E’ stato un compito molto difficile lo stilare queste pagelle al termine del controverso GP di Baku. Sia perché è stato arduo provare a considerare le performance dei vari piloti in una gara così condizionata da episodi, sia perché in un terra il cui cuore pulsa al regime di rotazione dei motori di Maranello è complicato trovare le parole giuste per analizzare situazioni limite come quelle a cui abbiamo assistito tra i muretti della capitale azera. Quindi se qualche voto vi sembrerà spiegato un po’ più a “cuore aperto” del solito non vi scandalizzate: è che davvero ho fatto fatica questa volta. Vediamo dunque cosa ne è venuto fuori.
DANIEL RICCIARDO – 9. Un voto che va dato più al weekend che alla sua domenica. L’errore che commette in Q3 è marchiano e quasi non da lui, poi in gara si riscatta alla grande rimontando dal fondo dello schieramento. Indubbiamente è aiutato dalle bandiere gialle / SC / bandiera rossa, ma il triplo sorpasso in staccata di Curva 1 su Hulkenberg, Massa e Stroll non è opera di Maylander o dei commissari. Il Demolition Derby davanti a lui gli consegna tra le mani una vittoria totalmente insperata e che sicuramente merita portando a termine una grande gara, ma secondo me il suo non può essere definito un fine settimana perfetto.
VALTTERI BOTTAS – 7,5. Ecco, qui iniziano i problemi. Perché l’incidente in Curva 1 viene classificato “di gara”, e se la cosa mi trova in linea di massima d’accordo – perché di certo non era uno speronamento deliberato – non posso non notare che Bottas comunque l’errore di salire troppo sul cordolo lo commette, centrando Raikkonen e vanificandone così la partenza. Poi è bravissimo, sfruttando bene le SC, a rimettere in piedi una gara che sembrava da buttare: si sdoppia, risale il gruppone e chiude una bella rimonta strappando il secondo posto dalle giovani mani di Stroll proprio sulla linea del traguardo. Però secondo me quell’errore in partenza, per le conseguenze avute sulla gara di entrambi i finlandesi, deve in qualche modo pesare sul suo voto finale.
LANCE STROLL – 10. Se devo proprio mettere un “10” in queste pagelle scelgo di metterlo a lui. Perché si qualifica davanti a Massa e perché in una gara dove il nervosismo serpeggia ovunque e più di un “big” perde la testa lui rimane lucido per tutti i 51 giri da percorrere. Ce lo si aspettava spesso contro le barriere, invece escludendo un lungo nelle FP3 non sbaglia praticamente nulla in un circuito che a bordo di una F1 ha visto per la prima volta. E’ vero che anche davanti a lui succede di tutto, ma è bravo nei duelli ed è solido nelle ripartenze dietro SC, dunque il podio secondo me lo merita. Alzi la mano chi si sarebbe aspettato una cosa del genere appena due GP fa.
SEBASTIAN VETTEL – 5. Provo ad affidarmi alla media matematica per sbrogliare questa matassa. E’ infatti una media tra il “10”, che merita secondo me sia per come stava inseguendo Hamilton nonostante la sessione di FP ed i CV in meno sia per il 4° posto figlio della rimonta / difesa conclusiva, e lo “0” che gli va affibbiato di diritto per come ha reagito alla provocazione di Hamilton. E’ vero, è una reazione molto “umana”, molto ” di pancia”, ma è indubitabilmente un errore. Sia perché in caso di danneggiamento della propria auto si getta alle ortiche un weekend, sia perché si potrebbe rischiare una squalifica sia perché, qualora il comportamento di Hamilton fosse stato considerato irregolare, il prendersi uno Stop & Go avrebbe significato annullare il vantaggio derivante da un’eventuale penalità del #44. Il tutto quando sarebbe bastato uno dei suoi soliti Team Radio per mostrare il proprio disappunto.
