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RedBull sbarca nel mondo delle hospitality in MotoGP: e lo fa con 840 metri quadri, 16 camion e una quercia secolare





Sono diventate un po’ il biglietto da visita dei team e degli sponsor. Sono un modo di presentarsi al pubblico, di dare un’immagine di sé, di descriversi senza bisogno di parlare o di rilasciare comunicati stampa. Sono le Hospitality, le strutture che costellano i Paddock del 90% dei campionati motoristici mondiali e che, per gli uomini delle varie scuderie, sono la cosa che più assomiglia ad una casa durante i tantissimi weekend trascorsi in giro per il mondo.

© RedBull ContentPool
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Luoghi che probabilmente mai come in F1 e MotoGP, le due discipline del Motorsport che più vagabondano sul globo terracqueo, rivestono una particolare importanza, diventando oggetto di vere e proprie pianificazioni e progettazioni: a seconda del budget a disposizione si decidono grandezza, numero di camion da impiegare, disposizione logistica delle varie zone nevralgiche – zona “living”, zona Media, cucine e magazzini – e look esteriore, con i team che forse, sotto sotto, sono un po’ in competizione anche da questo punto di vista, per capire chi tra di loro sia stato il più bravo a coniugare efficienza e funzionalità. Se nel Circus questa “lotta” vede contrapposte Ferrari, Mercedes e RedBull, in MotoGP i tre Top Team – Honda, Yamaha e Ducati – la fanno da padrone. O meglio, la facevano da padrone. Perché poi è arrivato il colosso di Dietrich Mateschitz a dire la sua, anche nel Motomondiale.

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© RedBull ContentPool

Vi dico solo che, a prima vista, l’avevo confusa per una struttura permanente del Circuito del Mugello, tanto è grande rispetto a tutte quelle che ho visto finora. Un enorme parallelepipedo rivestito in legno, traboccante di ampie vetrate e sovrastato da una terrazza con tanto di tettoia. “Però, devo dire che qui al Mugello si trattano parecchio bene! ho pensato mentre costeggiavo il lato corto della struttura, ipotizzando che si trattasse di qualcosa magari relativo alla Race Direction o alla Sala Stampa, vista l’assenza di loghi riconoscibili ai lati. Poi però, una volta svoltato l’angolo, l’effigie dei due tori che si incornano su di un tondo, piazzata a campeggiare l’ingresso, ha spazzato via qualsiasi altra ipotesi: quella attorno alla quale stavo girando non era affatto una struttura del Circuito del Mugello, ma era la nuovissima Energy Station di RedBull, forse la più impressionante hospitality che abbia calcato il suolo dei paddock europei.

Che poi, per darvi un’idea della sua imponenza, non è che si possa parlare propriamente di “paddock”, per lei. E’ infatti talmente grande da non riuscire a trovare spazio nelle aree adibite alle hospitality dei vari team della MotoGP, ed è l’unica struttura del Motomondiale ad essere situata…fuori dai cancelli del paddock del Motomondiale! Un vero e proprio mastodonte, che alla sua prima apparizione ha fatto strabuzzare gli occhi a molti, me – ovviamente – compreso. E così, quando Livio Suppo mi ha detto che ci sarebbe stata la possibilità di scambiare due parole con uno degli uomini RedBull incaricati della gestione della struttura, non mi sono fatto pregare due volte e mi sono catapultato verso l’ingresso dell’Energy Station per incontrare Nicky, un nome che, se pronunciato in questi giorni nel paddock, fa sempre un certo effetto di cui vi parlerò però poi. Nicky, che si è dimostrato gentilissimo, mentre mi accompagna lungo la rampa d’ingresso dice subito di essere una sorta di supervisore di quella che è la logistica di parecchie delle attività sportive che si svolgono sotto l’ala protettiva della RedBull, ma del resto di quella sua prima frase di presentazione ricordo poco o nulla: quando si spalancano le porte scorrevoli dell’Energy Station, infatti, smetto di essere al Circuito del Mugello, in Toscana, in Italia, e mi ritrovo traslato improvvisamente in una qualche baita austriaca.

