Solo 241 km separano i piloti del Mondiale Rally dal verdetto finale: tra i 4 contendenti ancora in gioco, soltanto uno sarà incoronato Campione del Mondo al termine della stagione più anomala da quando, nel 1973, è stata fondata la categoria.
Per far comprendere ai gentili lettori la grandissima incertezza che la Pandemia di Coronavirus ha fatto calare sul massimo mondiale rallistico, basti pensare che, fino a poche settimane fa, non era chiaro se i titoli iridati 2020 sarebbero stati assegnati o meno. Già, perché il regolamento stabilisce che, affinché una stagione del WRC possa assegnare dei titoli a fine anno, è necessario che vengano disputate almeno 7 gare, distribuite su 2 continenti diversi, e, se la corsa disputata in Messico appena prima del lockdown smarcava il secondo parametro, l’annullamento del Rally di Ypres, previsto per metà novembre, aveva mandato nel panico la Federazione.
La defezione belga, infatti, lasciava il numero di gare in cascina a quota 6, con la settima, il Rally di Monza inserito in extremis, seriamente a rischio in seguito alla seconda ondata di casi che ha colpito il Belpaese in autunno ed al conseguente inserimento della Regione Lombardia in zona rossa. Fortunatamente, il disastro è stato scongiurato: la corsa brianzola avrà la possibilità di svolgersi regolarmente, sempre che una gara di questo genere si possa considerare qualcosa di regolare.
Se l’idea di organizzare una competizione rallistica iridata basata sull’Autodromo ha radici che risalgono alla nascita del Monza Rally Show, altrettanto antiche sono le voci che considerano l’organizzazione di un simile evento come lo snaturamento delle origini e del significato delle gare Rally, nate ed sviluppatesi su strade normalmente aperte alla pubblica circolazione.
Benché si tratti di una situazione di emergenza, non sono infatti mancate le voci contrarie all’inserimento in calendario di una gara che, per 3 delle 4 giornate, si svolgerà in maniera simile ad un Rally in Circuit: le PS di giovedì, venerdì e domenica saranno tracciate nei dintorni del leggendario circuito monzese, sfruttando il tracciato vero e proprio, il vecchio ovale sopraelevato, e, per brevi tratti, anche alcune strade di raccordo appartenenti al parco recintato più grande d’Europa.
Sebbene il sottoscritto non possa che concordare sul fatto che un percorso simile non è appropriato per assegnare un titolo WRC, specialmente visto che i giochi sono ancora apertissimi tanto per il Piloti quanto per il Costruttori, è opportuno ricordare che, come scritto in precedenza, la presenza di questo appuntamento è in primis la ragione per cui è possibile assegnare i suddetti titoli. Senza Monza, il Mondiale si sarebbe fermato a quota 6 gare, ed il rischio di lasciare tutti a mani vuote e di far perdere credibilità al sistema Rally sarebbe stato immenso.
Fatte queste considerazioni, si sottolinea che il percorso dove si andrà a gareggiare è comunque molto meno banale di quello che sembri: le prove in autodromo sono mediamente più lunghe e decisamente più complesse rispetto a quelle di un normale Monza Rally Show, presentando un livello di difficoltà per il quale sarà necessario mantenere sempre alta la soglia dell’attenzione per evitare di venire colti in fallo.
Come dimenticare, inoltre, la giornata di sabato, che proporrà delle PS vere e proprie, caratterizzate da un altissimo coefficiente di difficoltà. Le speciali tracciate nelle valli che sovrastano Bergamo, hanno infatti le carte in regola per essere l’elemento che deciderà l’esito del Campionato del Mondo, in particolare per quanto riguarda la PS “Costa Valle Imagna”, da disputare 2 volte, che si conclude in una manciata di km di discesa velocissima e molto tecnica. Aggiungete che il secondo passaggio sarà effettuato alla fievole luce del tramonto e che il meteo promette di giocare un ruolo fondamentale nell’economia della gara.
Già. Come spesso accade in dicembre, nelle valli bergamasche sono previste nevicate per tutta la settimana, fattore che renderebbe le strade al limite della praticabilità. Se a questo fatto si aggiunge il divieto di equipaggiare pneumatici chiodati, legato al fatto che, nominalmente, si tratterebbe di un Rally solo su asfalto (mentre il Montecarlo, ad esempio, è classificato come asfalto/neve), si va a comprendere quella che potrebbe essere la portata storica della giornata del 5 dicembre, a sole 24 ore dal termine del Mondiale più atipico della storia dei Rally.