LEWIS HAMILTON – 5. Discorso ancora più imbrogliato di quanto non lo sia stato per Vettel. Il suo weekend, dalle qualifiche fino a quella famigerata ripartenza, è da dominatore assoluto. Poi quel controverso rallentamento prima della ripartenza dietro la SC: è irregolare? Sì secondo alcuni, no secondo altri. E’ antisportivo? Sì secondo alcuni, no secondo altri. Andava penalizzato? Sì secondo alcuni, no secondo altri. Tra gli “altri” figurano anche i commissari, che quindi non lo sanzionano, e in fondo anche io, che trovo la sua azione “fastidiosa” ma non irregolare e che so che per questo motivo probabilmente verrò additato come traditore della patria. Avrebbe potuto vincere dopo lo Stop & Go di Vettel, ma l’headrest fissato male lo costringe a ripartire alle spalle della Rossa del tedesco. Il voto scaturisce quindi non tanto dalla sua gestione della ripartenza dietro la SC, ma da come si ritrovi con le armi spuntate dietro alla SF70-H #5 pur avendo sulla carta un’auto che si era dimostrata superiore e soprattutto da come invochi il rallentamento di Bottas per provare a superare Vettel. Ecco, quello sì che l’ho trovato decisamente triste. Soprattutto alla luce delle sue recenti dichiarazioni sui giochi di squadra in Casa Ferrari.
ESTEBAN OCON – 6,5. Sì per carità, arriva 6° al traguardo, ma la manovra su Perez – inspiegabilmente non solo non sanzionata, ma neppure investigata – è priva di alcun senso logico visto quanto spazio il francese avesse alla sua sinistra. La sensazione è che la gara in Canada abbia logorato dei rapporti che si stavano facendo via via sempre più tesi vista la somiglianza di prestazioni tra i due, e che il GP di Baku possa essere solamente il primo di una serie di episodi. Porta a casa punti importanti, ma quella manovra per me rimane da punire.
KEVIN MAGNUSSEN – 7. Perché le Haas a Baku non erano decisamente a loro agio, ma il danese ci mette una pezza con una buona qualifica ed una buona gara. Aggressivo nelle ripartenze, deciso nei sorpassi e pulito nella guida, per diversi giri ha respirato anche l’aria del podio. Poi però il ritorno del gruppone dei piloti armati di Mercedes e Ferrari lo ha ricacciato indietro. Ma i punti pesanti portati a casa restano.
CARLOS SAINZ – 7,5. Un altro che giova in maniera assurda del caos nel gruppo di testa. Si gira in completa autonomia all’uscita di Curva 1 dopo la partenza e la sua gara sembrerebbe già conclusa dopo nemmeno un settore, ma è bravo nel non perdersi d’animo. Non commette errori, è bravo a vincere i duelli e chiude in top ten un weekend che sulla carta per lui era iniziato in maniera difficile – con quelle 3 posizioni di penalità in griglia rimediate in Canada – e che stava rischiando di proseguire peggio.
FERNANDO ALONSO – 9. Già la PU Honda Spec 3 arrivata a Baku non brillava per potenza, figuriamoci poi la Spec 2 che rimontano sulla sua MCL32 dopo le FP. Eppure Nando, come al solito, tira fuori la sua gara da irriducibile: annichilisce ancora una volta Vandoorne nel confronto diretto, si ritrova addirittura in quinta posizione dopo alcune concitate fasi di gara e porta in Casa McLaren i primi punti stagionali. Nel mentre lotta in rettilineo, si difende in staccata e rende la vita difficile a chiunque gli capiti a tiro. Più di questo che può fare?
PASCAL WEHRLEIN – 10. Ah già, oltre a Stroll direi che il massimo lo merita anche lui. Perché non importa quante auto arrivino al traguardo, ma portare la Sauber – ed in particolar modo questa Sauber – in zona punti non è mai un’impresa da tenere in bassa considerazione. Oltretutto torna a battere Ericsson e tiene la scuderia di Hinwil a pari punti con la McLaren in classifica costruttori. Sostanzialmente ha fatto un miracolo.
MARCUS ERICSSON – 8. Peccato, stavolta c’è andato vicino anche lui all’agognata zona punti. Il distacco da Wehrlein in qualifica è piuttosto importante, ma in gara lo svedese corre bene e mette una pezza a quello che sembrava un divario incolmabile. Lotta con il compagno di team per tutta la gara regalandoci anche qualche ripresa spettacolare, sfiora la zona punti e si tiene dietro una McLaren. Non sarà un weekend eccezionale ma qualche segnale positivo c’è.
STOFFEL VANDOORNE – 5. Non ci siamo, non ci siamo. Ancora una volta dietro ad Alonso in qualifica – sono le penalità a portarlo davanti all’asturiano in griglia -, ancora una volta dietro ad Alonso in gara. Nel giorno in cui il #14 dimostra che in caso di condizioni di gara anomale si può davvero portare la MCL32 in zona punti. Deve ritrovarsi, e dovrebbe farlo anche abbastanza in fretta.
