Fernando Alonso non correrà la stagione 2019 della IndyCar. E a gran voce dichiara che non era mai stata sua intenzione provarci. «Troppi impegni» è il succo del messaggio. Eppure, forse stiamo assistendo a un remake della volpe e l’uva.
«Semplicemente non siamo ancora pronti e siamo molto concentrati sulla F1. Perciò non lo faremo nel 2019». Con queste parole Zack Brown ha chiuso la questione del debutto McLaren in IndyCar Series. La telenovela che aveva appassionato i tifosi di entrambe le sponde dell’Atlantico termina con un colpo di scena drammatico.
Più volte vi abbiamo spiegato che Fernando Alonso aveva serie intenzioni di disputare la stagione 2019 della IndyCar assieme alla McLaren. E la squadra di Woking aveva contattato anche diversi piloti, in alternativa al #14, per la sua monoposto full-time. Tra cui il veterano Scott Dixon. Negli ultimi mesi vi abbiamo dato conto del tentativo di arrembaggio all’Harding Racing.
Che qualche tassello del puzzle fosse ancora fuori posto era però chiaro a tutti. Anzitutto, gli strani sussurri con cui Honda diceva di non avere «alcun problema» a motorizzare Alonso. Poi, i continui ritardi nell’annuncio del programma (un’operazione di per sé ambiziosa, visto che si sommava all’impegno in F1). Infine, l’Harding ha annunciato i suoi piloti poche settimane fa. E la squadra Chevy ha firmato una partnership, ma con Streinbrenner.
Al momento è impossibile appurare quale sia la ragione che ha spinto Woking a frenare. C’è chi mormora che sia arrivato un altolà dal Giappone. Tanto da costringere la divisione a stelle e strisce della Casa nipponica a tornare sui suoi passi. Di certo, l’indecisione della McLaren deve avere avuto un peso determinante nel far saltare il castello di carte che coinvolgeva l’Harding Racing. E il piccolo team non avrà voluto farsi scappare l’offerta di Streinbrenner.
C’è forse una pista che si potrebbe battere. Ma bisogna affidarsi a un indizio un po’ fragile: una voce di corridoio, riportata da David Malsher (prima firma della Indy su Motorsport.com). Si dice che «Michael Andretti sposterebbe le sue quattro macchine da Honda a Chevrolet a fine 2019». E perché? Per permettere di schierare «una quinta macchina con McLaren». Che sia stata questa possibilità a convincere il team inglese a indugiare?
Se volete l’opinione di chi scrive, eccola. Alonso ha collaudato una DW12 su un circuito stradale a settembre. La fusione di Harding e Steinbrenner risale a inizio ottobre. E le smentite del debutto di Alonso e McLaren full-time sono state date in contemporanea. «Ma prese indipendentemente» precisa lo spagnolo. La tempistica, e la qualità delle testate che hanno seguito la vicenda, sembrano suggerire che questa rinuncia sia più un fiasco che una libera scelta.
Alonso ci ha abituato a dichiarazioni pepate quando le cose non vanno secondo i suoi piani. E ci permetterete di non credergli quando dice di «non aver mai voluto disputare tutta la stagione 2019 della IndyCar».
Anche se il due volte Campione del mondo F1 non sarà in pista a tempo pieno in IndyCar, potrebbe comunque avere del tempo per una capatina. «I miei piani per l’anno prossimo sono sempre stati molto chiari» ha dichiarato a Motorsport.com «ma devo ancora sistemare alcune cose». E vincere la Indy 500 sarebbe una cosa che gli «piacerebbe moltissimo». Da Andretti, braccia aperte: «Abbiamo sempre schierato una o due auto in più a Indianapolis da quando sono qui» le parole del COO di Andretti Autosport, Rob Edwards. Oltremanica, Brown rende noto che schierare una vettura a Indianapolis è una carta non ancora scartata…