Aggiungi a posto a tavola: c’è un motore in più. L’Audi potrebbe aver barattato la lunga striscia di vittorie nel WEC con una concorrenza spietata. Oltre al debutto Mercedes, la Formula E potrebbe vedere l’arrivo anche della BMW Motorsport. Che si abbandona in dichiarazioni interessanti.
«Stiamo lavorando con il team Andretti e la collaborazione procede sempre meglio» ha detto Jens Marquardt ai microfoni di Motorsport.com. L’intesa con la squadra americana è partita quest’anno e ha visto anche il debutto di un pilota BMW su uno dei sedili a stelle strisce. Di chi stiamo parlando? Ma di Antonio Felix da Costa, ovviamente. Sapete come lo chiama Marquardt? «Il nostro pilota ufficiale». Più di così…
Il costruttore tedesco ha intenzione di familiarizzare con tutte le procedure e i dettagli della serie elettrica per preparare un debutto in grande stile. Il momento è stato scelto con cura: il 2018. Ovvero quando la Formula E dovrebbe finalmente abbandonare il cambio-macchina. Il salto di qualità serve ai tedeschi per convincersi della bontà della serie.
Ma non c’è bisogno d’altro, a quanto pare. «Serve generare il massimo dell’interazione coi tifosi, i simulatori e i nuovi concetti di realtà virtuale. Qui è dove si trova il vero potenziale della Formula E: non lo si trova cercando di diventare più veloci o di apparire più grandi e importanti di quello che si è».
La più grande critica mossa contro il campionato full-electric è appunto la lentezza. Per modo di dire, ovviamente: le Formula E toccano i 225 km/h su circuiti cittadini tutt’altro che permanenti e su circuito sono comunque più veloci di una GT.
Il tifoso però conosce le velocità della F1 e qualunque appassionato sa bene che queste velocità sono tutt’altro che entusiasmanti. La BMW però fa notare un problema. «Le auto non possono essere più veloci di così su questo tipo di tracciati, con le attuali misure di sicurezza». Particolare su cui la FIA è molto stringente.
Vero che la IndyCar corre in condizioni peggiori, ma lì le regole sono diverse. La serie americana non è sotto l’egida FIA e, soprattutto, segue una filosofia del tutto diversa. A partire dalle cautions continue e dalle Dallara uguali per tutti e più resistenti della roccia.
«Ma [le Formula E, ndr] non devono andare più forte di ora, secondo me» ribadisce Marquardt. La sua visione comprende altre zone da valorizzare e su cui investire, per il bene della serie. «Magari, fra pochi anni, i tifosi potranno essere in grado di correre una gara di Formula E accanto ai propri beniamini, che sono impegnati in pista nella corsa reale. Questa possibilità è molto più importante della differenza che passa tra andare a 250 o 180 all’ora nei rettilinei».
Automobili telecomandate in pista assieme a quelle dei piloti? Forse. O forse si tratta di una strizzata d’occhio a un progetto di qualche mese fa che coinvolgeva la IndyCar. Ovvero creare un videogioco live e online con le vetture IA direttamente collegate alle telemetrie dei piloti in pista. Impresa di cui però continua a mormorarsi senza riuscire a raggiungere risultati concreti.
Ora, che un costruttore di automobili dica di non essere interessato alla velocità delle macchina fa discutere. Ma fa anche comprendere quanto la Formula E sia sui generis.