ROMAIN GROSJEAN – 6. Sulla fiducia. Perché i problemi ai freni li lamenta sin dalle prime FP1, e perché il tono abbastanza corrucciato con cui chiede al proprio ingegnere di pista di fermarlo qualora la macchina diventi pericolosa dimostrano che non stesse correndo esattamente a cuor leggero. Peccato però, perché Magnussen è la prova lampante che con il marasma di Baku i punti iridati erano ampiamente alla portata della scuderia statunitense.
KIMI RAIKKONEN – 8,5. Per assurdo dei “Fantastici Quattro” lì davanti è quello che commette meno errori ma è quello a cui il GP di Baku va peggio. Davanti a Vettel in qualifica, viene centrato incolpevolmente in Curva 2 da Bottas mentre stava portando a casa un gran sorpasso all’esterno, guida con pezzi che si staccano in continuazione e con un fondo dimezzato, colpisce un detrito di una Force India che lo fa forare e gli danneggia l’altra metà del fondo, torna in pista dopo la bandiera rossa e per via di un errore dei meccanici in corsia box si becca anche un Drive Through. Il ritiro suona quasi come una liberazione, e viene da chiedersi se non fosse stato centrato da Bottas che cosa avrebbe potuto fare, lì davanti e visto quello che è successo dopo, con una Ferrari…
SERGIO PEREZ – 7,5. Lo reputo incolpevole nel crash con Ocon, visto che le riprese mostrano abbastanza chiaramente come il messicano non avesse più un millimetro di spazio per andare sulla destra ed evitare l’altra VJM10. Anche per lui ci sono parecchi rammarichi, perché il ritmo c’era e il motore Mercedes della sua Force India sarebbe stato una grandissima grana per Sebastian Vettel nella ripartenza dalla SC. Chiude ritirato per una rottura del sedile, una di quelle cose che credo rivedremo solo tra molto molto tempo.
FELIPE MASSA – 8. Per la prima volta è dietro a Stroll in qualifica, ma alla partenza ristabilisce subito le gerarchie riportandosi davanti al giovane canadese. Veloce per tutto il weekend, stava venendo su bene dal gruppo arrivando a lottare assieme ad Hulkenberg e Stroll per le posizioni immediatamente dietro Vettel, poi all’improvviso la sua FW40 dopo una ripartenza dietro SC diventa inguidabile e lo costringe ad un ritiro anticipato che lo avrà lasciato con ogni probabilità molto deluso.
NICO HULKENBERG – 5. La R.S. 17 a Baku sembrava non andare, ma lui stava gestendo la gara alla grande, visto il 5° posto che era riuscito ad artigliare. Poi però commette l’errore che da un pilota con la sua esperienza non ti aspetti, e incoccia con l’anteriore destra un muretto di Baku. Sospensione distrutta e sogni di gloria infranti, con il primo podio che ancora aspetta di essere raggiunto.
MAX VERSTAPPEN – 8,5. Anche oggi avrebbe potuto essere la scheggia impazzita, la variabile folle del GP, e stava iniziando ad esserlo quando si è lanciato in un duello all’arma bianca con Perez per quella che era la terza posizione ad inizio gara. Poi, come in Canada, la sua RB13 lo tradisce e lo appieda, lasciandolo profondamente deluso e privandoci ancora una volta di un grande protagonista.
DANIIL KVYAT – 7,5. Era andato meglio di Sainz per tutto il weekend, e a Baku dava mostra di sentirsi a proprio agio. Poi un guasto ferma la sua STR12 e lo costringe a salutare anzitempo la compagnia. Con il senno di poi, chissà dove sarebbe arrivato con il buon ritmo che aveva messo in mostra durante le qualifiche.
JOLYON PALMER – S.V. Perché non è giusto infierire su un pilota che non solo, in ottica stagionale, sta forse vivendo il momento più buio della sua carriera, ma che si ritrova a vivere anche dei weekend da incubo come quello di Baku. Salta una sessione di FP e le qualifiche per via di un guasto al motore, parte ultimo e si ritira dopo pochissimi giri per via di un problema tecnico. Si dice che la sua ultima gara in F1 potrebbe essere il GP di Silverstone, e fine settimana come questo appena trascorso non sono decisamente dei buoni modi per mettersi in mostra.