Suona la sveglia. Ho dormito poco anche stanotte, ma su questo non c’erano molti dubbi. L’avevo già detto ieri, d’altronde: la MotoGP, così come la F1, nel corso del weekend di Gara ha dei ritmi impressionanti, talmente veloci da apparire a volte disumani. Ma oggi è sabato, e sono consapevole che, una volta arrivato in circuito, ci sarà un’atmosfera diversa ad attendermi. Con questo pensiero che mi martella la mente arrivo, ancora una volta in macchina con il resto dell’Ufficio Stampa, di buon’ora in circuito, ed il Paddock mi fa immediatamente captare delle sensazioni diverse.
C’è più gente, rispetto al venerdì mattina. Ma ci si muove facendo meno confusione, ci si muove con più calma, misurando i movimenti. Sembra quasi che il tempo scorra un po’ rallentato, per dare modo di assaporare ogni secondo che divide dal momento in cui le pulsazioni saliranno davvero, perché il verdetto del cronometro diventerà ineluttabile. Una volta entrato nell’Hospitality, come accaduto nel corso delle altre mattine, ci sono entrambi i piloti a fare colazione. Seduti in due tavoli separati, Marc e Dani sono difficili da decifrare: i loro sorrisi sembrano spontanei, i loro volti sereni, ma ancora una volta non appena rimangono da soli i loro sguardi diventano d’acciaio, la mascella si serra, e ci si rende conto che, in quel momento, loro due non sono in realtà seduti ad un tavolino, ma sono già in moto con il casco calato in testa, impegnati forse a ripassare mentalmente traiettorie, curve e punti di staccata. Nessuno, ovviamente, li disturba in uno stato mentale che sembra assumere quasi la sacralità di un rito, e la giornata inizia definitivamente anche per l’Ufficio Stampa. Persino nell’Hospitality è possibile sentire il ronzio nervoso delle Moto3, in pista per la terza Sessione di Prove Libere, mentre si compongono report, si editano foto e ci si prende cura dei vari profili Social della Scuderia, occupazioni che mi permettono di avere un po’ di tempo libero per fare una capatina nella Sala Stampa del circuito assieme ai ragazzi di GPOne.com. Poi, ancora una volta, è tempo di scendere in pista.
Anche oggi, come durante le prime due FP del weekend, i piloti entrano nel garage calzando già il loro casco, con in mente il proprio piano di lavoro per poter arrivare il più pronti possibile alla Qualifica del pomeriggio, dove ogni errore costerà caro e dove ogni sbavatura, ogni imperfezione, potrebbe vanificare il lavoro di un intero weekend. I piloti, questo, lo sanno. E quando le due RC213-V tornano ad urlare la loro brama di velocità al cielo, l’ultimo baluginio che si scorge negli occhi di Marc e Dani prima che le visiere lucide calino sui loro pensieri è un lampo di determinazione dalla luminescenza quasi accecante. Daranno tutto, come sempre. Ma, man mano che la Qualifica si avvicina, l’asticella di quel “tutto” sembra spostarsi sempre un po’ più in avanti. Trascorro pochi minuti delle FP3 nel Box, e poi torno in Hospitality per vedere come il resto della squadra viva una Sessione di Prove Libere. Tranne l’Ufficio Stampa, che ovviamente nella Sala a lui dedicata tiene sotto controllo dirette, tempi e GPS, il resto del Team getta sguardi solamente ogni tanto sugli schermi che trasmettono le prove, ma per il resto continua imperterrito nelle proprie occupazioni. E, in fondo, forse è proprio questo il segreto di una squadra che funziona. La sensazione avuta in Honda è che nessuno, mai, si lasci andare a delle distrazioni. Tutti sono felici per come riescono a supportare la squadra, e quindi sono concentrati e dediti 24 ore su 24 a quello che è il loro compito. Nessun ingranaggio si inceppa, di modo tale da non dovver caricare su nessun’altro un eventuale ulteriore lavoro. Sembra, all’improvviso, di trovarsi all’interno di un orologio.
Le FP3 scorrono via senza patemi, fatta eccezione per un “No!” strozzato nella gola di tutti quando la RC213-V #93 viene inquadrata ferma in mezzo alla pista poco prima che Marc ci risalga in sella e torni nuovamente ai Box, ed arriva l’ora di pranzo. Non approfitto fino in fondo della gentilezza e della simpatia disarmante dei ragazzi dell’Hospitality Honda perché, allo scoccare dell’inizio delle FP4, dovrò trovarmi nella cabina di commento di SkySport MotoGP. Guido Meda ha infatti accettato la proposta di Livio Suppo di tenermi lì per tutta la durata della Sessione di Prove Libere e, nonostante non abbia potuto prender parte attivamente alla telecronaca, con le cuffie alle orecchie mi sono reso conto di cosa significhi gestire una telecronaca live. Canali che si sovrappongono ad altri, sincronia negli interventi, anche un pizzico di ironia tra i dialoghi: tutti espedienti che vengono utilizzati ed orchestrati bene per rendere più accattivante la cronaca delle Sessioni che, nello specifico delle FP4, servono a provare i passi-Gara e ad avvicinare, anche a livello di pathos, al momento clou delle Qualifiche.
