È stato un ePrix caotico quello che ha inaugurato la stagione di Formula E. Anche se la vittoria è andata al poleman, Antonio Felix Da Costa per BMW Andretti, la gara è stata una delle più disordinate di sempre nella storia della categoria. S’intravedono i valori in campo, sia dei piloti sia delle squadre. Ma con tutti i nuovi espedienti d’avanspettacolo, si rimane un po’ sbigottiti.
Prima della partenza Da Costa si posiziona storto sulla griglia. Al punto che il portoghese addirittura ingrana la retro per addrizzarsi. Nonostante queste difficoltà, allo start mantiene la testa della corsa mentre Sebastien Buemi s’impossessa del secondo posto ai danni di Lopez. Dietro di loro Felipe Massa riesce a strappare due posizioni in un unico sorpasso.
Ma subito Edoardo Mortara va a muro, suscitando prima le bandiere gialle e poi la prima Full Course Yellow della corsa. Nei primissimi giri dell’ePrix emerge la forza della DS Techeetah, con Vergne e Lotterer che prima pressano e poi passano Lopez. Durante la prima fase i piloti si mantengono tranquilli, senza sprecare energie. Purtroppo dopo i primi 10’ Felix Rosenqvist è costretto ad abbandonare il gruppo e parcheggiare la monoposto fuori pista.
Poco più tardi scatta il momento buio di Sebastien Buemi: sorpassato prima da JEV e poi da André Lotterer, lo svizzero scivola in 4^ posizione. E al 12° giro Jean-Eric Vergne strappa la leadership della corsa ad Antonio Felix Da Costa, conquistando il primo posto virtuale. Comincia un inseguimento tra i due che durerà per i giri successivi. Dietro di loro continuano le difficoltà di Buemi: prima riesce ad arginare Lopez, inquadrato a sua volta nel mirino di D’Ambrosio. Ma al giro successivo entrambi gli inseguitori riescono a sopravanzarlo.
A questo punto colpo di scena: una pioggia di drive-through colpisce Vergne, Lotterer e Massa (che a sua volta era scalato in 9^ piazza sorpassando Vandoorne). Davvero sfortunato Lotterer, che tra l’altro aveva appena attivato l’attack mode. Pochi giri dopo, a complicare le cose, interviene pure la Full Course Yellow a causa del ritiro di Lopez, andato a muro. La nuova classifica adesso recita Da Costa, D’Ambrosio, Vergne, Buemi, Evans, Lotterer, Rowland, Abt, Di Grassi e Piquet. Sfortuna nella sfortuna, Buemi aveva appena attivato l’attack mode sotto FCY, confidando nella ripartenza, quando è entrata in pista la safety car…
.@MassaFelipe19 Massa makes his move against @svandoorne to move up to P9 #AdDiriyahEPrix pic.twitter.com/iAs3pTSlgL
— ABB Formula E (@FIAFormulaE) December 15, 2018
Le automobili sono state liberate per gli ultimi tre minuti e rotti di corsa. Tutti quelli che si erano riservati un ultimo attack mode (e tra di loro c’era gran parte della metà alta della griglia) hanno attivato il boost alla ripartenza. Tra loro mancano D’Ambrosio, Buemi e Rowland, che saranno divorati dal resto del gruppo nell’ultimissima fase di gara. Sul finale si accende il duello tra Da Costa e Vergne, quest’ultimo riuscito a reimpossessarsi della medaglia d’argento. Alla fine il portoghese ha la meglio: ottima la sua difesa alle penetranti staccate del francese, intelligente la sua mossa di sfruttare il FanBoost da lui vinto in chiave difensiva.
Il primo ePrix dell’Arabia Saudita lascia un sapore amaro in bocca. L’impressione è che tutti i trucchetti a disposizione dei piloti hanno reso fin troppo speziato un prodotto già difficile da digerire. Tutti e ventidue i piloti hanno dovuto usare due volte l’attack mode: una regola che ha reso di lettura difficilissima l’intero ePrix. Ancora da appurare le motivazioni dei tre DT intervenuti a metà gara (che ne hanno condizionato la seconda parte). E francamente la Safety Car nel finale puzza moltissimo di «scelta a tavolino» per «rimescolare le carte».
Certo, chi ha orecchie per intendere riesce a cogliere alcuni segnali. Per esempio la competitività della DS Techeetah, che conferma un pacchetto ad alte prestazioni e una coppia di piloti scoppiettanti. O il buon lavoro della BMW Andretti, forte in velocità pura ma ancora da affinare in gestione strategica (e col problema di dover gestire un debuttante come Sims). Ancora: l’inizio positivo della Nissan e le difficoltà dell’Audi, la promozione del debutto di Massa (14° ma coriaceo in tutte le fasi di gara), lo spunto della Jaguar (bene con Evans nel navigare in zona punti, e capace di mettere pressione a Di Grassi con Piquet nel finale).
Ma la corsa di oggi convince ben poco. Era chiaro che la Formula E non voleva incarnare l’automobilismo classico e le gare muscolari di tecnologia e talento della F1. Però non si può dire che si sia consumata una vera e propria svolta Mario Kart. Sembrava piuttosto di assistere a una commedia dell’arte, in cui ognuno recitava a soggetto. Due competizioni che non si compenetrano tra loro: quella propria delle corse, tra piloti e team, e quella del tutti contro il caso, contro una pioggia di fattori esterni più fastidiosi che appassionanti. Era solo l’inizio, speriamo di sbagliarci. Perché altrimenti sarà una stagione davvero dura da seguire.