E’ stata una prestazione perfetta quella che ha consegnato a Valtteri Bottas la seconda vittoria stagionale in occasione del GP d’Austria. Il #77, assieme a Daniel Ricciardo, è stato il migliore tra le curve del RedBull Ring, ma buone prestazioni le hanno messe in mostra anche Vettel e le due Williams, queste ultime protagoniste di una splendida rimonta. Male invece Raikkonen e Hulkenberg, malissimo Kvyat.
VALTTERI BOTTAS – 10. Costruisce la sua vittoria sin dal sabato, quando con un’inaspettata zampata si prende la Pole. Al via scatta in maniera esemplare, poi scava un solco enorme a macchina carica riuscendo comunque a preservare come gli altri le proprie UltraSoft ed infine, da glaciale finnico qual è, gestisce senza commettere sbavature sia il blistering sia il ritorno di Vettel. E’ vero, sabato è forse aiutato dalla bandiera gialla causata da Grosjean – che però impedisce anche a lui di migliorarsi – e la partenza di domenica è un bel mix di talento e fortuna, ma Pole e vittoria non si ottengono mai per caso.
SEBASTIAN VETTEL – 8,5. In qualifica si fa sfuggire la Pole per soli 42 millesimi di secondo, venendo così costretto a partire dal lato poco gommato. Un po’ per questo e un po’ perché forse l’aver notato quel leggero movimento di Bottas lo ha deconcentrato un minimo, non parte benissimo e nei primi metri deve guardarsi le spalle da Ricciardo piuttosto che pensare ad attaccare il #77. Non ha il ritmo della Mercedes con le UltraSoft, ma con le SuperSoft è tutta un’altra storia: recupera benissimo su Bottas fino ad arrivargli a soli 8 decimi di distacco, ma la bandiera a scacchi spegne le sue velleità. Allunga ulteriormente su Hamilton nel Mondiale.
DANIEL RICCIARDO – 10. Voto massimo anche per lui, perché non sbaglia niente e riesce a tenersi dietro una Mercedes e ad una Ferrari, con quest’ultima che in griglia gli partiva addirittura davanti, con una RedBull che non è ancora al livello delle prime della classe. In qualifica è più veloce di Verstappen, in gara parte benissimo arrivando ad insidiare Vettel, si sbarazza di Raikkonen, tiene finché può il passo di chi lo precede e nelle fasi finali resiste senza sbagliare nulla – e tirando anche una staccatona in Curva 4 – a Lewis Hamilton, non esattamente l’ultimo arrivato. 5° podio consecutivo, nuovo record in carriera. E 4° posto nel Mondiale con 107 punti, 24 più di Raikkonen. Ora come ora è uno dei piloti più in forma del Circus.
LEWIS HAMILTON – 7,5. La sostituzione del cambio è una brutta tegola sul suo weekend, e va detto che il #44 ne aggrava gli effetti negativi “ciccando” il primo tentativo della Q3, che gli vale solamente la terza piazza. In gara è guardingo nelle concitate fasi della partenza, consapevole che uno “0” sul ruolino di marcia rappresenterebbe un assist troppo grande per una fuga di Vettel in classifica, dopodiché inizia a risalire la china pian piano. Ecco, forse un po’ troppo “pian piano” – perde ad esempio tantissimo tempo alle spalle di un Raikkonen in difficoltà con le mappature della PU -, considerato anche che guida una Mercedes. Tiene poi un ritmo forsennato con le UltraSoft nelle fasi finali del GP, ma arriva a portata di tiro di Ricciardo quando è ormai troppo tardi. Sfiora il podio, ma anche lui sa che salirci era l’obiettivo minimo di questo weekend.
KIMI RAIKKONEN – 5,5. La sua non è una gara positiva, c’è poco da girarci intorno. Parte sostanzialmente come Vettel pur prendendo il via dalla parte gommata della pista, commette l’errore di sottovalutare la staccata di Ricciardo in Curva 3 e poi fatica a trovare ritmo con le UltraSoft, accusando distacchi pesanti da chi lo precede. Poi, come se non bastasse, a rendergli la vita ancora più complicata ci si mettono una spia sul volante che tiene sul chi vive sia Iceman che il muretto box ed una strategia non proprio ottimale, che porta Raikkonen ad allungare al massimo uno stint su delle gomme con cui non era a proprio agio nella speranza di un degrado altrui nella parte finale della corsa, cosa poi non verificatasi. Contro Hamilton – strategia più efficace – e Bottas – gomme più fresche – non poteva nulla, ma da un pilota Ferrari ci si aspetta qualcosa di più.
ROMAIN GROSJEAN – 8. Sicuramente positiva la gara del francese, agguerrito nella prima fase e bravo a non commettere errori nell’arco della gara. La Haas era particolarmente a proprio agio tra le alpi austriache, e lui è stato bravo ad approfittare dell’occasione per portare a casa punti importanti.
SERGIO PEREZ – 6,5. Sembrava in enorme difficoltà dopo aver conquistato due 18esimi posti in FP2 ed FP3, poi improvvisamente risorge in qualifica prendendosi la Q3. Al via scatta bene, si tiene dietro Hamilton finché può e poi si limita a gestire gara e gomme come sa fare. Il voto cala però drasticamente per via della sua scarsa collaborazione durante i doppiaggi, soprattutto quelli portati da Bottas e Vettel. Da un pilota con una simile esperienza non ci si aspetterebbero leggerezze simili.
