singapore.
JOLYON PALMER – 6. Nel complesso l’inglese non ha demeritato: in preda anche lui alle difficoltà velocistiche della Renault, si era qualificato peggio di Hulkenberg ma in gara stava andando meglio del tedesco. Era infatti arrivato a lambire addirittura la zona punti, ma i 5″ di penalità buscati per il taglio della Variante della Roggia prima ed il guasto tecnico che lo ha costretto al ritiro poi ne hanno frustrato tutte le speranze.