D’accordo, mettiamo ordine. Fernando Alonso adesso ha una doppia corona, ma è la Tripla quella che conta davvero. E dopo aver assaggiato l’ovale di Indianapolis l’anno passato, nuove voci si rincorrono. Tra queste, una sembra più affidabile delle altre. La McLaren sta davvero valutando di entrare a tempo pieno nella IndyCar Series dal 2019?
L’interrogativo si agita da parecchio tempo. Il team di Woking era già sbarcato in veste ufficiale nella 500 miglia dell’anno passato. La formula che sembra delinearsi per il futuro è una collaborazione con la squadra di Michael Andretti. Sotto l’ala protettiva della squadra a stelle e strisce, d’altronde, c’è già l’equipe di Bryan Herta (che oggi ospita Marco Andretti, il figlio del capo).
Questa soluzione deve anzitutto piacere anche ad Andretti. Cosa vuol fare Michael si saprà ufficialmente nei prossimi mesi. Ma che i suoi dubbi stiano pian piano svanendo lo si nota da due elementi sotto gli occhi di tutti. Primo: i rumors di un’analoga collaborazione con il team di Rahal sono spariti nel nulla. Secondo: Zack Brown ed Eric Boullier hanno visitato il paddock americano nel weekend di Detroit (tra i GP di Monaco e del Canada).
«Molti potrebbero non saperlo ma l’anno scorso ci fu chiesto di guidare il loro programma a Indy» ha dichiarato Bobby Rahal. «Non avevamo abbastanza persone né componenti, e dovemmo rinunciare». Questa rivelazione – passata sotto silenzio – ci svela che gli Andretti sono stati una seconda scelta. E anche se Rahal sarebbe felice di lavorare con McLaren («Chi non lo sarebbe?»), anche lui concorda che «Andretti è l’opzione favorita».
RoadandTrack.com spiega quale sarebbe l’intoppo. La squadra americana potrebbe passare da quattro a cinque auto l’anno prossimo: le tre tradizionali più la quarta cogestita con Herta, e una quinta vettura sempre in collaborazione con Herta “promossa” dalla IndyLights. La vettura McLaren sarebbe la sesta: il che «potrebbe, conoscendo la storia della McLaren e la sua predilezione per i riflettori, esser meno di quello che cercano». Da qui, il “mandato esplorativo” in casa Rahal. Che le parole di Bobby sembrano però archiviare.
«Il divorzio in F1 tra Honda e McLaren non è considerato un ostacolo» aggiunge R&T «a un futuro accordo di lavoro col braccio americano del costruttore giapponese». E allora l’unica barriera che si frappone tra Woking e la IndyCar sono le quattro condizioni che devono caratterizzare il debutto del team inglese. A porle è Zack Brown ai microfoni ESPN. «Anzitutto e soprattutto non deve compromettere le nostre attività in F1». In secondo luogo «dev’essere economicamente sostenibile». In terza istanza «deve andar bene per il nostro brand». Ma (e qui casca l’asino) la McLaren entrerà soltanto se «sentirà di poter essere competitiva».
«Deve spuntare tutte e quattro queste caselle, non la maggioranza». Col pacchetto Honda meno competitivo del 2017 e il capofila dei giapponesi (Ganassi) reticente a ri-ampliare il parco macchine, è difficile avere una garanzia di questo tipo. Eppure la squadra sembra ben intenzionata. E non è un caso che Mark Miles (l’Ecclestone della IndyCar) si dica «fiducioso» che la McLaren sia al via della prossima Indy 500. «Sarebbero un’aggiunta favolosa per il campionato».
Troppo presto per dire se Alonso potrà già nel 2019 realizzare il sogno della Tripla Corona. «Prenderemo una decisione nei prossimi mesi» dice Brown. Ma il fastidio che il Campione spagnolo prova nel remare a metà classifica sarà un grosso incentivo. L’anno prossimo gli scade il contratto. Forse la Indy è l’unica chance che Woking ha per trattenerlo dallo spiccare il volo.