ESTEBAN OCON – 7,5. Presenza costante della zona punti, il giovane francese ormai non stupisce più. Segue a ruota il ben più esperto Perez, imitandone partenza, ritmo gara e gestione delle gomme, artigliando un’ottima ottava posizione. In più, nonostante la giovane età, non crea il benché minimo problema in fase di doppiaggio. E quindi si becca un voto più alto del compagno di team pur arrivandogli dietro.
FELIPE MASSA – 8. Quando al sabato, dopo una qualifica disastrosa, in Williams si giustificavano dicendo “Andiamo male con le gomme nuove e non sappiamo il perché”, tutti avranno probabilmente pensato ad una scusa buttata lì. Invece probabilmente era semplicemente la realtà visto che, dopo essersi tenuto saggiamente fuori dal marasma della prima curva, Massa mette in mostra un ritmo dignitosissimo con entrambe le mescole e per tutta la durata del GP. Arriva 9° in un weekend che sembrava da buttare, e probabilmente ha un solo rammarico: anche stavolta le Force India sono davanti a lui.
LANCE STROLL – 7,5. Voto leggermente inferiore a quello del compagno di team solamente perché arriva alle sue spalle sia in qualifica che in gara. Però il GP d’Austria rappresenta un’altra prestazione positiva del giovane canadese, ormai per la terza volta consecutiva nei punti. Ha un ritmo discreto, non crea caos nei doppiaggi e soprattutto ha smesso di commettere errori gratuiti. Sta finalmente crescendo, e a questo punto inizio ad essere curioso di capire fin dove possa arrivare.
JOLYON PALMER – 7. Sfiora per un nonnulla la zona punti, ma la cosa più importante è che sia riuscito finalmente a chiudere un GP davanti a Nico Hulkenberg. Anche la sua gara è priva di errori, ma correre così potrebbe comunque non bastargli per conservare il posto in squadra: Silverstone – quella che molti indicano come la sua ultima gara – è dietro l’angolo, e con Kubica a fare tutti questi test…
STOFFEL VANDOORNE – 6,5. 12°, doppiato, senza infamia e senza lode. E’ l’unica McLaren che monta la PU Honda Spec 3, ma o il nuovo motore non ha dato i miglioramenti sperati oppure è il belga a non averlo saputo sfruttare al meglio. Mancando stavolta il paragone con Alonso, do fiducia al #2 e propendo per la prima ipotesi. Si rende protagonista di qualche bel duello con le Sauber, ma è davvero qualcosa per cui non vale la pena esaltarsi.
NICO HULKENBERG – 5,5. Prestazione incolore del tedesco, che stavolta non riesce neppure ad arrivare davanti a Palmer pur partendogli davanti. Certo, la sua strategia è forse la peggiore dello schieramento – una sosta inspiegabilmente anticipata per passare altrettanto inspiegabilmente alle Soft -, ma in Austria domenica ha dato veramente l’impressione di non esserci.
PASCAL WEHRLEIN – 6. Perché arriva davanti ad Ericsson pur partendogli dietro. Più di questo, in caso di una gara lineare e priva di SC / stravolgimenti di tal genere, non può davvero fare.
MARCUS ERICSSON – 5,5. Perché arriva dietro a Wehrlein nonostante gli parta davanti. Anche lui, come il giovane tedesco, con in mano una Sauber non può inventarsi molto. Certo è che però essere l’unico pilota al traguardo con due giri di ritardo dal leader…
DANIIL KVYAT – 2,5. Parte bene, ma dopo poche centinaia di metri decide di rivestire i panni del “torpedo” di Cina 2016. Chiude ultimissimo, a tre giri da Bottas, dopo aver innescato una carambola in Curva 1 che ha messo fuori gioco sia Alonso che Verstappen. Un peccato, perché forse le premesse per portare la Toro Rosso nei punti c’erano.
CARLOS SAINZ – 7. Era partito bene ed era anche in buona posizione, poi però un guasto alla sua Toro Rosso lo costringe al ritiro anzitempo. Al centro di numerose voci di mercato, è stato bravo finora a gestire il nervosismo ed a guidare comunque come sa fare. Una cosa che spesso è più facile a dirsi che a farsi.
KEVIN MAGNUSSEN – 7,5. Anche lui stava facendo una bella gara, ampiamente in zona punti ed insidiando le Force India che lo precedevano. Poi un guasto idraulico ed una pittoresca fumata bianca sanciscono il suo ritiro prematuro, lasciandogli l’amaro in bocca: ieri la top ten era alla sua portata.
FERNANDO ALONSO – S.V. Il voto al weekend sarebbe comunque positivo, ma faccio fatica a quantificarlo. Monta il motore Honda nella sua Spec 3 per appena due sessioni, poi per motivi di affidabilità è costretto a tornare indietro e nonostante ciò riesce comunque a mettersi davanti a Vandoorne in qualifica. In gara, come spesso accade, era partito bene. Poi però è arrivato Kvyat e il suo GP d’Austria è finito lì.
MAX VERSTAPPEN – S.V. Stesso voto di Alonso, ma il suo weekend nel complesso è meno positivo di quello dell’asturiano. Più lento di Ricciardo in qualifica, è autore di una partenza disastrosa che lo porta in mezzo al gruppone, una zona che in Curva 1 l’olandese scoprirà a sue spese essere pericolosa. Nell’incidente è chiaramente incolpevole, ma anche lui inizia ad essere nervoso: 5 ritiri nelle ultime 7 gare non rientravano di certo nei suoi piani di inizio stagione.