Fernando Alonso potrebbe correre la 500 miglia d’Indianapolis con un motore Honda. Questo il sussurro che si rincorre sulla stampa straniera. Anche se la stagione IndyCar non è ancora iniziata, il mistero sulla corsa più veloce del mondo continua ad appassionare i fan di tutto il pianeta. Ci sarà o non ci sarà il Principe delle Asturie? E mentre ci lambicchiamo con questa domanda, la IndyCar mette mano al suo regolamento.
If Alonso does Indy it will almost certainly be with Andretti as I’ve been informed McLaren/Schmidt/Arrow is not on the table.
— Jenna Fryer (@JennaFryer) January 2, 2020
Jenna Fryer non è una giornalista qualunque. Si tratta di una dipendente di Associated Press, giornalista sportiva dal 2000 e fin dal 2006 dedita al mondo dell’automobilismo americano. Da tredici anni si occupa di NASCAR e IndyCar Series, anche se si occupò personalmente per AP della morte di Dale Earnhardt alla Daytona 500 del 2001.
In realtà la notizia non è nuova. Già a novembre, Robin Miller per RACER suggerì la strada della vettura Andretti per il Campione spagnolo. «Ma per ora» commentava Miller «ne passa di strada perché sia davvero un accordo»: si riferiva ai colloqui tra Alonso e Michael Andretti, serenamente ammessi da quest’ultimo. Il figlio d’arte precisava trattarsi di «una possibile, ma non una buona possibilità». Al punto che ve ne demmo conto nello scorso articolo sul mercato Indy.
Aggiungeva Miller che c’è almeno un altro candidato per una Indy-only ride con Andretti: James Hinchcliffe, al momento a spasso e in cerca di un sedile a tempo pieno. Il mercato non si è ancora concluso e altre macchine devono riposizionarsi. A partire dal potenziamento della DragonSpeed, che quest’anno correrà ben sei corse in tutta la stagione (tra cui ovviamente Indianapolis). RACER sostiene che la squadra si appoggerà a due piloti diversi, specialisti l’uno di ovali e l’altro di stradali.
Quali saranno le decisioni di Fernando Alonso e Michael Andretti, però, non possiamo saperlo. Certo è che quest’anno scadrà anche il contratto che lega Alonso alla McLaren in qualità di ambasciatore del marchio. E non sappiamo se questo legame possa interferire con i progetti dell’asturiano: Woking da quest’anno ha una squadra in America, grazie alla trasfusione di denari e tecnologie che ha donato all’ex SPM (adesso Arrow McLaren SP).
Mentre tutti tirano il fiato in attesa di scoprire se Alonso correrà sul catino dell’Indiana, la IndyCar interviene sulle bandiere. Quelle gialle e rosse che regolano i momenti più caldi della gara. Si preannunciano modifiche importanti su due fronti: riparazioni sotto bandiera rossa, ordine di partenza sotto bandiera gialla.
L’organizzazione vuole proibire le riparazioni a gara sospesa: quelle stesse riparazioni che consentirono a Rossi, Hinchcliffe e Hunter-Reay a Pocono di ricostruire vetture molto danneggiate, sfruttando lo stop della corsa. Bisogna anche affrontare l’ordine di ripartenza, che spesso ha creato confusione in Direzione Gara. La IndyCar segue delle regole puntigliose per determinare con esattezza chi deve partire prima: e secondo RACER la serie americana opterà per un sistema semplificato dal 2020. E cioè l’ordine all’ultima fotocellula passata da tutti.