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Sembra esserci un filo del colore dell’iride, ad unire le vite distanti di Valentino Rossi ed Eddie Lawson. Era il 1989 e, mentre papà Graziano comprava la prima minimoto al piccolo Valentino, Eddie si laureava per la quarta volta Campione del Mondo, classe 500. Cosa c’è di speciale in quel titolo? Era il secondo consecutivo su due moto di marche differenti: fu il primo a riuscire in tale impresa nella top class. Questa dimostrazione di talento riuscì nuovamente ad un solo altro pilota: a Valentino, nel 2004.

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Lawson, californiano di Upland classe 1958, ha vinto il titolo del 1988 su Yamaha, mentre quello del 1989 fu su Honda. Percorso inverso per Valentino, ma in entrami i casi c’è una costante: Valentino ed Eddie lasciarono la moto da battere per salire in sella ad una moto meno competitiva. Uno se non due passi indietro, solamente per prendere la rincorsa. Entrambi volevano dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio la propria velocità, e ci sono riusciti.

Dopo la fugace e vincente avventura in Honda, Lawson è tornato in Yamaha nel 1990, questa volta nel Marlboro Team di Roberts, tenendosi in dote il #1 di Campione del Mondo. Purtroppo fu una stagione drammatica. Saltò meta dei GP a causa di un grave incidente a Laguna Seca, gara di casa per lui e secondo GP stagionale all’epoca. Eddie rientrò a metà stagione, ad Assen, cogliendo subito un terzo posto ed altri cinque podi nelle successive sette gare. Ma a parte la gara di Anderstorp, in Svezia, non fu in grado di lottare per la vittoria. Oltre ai segni fisici, pure l’umore di Eddie non era più quello dei giorni migliori. 

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Perché in 500 una nuova stella aveva iniziato a brillare di luce propria, sempre alla guida delle formidabili Yamaha gestite da Roberts. Quella di un’altro californiano, che correva con le forcelle che sembravano saldate da quanto venivano settate rigide: il metallo si sarebbe flesso ugualmente in staccata, tanto erano violente e decise le dita di Wayne Rainey sulla leva del freno. Venuto a mancare Lawson, in Yamaha decisero di sviluppare la moto su misura per Rainey.

Lo stile di guida dei due era agli antipodi, mentre il veterano era dolce, fluido, pulito ed efficace nell’esecuzione, l’astro nascente era ben più violento nel ridare gas ed aggressivo in staccata. Con una moto che non lo riconosceva più, Lawson decise di mettersi alla porta accettando le avance del vulcanico Castiglioni. Il campione Eddie Lawson passò alla cenerentola Cagiva nel 1991, firmando un contratto biennale. Una mossa romantica che aiutò la Casa di Varese a crescere, e permise ad Eddie di ritrovare il sorriso.

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Nel 1991 il binomio Lawson-Cagiva colse subito due podi, a Misano e Le Castellet, e nel 1992 si aggiunse Giacomo Agostini come team manager. Fu una reunion per Ago e Lawson, che in sella alle Yamaha del team Agostini Marlboro, colse i primi due titoli in 500. Con questa formazione arrivò la prima storica vittoria per Cagiva, in Ungheria. Dopo oltre due anni ed 11 mesi, Lawson tornò a sorridere sul gradino più alto del podio, grazie ad una cenerentola che non era più tale. Fu il suo ultimo acuto, a fine stagione appese il casco al chiodo.

Negli ultimi mesi qualche appassionato ha provato a volare un po’ di fantasia, sognando una reunion tra Aprilia e Rossi come atto finale di una carriera da favola. Forse queste fantasticherie sono sbocciate anche nella mente dei ragazzi di via Galileo Galilei n°1: nelle ultime settimane, si è sparsa la voce di un interessamento della casa di Noale per Valentino, in ottica 2021. In una recente intervista al Corriere della Sera, il neo AD di Aprilia Racing Massimo Rivola ha dichiarato che innanzitutto Aprilia deve “pensare al 2019, poi al 2020 e se infine Valentino volesse venire nel 2021 sarebbe una storia bellissima. Valentino è la dimostrazione che un pilota molto intelligente e motivato può fare ancora la differenza a 40 anni”

Sarebbe senza dubbio una mossa di mercato romantica, con Rossi che torna dove la leggenda ha avuto inizio. Allo stesso tempo utile e stimolante per entrambe le parti. Per Aprilia sarebbe certamente un upgrade importante, non solo a livello commerciale ma anche e soprattutto tecnico. Rossi, dal canto suo, chiuderebbe senza la pressione mediatica di dover arrivare sempre a podio, potendosi assaporare ogni singola staccata, ogni singola svirgolata in uscita di curva. Il Dottore, eterno Peter Pan, che si avvia verso il tramonto con la spensieratezza vera e non dettata dalla necessità di apparire, aiutando un team a crescere. Proprio come Eddie Lawson, il pigmalione di Valentino.

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Tags : ApriliaCagivaEddie LawsonVale40valentino rossiYamaha
Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.