Robert Kubica confessa che aveva stipulato un contratto per correre in Ferrari nel 2012. La notizia shock coglie alla sprovvista il paddock di F1, che aveva sempre sussurrato su presunti flirt tra il pilota polacco e la squadra di Maranello. Nessuno si aspettava una conferma di questo tipo.
Kubica, adesso terzo driver della Williams Martini Racing, ha confessato la sua firma al podcast ufficiale della F1. Dopo aver detto che il rally in cui s’infortunò sarebbe stato “il mio ultimo rally” perché “nel team per cui avrei corso l’anno dopo non mi sarebbe stato permesso partecipare ai rally“, il conduttore l’ha incalzato. Tom Clarkson, conduttore del podcast F1, gli ha chiesto se quel team era la Ferrari. E Kubica ha risposto: “Sì“.
Finora nessuna delle due parti aveva mai ammesso di aver firmato un accordo del genere. Tuttavia il mormorio di mercato era così intenso all’epoca che Gianfranco Mazzoni definì Kubica “pezzo pregiato del mercato piloti” fin dalla diretta TV del Gran premio d’Abu Dhabi 2010 (il GP in cui Alonso perse il titolo imbottigliato nel traffico). Nel corso dell’intervista Robert ha citato esplicitamente Stefano Domenicali e confermato che avrebbe fatto coppia col due volte campione del mondo spagnolo. Sarebbe quindi subentrato a Felipe Massa.
In trasmissione Kubica ha aggiunto che avrebbe guadagnato in Ferrari meno di quanto otteneva in Renault. “Il primo obiettivo è entrare in F1. Il secondo è consolidarti, guadagnarti una buona reputazione, il che è ancora più difficile. E poi o vinci un campionato o diventi un pilota Ferrari. Io non ho vinto un campionato, e alla fine non sono nemmeno diventato un pilota Ferrari, ma ci sono arrivato molto vicino“.
Aver perso un’opportunità con la Ferrari non ha aggravato il suo percorso di recupero, ha detto il polacco. Ma gli procura “maggior dolore adesso“. Nei primi 16-18 mesi la riabilitazione era troppo dura per lasciarsi distrarre dai pensieri sul Cavallino Rampante. “Più tempo passava più diventava difficile, perché la speranza di poter aggiustare le cose stava sparendo“.
E ci ha tenuto ad aggiungere: “Non partecipavo ai rally per divertimento“, bensì desiderava “diventare un pilota più completo, trovare qualcosa che gli altri non hanno o che io potevo migliorare“. Alla fine ha trovato quel che cercava. “Ma ho pagato un prezzo troppo alto“.