Terminate le FP4, dunque, ringrazio dell’ospitalità e mi tuffo nuovamente nel fiume tumultuoso della folla che, in numero sempre crescente, sta pian piano inondando il Paddock. E, lasciatemelo dire, non c’è paragone con quello che ho visto in F1: in MotoGP si assiste ad un miscuglio di età, di tifoseria, di modo di vivere il weekend che non ha, secondo me, eguali. C’è il giovane del Fan Club come c’è la persona più anziana, c’è chi si sbraccia per Valentino e Marc e chi per Bradl o Rabat, c’è chi rimane in silenziosa ammirazione quando viene sfiorato da un pilota che in tuta si dirige di corsa verso i Box e chi invece si getta al suo inseguimento armato di telefonino / GoPro ed annessa immancabile asta per i Selfie. Il tutto in un turbinio di colori fluo, che vanno dal giallo, al rosso, al blu passando per il verde. Che spettacolo.
Arrivo nei Box che è appena terminata la Q1, e Marc e Dani sono già con le visiere calate. Movimenti secchi, bruschi, decisi: trasudano tensione. Poi, all’improvviso, tutto si scioglie con quel gesto che per loro è così naturale: scavalcano con una gamba la moto, vi salgono sopra e tutto sembra tornare al suo posto. La postura si rilassa, le gambe e le braccia trovano i loro appoggi e le RC213-V tuonano di nuovo. Sono nati per fare quello che fanno, e ne sono consapevoli. E sulle loro moto, su quei marchingegni a due ruote lanciati ad oltre 340 km/h, loro, sembra assurdo dirlo, si sentono protetti.
Lascio i meccanici ed i tecnici alle loro frenetiche incombenze e torno a passo svelto verso l’Hospitality, dribblando le code di tifosi che già si stanno formando all’uscita dei Box per cercare di “placcare”, una volta terminate le Qualifiche, i loro beniamini. Salgo nell’Ufficio Stampa e, assieme agli altri componenti dello Staff, guardo Lorenzo siglare una Pole mostruosa, con un giro che sembra cogliere di sorpresa persino gli uomini Honda, che chiudono la Qualifica con in bocca un sapore un po’ amaro visto che entrambi i loro piloti hanno mancato una prima fila che invece, visti i risultati delle FP, sembrava alla loro portata. Se però il mancare le prime posizioni per la Scuderia non è un gran risultato, è una cosa che a me permette di vivere ancora una volta la doppia intervista con i piloti, i quali dovranno effettuarla nell’Hospitality proprio perché non finiti nella Top Three delle Qualifiche. Prima la TV e poi la Carta Stampa: circa 3/4 d’ora della giornata di Marc e Dani scorrono via così al termine delle Qualifiche, con le loro voci che risuonano nell’Hospitality della Honda grazie ai microfoni nei quali parlano. E persino senza guardarli in faccia, persino senza osservarli ma solo facendo attenzione all’inflessione della voce, si nota che entrambi non sono del tutto soddisfatti. Sono piloti, volevano di più, volevano essere davanti a tutti, e lo si capisce. Così come si capisce che domani faranno di tutto per centrare quell’obiettivo che oggi gli è sfuggito. La voce è misurata, piatta, decisa. Calma. E spesso, troppo spesso, la calma precede la tempesta.
Sono circa le 18:00 quando, dopo l’ennesimo caffè della mia giornata e dopo aver vissuto fino in fondo il ruolo del PR anche sfruttando pregresse esperienze da Tester, il sole inizia a tramontare dietro gli spalti delle tribune di Misano, iniziando a lasciare spazio alle illuminazioni artificiali di un Paddock che rimane vivo fino a notte fonda,con parecchi piloti che dormono nei loro Motorhome parcheggiati in circuito,invogliando così i propri tifosi a rimanere fino a tardi nella speranza di una foto, di un autografo o di un semplice saluto. C’è giusto il tempo di salutare qualche fan della Pagina fuori dal Paddock e di cenare con il resto dell’Ufficio Stampa, prima di dirigersi nuovamente in macchina per tornare in albergo, mentre il Paddock si fa sempre più silenzioso, pronto al boato di domani.
Già, domani. Il giorno della Gara. Il giorno che decide un weekend. Il giorno che, in alcuni casi, potrebbe decidere una Stagione.
E chi dorme stanotte?