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© RedBull ContentPool

Nelle mie brevi esperienze nel mondo del motorsport ho avuto modo di visitare le hospitality di Force India, Pirelli, Alpinestars, Michelin, Lamborghini e Honda, ma mai avevo visto una cosa del genere: è come se la RedBull avesse deciso di prendere un pezzo di Austria e di portarlo in giro per l’Europa. Nicky si rende conto della mia espressione clamorosamente stupita, e non contento decide di inebetirmi ancora di più iniziando a snocciolarmi qualche dato. La nuova Energy Station di RedBull – mi spiega – ha richiesto quasi un anno di realizzazione, per tacere della fase di programmazione e progettazione, ed è una struttura larga 20 metri e lunga 14 – per una superficie di 280 mq per piano – che con i suoi tre livelli raggiunge quindi gli 840 mq di spazio disponibile. Per trasferirla interamente e rimontarla sono necessari 16 camion – per darvi un metro di paragone quella di Honda, che è una delle più nuove e grandi del paddock, ha bisogno di 4 camion! -, e non è possibile utilizzarla nelle gare back-to-back perché sono necessari due giorni per smontarla e due giorni per rimontarla: tempistiche che mal si coniugano con i lunghissimi viaggi di trasferimento su ruota. “Ma l’anno prossimo potremo utilizzarla anche in quelle gare”, mi dice con orgoglio Nicky. “Stiamo infatti studiando un modo per renderla più facile da smontare e rimontare”, visto che la nuova Energy Station è una sorta di immenso Lego, con una serie di pezzi che si incastrano tra di loro fino a formare l’hospitality.

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Un Lego che però, invece di essere fatto di plastica, è fatto di legno. “Proviene tutto dalla Stiria, mi spiega sempre Nicky, “ed abbiamo deciso di utilizzare il legno per un migliore isolamento termico che, unito all’ampia presenza di vetrate, terrazze ed aperture, ci permette di mantenere un clima fresco anche alle alte temperature senza bisogno di utilizzare l’aria condizionata”. Sì, perché la nuova Energy Station è stata realizzata facendo uso dove possibile di materiali riciclabili, e le tante aperture delle pareti hanno consentito agli uomini di RedBull di limitarsi ad utilizzare solamente poche luci a LED, sufficienti comunque a garantire un’illuminazione perfetta all’ambiente. C’è anche spazio per un gigantesco tavolo ricavato da un unico pezzo di quercia, usato secoli fa per realizzare a Vienna un’enorme botte, che ad uno dei capotavola ha al suo interno addirittura un cassettino con il vino, ormai praticamente pietrificato, che si trovava al suo interno quando è stata ritrovata! I tre piani sono poi raccordati – caso finora unico nel motomondiale – da scale che oltre ai convenzionali gradini presentano anche gli elevatori per le sedie a rotelle delle persone disabili, che sono praticamente prive di ostacoli in tutta l’hospitality. Hospitality che, ovviamente, su ogni livello ha un piano bar costellato di tutte le versioni possibili ed immaginabili dell’energy drink più conosciuto al mondo.

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E c’è di più: c’è anche infatti una certa attenzione al design, nella nuova Energy Station di RedBull. “Tra il piano terra ed il primo piano”, mi dice Nicky, “all’altezza dell’ingresso c’è una grossa rete sopra la testa degli ospiti: in questo modo, guardando verso l’alto e vista la presenza dei soli vetri a separare le aree del piano superiore, si ha la sensazione di essere in uno spazio molto più grande di quanto già non sia realmente, diminuendo allo stesso tempo la sensazione di trovarsi in un ambiente chiuso. Un rischio che può comunque essere fugato trovando rifugio nella terrazza del terzo piano, posta talmente in alto da riuscire a far scorgere gran parte del circuito pur rimanendo nella zona antistante il paddock, per una vista che non ha prezzo.

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Cosa che invece ha la Energy Station. Perché, nonostante le reticenze di Nicky (“RB è un ‘lifestyle brand’, per noi non è questione di soldi“, mi dice) ed i silenzi dei 68 uomini RedBull che tra montaggio e personale lavorano nella nuova hospitality, le voci circolano in fretta nel Paddock. E tutte, includendo spese di progettazione e realizzazione, parlano di cifre di non poco superiori ai 5 milioni di €…





Tags : energy stationgp mugellohospitality redbullmotogpredbull energy station
Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow