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Si potranno dire tante cose, sul GP dell’Azerbaijan, ma mai si potrà sostenere che il tracciato di Baku regali gare poco emozionanti alla Formula 1. Dopo un’edizione 2017 della corsa assolutamente incredibile, il GP del 2018 ha regalato emozioni fino agli ultimissimi giri, facendoci assistere a continui rovesciamenti di fronte che hanno dato vita ad un risultato impronosticabile per come si erano messe le cose ad un certo punto della gara. Chi sarà stato quindi il migliore tra i muretti della capitale azera?

© Scuderia Ferrari F1 Press
© Scuderia Ferrari F1 Press

LEWIS HAMILTON – 5. Vince, ma ancora non convince. Non regge il ritmo di Vettel nella prima fase, nel tentativo di recuperare spiattella le gomme con un lungo in Curva 1 venendo così costretto ad una strategia meno efficace ed il suo ritmo sulle Soft avrebbe rischiato di mandarlo alle spalle di Bottas anche senza l’intervento della SC. Non si registrano suoi attacchi neppure alla ripartenza, e solamente l’harakiri in frenata del #5 e l’impronosticabile foratura del #77 gli consegnano una vittoria che lui stesso sa di meritare ben poco. “Mi sentivo in imbarazzo ad essere sul gradino più alto del podio”, dirà a fine gara. Più eloquente di così…

KIMI RAIKKONEN – 5. Il suo è un weekend difficile a partire dagli errori in qualifica, che tolgono a lui l’unico set di SuperSoft disponibile e la Pole Position ed alla Ferrari la prima fila. In gara, con una SF71-H che a dir suo e della Ferrari era decisamente poco guidabile a seguito del contatto con Ocon, fa fatica sia a prendere ritmo su delle Soft poco efficaci sia a prendere Stroll e Leclerc, bravissimi a Baku ma non a bordo di monoposto irresistibili. Si ritrova 4° in regime di SC, ma alla ripartenza non riesce ad impensierire Hamilton quel tanto che basta per lasciar tranquillo Vettel, ed il 2° posto – insperato dopo il primo giro – arriva solamente grazie ai regali del #5 e del #77.

SERGIO PEREZ – 8. Dietro ad Ocon in qualifica, è bravo a resistere nelle prime fasi del GP ad una serie di colpi proibiti che la sua VJM11 subisce a centro gruppo. Chiamato ad un Pit anticipato per cambiare l’ala anteriore, e nonostante una monoposto non in perfette condizioni ed una penalità, Checo con caparbietà risale pian piano la classifica fino a quando l’ingresso della SC non premia il suo lunghissimo stint centrale permettendogli di perdere pochissimo tempo con la seconda sosta. Nella ripartenza è bravo a liberarsi in fretta di uno spiattellato Vettel, con il 4° posto che si trasforma in un 3° grazie alla foratura di Bottas. Probabilmente tra i tre piloti sul podio lui era quello che lo meritava di più.

SEBASTIAN VETTEL – 7,5. Il suo weekend è perfetto fino a 5 giri dalla bandiera a scacchi: 3^ Pole consecutiva, passo gara inavvicinabile, gestione del vantaggio su Hamilton e Bottas esemplare. Due però sono i momenti chiave della domenica del #5: il Pit Stop, in cui gli vengono montate le Soft in luogo delle UltraSoft che non lo avrebbero costretto a finire alle spalle di Bottas in regime di SC, e l’attacco avventato su Bottas in Curva 1. Sbaglia la frenata, non a provarci (la palla di cristallo per prevedere la foratura del #77 è un optional che sulla SF71-H non è ancora disponibile), ma l’errore c’è ed è uno di quelli che pesano. Perde una vittoria e la leadership del Mondiale nonostante un fine settimana quasi perfetto: vedremo lui e la Ferrari come reagiranno.

CARLOS SAINZ – 8,5. Al volante di una Renault che tra i muretti di Baku sembra risorgere, lo spagnolo disputa una grandissima gara. Si scorna senza paura con le due Red Bull, tiene un bel ritmo in gara e soltanto l’aver montato le UltraSoft che lo costringono ad una sosta anticipata lo riporta nuovamente alle spalle delle RB14. A differenza di Hulkenberg non commette errori, e pur non riuscendo ad approfittare dei problemi di Vettel coglie un 5° posto meritatissimo, che lo rilancia dopo dei GP in cui era uscito ridimensionato dal confronto con il #27.

CHARLES LECLERC – 10. Ecco, questo è il Charles Leclerc che tutti aspettavamo. Su una pista a lui congeniale annichilisce Ericsson sia in qualifica che in gara, portando l’Alfa Romeo Sauber a battagliare con monoposto ben più blasonate ed occupando, fino al ritorno di Sainz, una 5^ posizione che avrebbe avuto del clamoroso. Sfrutta benissimo tutte le occasioni che gli si presentano e non commette la minima sbavatura in un weekend che ha visto tanti – e tanti grandi – sbagliare. La sua è una grande prestazione, senza se e senza ma.

FERNANDO ALONSO – 8. Si dimostra ancora una volta un guerriero. Torna ai Box con due gomme in meno e sfruttando i muretti per chiudere le curve, cambia l’ala perdendo una vita ma rientra in pista con la bava alla bocca non dandosi per vinto. Pian piano risale la china, non commettendo errori e sfruttando invece quelli degli altri, fino ad una 7^ posizione che per come si era messa la gara sembrava apparentemente irraggiungibile. Certo è che la McLaren superata dall’Alfa Romeo Sauber indica che c’è ancora molto lavoro da fare, in quel di Woking.

LANCE STROLL – 8. Non è un caso che qui a Baku il giovane canadese abbia conquistato il suo primo – e finora unico – podio in F1, vero? Tra i muretti ed i lunghi rettilinei azeri lui e la sua FW41 sembrano rinascere, ed i punti sono il coronamento di un buon weekend corso senza errori e con una maturità che purtroppo non gli vediamo spesso. Dev’essere un trampolino di lancio questo, non un punto di arrivo.

STOFFEL VANDOORNE – 6. In clamorosa difficoltà per tutto il weekend, il belga coglie dei punti insperati in un fine settimana difficilissimo. E’ bravo a correre con il proprio ritmo senza impelagarsi in duelli pericolosi e senza commettere errori, veleggiando ai margini della zona punti fin quando i ritiri di chi lo precede non gli permettono di inserirsi nella Top Ten. In una gara simile l’importante era tagliare il traguardo e lui l’ha fatto, ma il confronto con Alonso resta ancora una volta impietoso.

BRENDON HARTLEY – 5. Voto che è una media matematica tra il 7 che merita per aver rimontato fino alla decima piazza dalla ben poco esaltante 19^ posizione di partenza ed il 3 che invece sarebbe da appioppargli per il rischio enorme fatto correre a Gasly nel corso della Q1. Su una pista che non conosce si limita ad andare lungo qualche volta di troppo, ma nel complesso ci sono piloti più esperti che hanno fatto decisamente peggio di lui. Quell’immagine delle qualifiche, tuttavia, è impossibile da cancellare.

MARCUS ERICSSON – 4,5. Dopo dei GP decisamente positivi, lo svedese – penalizzato – esce distrutto dal confronto diretto con Leclerc, che gli finisce 6 posizioni davanti e che nel Q1 era riuscito a rifilargli la bellezza di 1″8. E’ chiamato ad un immediato riscatto, e visto il livello di guida che ha espresso nelle prime uscite stagionali non è affatto un’impresa impossibile.

PIERRE GASLY – 5. Stesso voto di Hartley – pur partendogli davanti e finendogli ampiamente dietro – perché il suo voto si eleva inevitabilmente grazie al riflesso con cui salva la scuderia, la macchina e soprattutto se stesso durante la Q1. Per il resto però il giovane francese non ha impressionato tra i muretti di Baku, e visto dov’è finito il proprio team mate la sensazione è che abbia sciupato una grandissima occasione per prendere altri punti iridati.

KEVIN MAGNUSSEN – 4. Parte 15° ed arriva 13° in un GP in cui si ritirano ben 6 piloti che gli scattavano davanti, e questo sarebbe già un buon motivo per giustificare il votaccio. In più, la sua difesa su Gasly è semplicemente folle: deve darsi una calmata anche lui.

VALTTERI BOTTAS – 9,5. Mezzo voto in meno per essere finito alle spalle di Hamilton in qualifica, altrimenti il suo weekend sarebbe stato perfetto fino all’impatto con quel detrito che gli fora la posteriore destra. Abilissimo nel gestire il graining sulle sue SuperSoft meglio di chiunque altro, munito di UltraSoft sarebbe stato una spina nel fianco di Hamilton e Vettel anche senza l’ingresso della SC. L’ingresso di Maylander gli facilita le cose e sembra avviato verso una vittoria che stava meritando, poi però il destino decide diversamente e stabilisce che quel pezzo di carbonio debba colpire proprio un suo pneumatico, costringendolo al ritiro e ad incamerare uno 0 in classifica. Certo è che sembra un altro pilota rispetto a quello abulico visto in Australia.

ROMAIN GROSJEAN – 2. Andare oltre significherebbe infierire. Sciupa una splendida gara ed una fantastica rimonta dall’ultima casella dello schieramento con un errore inconcepibile, impensabile, incomprensibile. E, cosa forse ancor più grave, dà prima la colpa ad un fantomatico contatto con qualcuno e poi attribuisce la responsabilità del crash ad un avvallamento dell’asfalto. Che, ovviamente, nell’arco dei 51 giri di gara tra i 20 piloti ha mandato a muro solamente lui. Certo. Come no.

MAX VERSTAPPEN – 3. Che altro dire oltre a quello che è stato già detto recentemente? Bypasso l’incidente delle FP ed il contatto mentre cercava di difendersi dall’attacco all’esterno di Ricciardo ed arrivo al punto: il #3, in occasione dell’incidente che ha stravolto la fase finale della corsa, sbaglierà – forse – il punto di frenata, ma Max ricade nel ben noto vizietto di impostare la frenata in diagonale dopo essersi spostato leggermente nell’altra direzione. Nel 2016 è stata creata una regola appositamente per lui, l’unico che continua ad infrangerla restando impunito. Vedremo fino a che punto arriverà.

DANIEL RICCIARDO – 6. Anche nel suo caso, bypasso qualifiche e gara e giungo subito al dunque. Anche lui, come Hamilton prima e Vettel poi, molto probabilmente con quella staccata sarebbe finito lungo in Curva 1, ed è questo errore a portarlo ad avere la semplice sufficienza. Il suo problema è che davanti a sé, dopo aver impostato la frenata, non trova più solamente la via di fuga ma anche il retrotreno di Verstappen, al quale fino a quel momento aveva lasciato tutto lo spazio necessario per attaccare e difendersi. L’impatto ed il ritiro sono inevitabili, l’addio al Red Bull Racing, a mio modesto avviso, anche.

NICO HULKENBERG – 3. Partito 14°, era risalito in 6^ posizione in un lampo sfruttando il caos delle primissime fasi. Poi però, come lo scorso anno, sciupa tutto finendo contro le barriere e distruggendo una sospensione della sua Renault. Perde l’occasione di portare a casa un buon piazzamento – e forse anche qualcosa in più, visti i drammi sportivi degli ultimi giri – a causa di un errore che, da un pilota con la sua esperienza, non ci si aspetterebbe.

ESTEBAN OCON – 3. Il francese ha ben poco da protestare in Radio ed a gara finita: in quella curva più di due piloti – e in più di un’occasione – sono riusciti ad entrare affiancati sacrificando l’uscita per lasciare al proprio avversario il giusto spazio all’interno. Lui chiude la porta a Raikkonen in maniera avventata, avendo la peggio e terminando al 1° giro una gara in cui il compagno di squadra va a podio. Stavolta è stato troppo irruento, ma sono sicuro che la lezione sarà servita a qualcosa.

SERGEY SIROTKIN – 4. Fa sorridere il fatto che l’incidente meno deprecabile a livello di comportamento sia l’unico ad essere stato penalizzato. Il russo non stava disputando un brutto weekend in quel di Baku, tenendo il passo di uno Stroll che tra i muretti azeri è sempre in ottima forma, ma forse nelle concitate fasi del primo giro avrebbe dovuto alzare il piede in più di un’occasione. Sta crescendo, ma non è ancora abbastanza.

 

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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow