La maledizione è stata spezzata. Dopo più di 30 anni di infruttuosi tentativi, Toyota ce l’ha fatta. Ha sconfitto gli incubi che l’attanagliavano da anni, ha battuto paure e incertezze ed ha approfittato dell’occasione che una classe LMP1 “sguarnita” le ha offerto per portarsi a casa il trofeo più ambito dell’intero Mondiale Endurance, quello della 24 Ore di Le Mans.
Dopo un weekend dominato sin dalla prima sessione di qualifiche, a piazzarsi davanti a tutti è stata la Toyota TS050 Hybrid #8 di Sebastien Buemi, Kazuki Nakajima e Fernando Alonso, partita in Pole e riuscita ad aver ragione della gemella con il #7 grazie agli eccezionali turni notturni del nipponico e dell’asturiano. La #8 era infatti terminata alle spalle della #7 a seguito di una penalità di 1′ comminatagli per aver superato il limite di velocità imposto in una Slow Zone, ma Alonso – autore di uno splendido stint notturno alla 24 Ore d’esordio – e Nakajima nel corso della notte hanno recuperato oltre 2’30” ad un impotente Jose Maria Lopez, che pur tenendo un buon ritmo assieme a Kamui Kobayashi e Mike Conway non ha potuto far nulla per difendersi dagli attacchi dei due. A chiudere il podio della LMP1 ci ha pensato la Rebellion #3 di Laurent-Beche-Menezes, che ha avuto ragione della gemella con il #1, affidata al trio Senna-Jani-Lotterer ed afflitta da contatti e problemi tecnici sin dalle prima curva del primo giro. Tanti sono stati i ritirati nella classe regina del WEC, con sole 5 auto su 10 al traguardo: tra i prototipi che hanno alzato bandiera bianca prima del tempo ci sono state le due auto di SMP Racing, con la #17 che mentre era in lotta per il podio è rimasta coinvolta in un incidente e con la #11 di Button vittima di noie tecniche dalle fasi iniziali della corsa.
In LMP2 c’è stato invece un dominio da parte della Oreca #26 di G-Drive Racing, che con Pizzitola-Vergne-Rusinov ha dettato legge dalle prime ore della corsa, prendendo il largo e tirandosi in fretta d’impaccio dal caos di centro gruppo. In seconda posizione ha concluso invece la Alpine #36 del trio Lapierre-Negrao-Thiriet, a precedere al traguardo l’Oreca #39 di Graff, affidata a Capillaire-Hirschi-Gommendy. Prestazione sottotono, soprattutto se paragonata a quella messa in mostra nell’edizione del 2017, è stata quella delle auto del Jackie Chan DC Racing, con la prima auto del team #37 – quella di Jaafar-Jeffri-Tan – che conquista la 10^ posizione, mentre delusione per la #23 del Panis Barthez Competition che dopo essere stata in lotta per il podio è scivolata indietro in classifica a causa di un problema tecnico. E’ stata una 24 Ore di Le Mans particolarmente difficile, infine, per la Dallara #47 del Cetilar Villorba Corse: dopo essere stata ricostruita in extremis a seguito del brutto incidente che l’ha vista coinvolta nel corso della seconda sessione di qualifiche, la vettura battente bandiera italiana ha accusato diversi problemi tecnici sin dalle prime ore di gara. Nasr, Sernagiotto e Lacorte hanno avuto dei cali di potenza, delle noie di natura elettronica che hanno lasciato al buio la #47 dopo un’escursione nella sabbia del pilota brasiliano – causata anch’essa da un problema ad una gomma – e dei fuoripista di troppo che hanno rallentato la marcia della Dallara relegandola alla 13^ posizione finale.
Le recenti modifiche al BOP non hanno stravolto quelli che erano i valori di forza in GTE-Pro. La 24 Ore di Le Mans 2018 è stata dominata infatti dalla Porsche 911 RSR #92 di Christensen-Estre-Vanthoor, che dopo aver guadagnato un giro di vantaggio sulla gemella con il #91 – transitata 2^ al traguardo ed affidata al trio Bruni-Makowiecki-Lietz – ha semplicemente gestito fino alla bandiera a scacchi. Si è dovuta accontentare del 3° posto la prima delle Ford GT, la #68 di Muller-Hand-Bourdais, che ha preceduto la #67 di Kanaan-Tincknell-Priaulx e la prima degli “altri”, la Corvette C7R #63 di Magnussen-Garcia-Rockenfeller. Difficoltà poi per Ferrari: le 488 GTE di AF Corse, tra BOP e problemi di varia natura, non sono andate oltre la 6^ posizione di classe della #52 di Vilander-Giovinazzi-Derani, in gara grazie a degli ottimi stint di Antonio Giovinazzi fino ad una noia tecnica, e l’8° posto della #51 di Calado-Pier Guidi-Serra, vittima di una foratura mentre era in lotta per la top five. Esordio difficile, infine, per BMW ed Aston Martin: le M8 GTE chiudono infatti la loro prima 24 Ore di Le Mans con un ritiro per la #82 e con la 12^ posizione della #81 di Eng-Tomczyk-Catsburg, mentre le Vantage GTE devono accontentarsi del 9° posto della #95 di Sorensen-Thiim-Turner e della 13^ piazza della #97 di Lynn-Martin-Adam, afflitta da tantissimi problemi durante la gara.
Alla Porsche 911 RSR è andata anche la vittoria nella classe GTE-Am, con la #77 del Dempsey Proton Racing affidata a Ried-Campbell-Andlauer che ha tagliato il traguardo davanti a due Ferrari 488 GTE, la #54 dello Spirit Of Race dell’equipaggio formato da Castellacci-Fisichella-Flohr e la #85 di Keating Motorsport guidata da Keating-Stolz-Bleekemolen, terza nonostante un testacoda che l’ha spedita nella ghiaia della via di fuga. Grande rammarico per l’altra Porsche del Dempsey Proton Racing, la #88 affidata ad Al Qubaisi ed ai nostri portacolori Giorgio Roda e Matteo Cairoli, con quest’ultimo che è finito a muro alla chicane Ford dopo un improvviso cedimento della sua sospensione posteriore.