Non ve l’aspettavate, lo so. Non me l’aspettavo nemmeno io a dire la verità. Eppure eccoci qui, per di più in orario come ai bei vecchi tempi. Vi anticipo già che probabilmente non riuscirò nell’impresa di Rimappare tutte le gare della stagione, ma credo che il vederle tornare una volta ogni tanto possa essere già un grande risultati. Quindi, torniamo alle vecchie e sane abitudini: prendete e leggetene tutti.
ANDREA DOVIZIOSO – 8. Si sveglia con più ritardo del Milan in Serie A, ma da quel momento non ce n’è per nessuno. E’ stato bravissimo nel capire che per risparmiare le gomme si dovesse guidare nella maniera più rotonda possibile, ma forse questa premura gli ha un po’ dato alla testa: si dice che al sabato sera, quando ha sentito urlare nel Motorhome Ducati “Spigola!”, sia scappato via urlando credendo che gli stessero imponendo di guidare in un certo modo, non rendendosi invece conto che era solamente il cuoco che declamava il Menu serale. Dopo la manovra all’ultimo giro, comunque, gli è stata dedicata una nave della Marina Militare. All’inizio Dovi non capiva il perché di questa scelta, ma dopo che gli hanno detto quale tipo di nave gli avevano intitolato tutto gli è sembrato più chiaro. INCROCIATORE
MARC MARQUEZ – ⊕. Su una pista che non piace né a lui e né alla Honda fa sudare 7 camicie, 4 pantaloni lunghi, una canotta e tre golfini a Dovizioso e a tutta la Ducati per vincere di soli 27 millesimi, lasciando presagire che per rallentarlo un po’ nelle prossime gare ed aumentare così lo spettacolo potrebbe servire mettergli Pedrosa sulle spalle. Su Zarco si esibisce in una serpentina che fa gelare il sangue a tutto il Box HRC, anche se per fortuna il caldo del Qatar aiuta e fa sì che nessuno si cobra per riscaldarsi, ma a fine gara perde ancora una volta il confronto con il Dovi. Nelle interviste comunque sembra parecchio contento, dimostrando quindi come questo secondo posto ottenuto su una pista ostica sia stato per lui una sorta di liberazione, soprattutto considerato lo stato ospitante. UN PODIO QATARTICO
VALENTINO ROSSI – 40. Nelle qualifiche, con ancora il pappagallo pieno, non riesce ad imporre il proprio ritmo, ed anzi si vede rallentato dal peso aggiuntivo. In gara invece, privo dell’ingombrante zavorra, il vecchietto del Motomondiale riesce ancora a dire la sua. Si prende lo sfizio di utilizzare il bastone deambulatore per piazzarlo proprio tra le ruote dei suoi avversari, che vengono ricacciati indietro uno ad uno al suono di “‘Sti ragazzacci di oggi, ve lo buco ‘sto copertone!”, e vola indisturbato verso un meritatissimo podio. Peccato però che gli anni si inizino a far sentire, e che quindi abbia avuto un po’ di difficoltà a salire sul terzo gradino: sembra infatti che il buon Vale inizi ad accusare quel disturbo alle ossa che colpisce i piloti come lui una volta arrivati ad una certa età. OSTEOPOROSSI
CAL CRUTCHLOW – 4. Partenza decisamente sottotono per il pilota meno razionale che la Storia della Via Lattea ricordi, con addirittura tutte le carene riportate a casa integre e neppure una blasfemia tirata fuori a Cecchinello. Il #35 in Qatar si limita a dialogare in serpentese a gesti con Marc Marquez – del quale aveva già previsto la serpentina domenicale – mentre transita in Pit Lane, ed interviene con educazione e savoir faire nell’intervista post GP del Dovi. Tutti in quel momento hanno pensato che volesse apostrofare il #04 per via della splendida gara disputata, mentre in realtà Cal stava semplicemente cercando di spiegare a Michelin che per le MotoGP di quest’anno sono sufficienti le gomme medie e quelle soffici, implorando i francesi di smettere di imporre anche le dure. BAST’HARD
DANI PEDROSA – 5.50 ALL’OCCHIO SINISTRO E 5.75 ALL’OCCHIO DESTRO. L’ultima volta che Dani ha corso un GP senza accusare problemi al pneumatico posteriore aveva appena iniziato a piovere, ed un tizio di nome Noè lo stava avvertendo che se non avesse finito di correre in fretta non ci sarebbe stato posto su una certa Arca. Anche a Losail Camomillo è alle prese con una gomma inefficace in maniera ingommensurabile, e dopo la classica partenza lanciata (nel senso che letteralmente ha un meccanico che lo prende e lo fihonda in avanti) viene pian piano fagocitato dal gruppo. A fine GP lamenta una scelta sbagliata della gomma, ma ha una parziale scusante visto che pare abbia visto montata una mescola al posto di un’altra per via di quel problema agli occhi che colpisce molto spesso chi si trovi a correre nel paese arabo che ospita Losail. GLI E’ SCESA LA QATARATTA
MAVERICK VIÑALES – 6,5. Fino al sabato pomeriggio è protagonista di una sfida all’ultimo centesimo con Abdul, il Commissario di Percorso munito di un Booster smarmittato che faceva segnare i suoi stessi intertempi a bordo pista, e non appena dichiara che tutto il lavoro svolto nei test è andato in frantumi nel Box Yamaha l’unica test che vorrebbero mandare in frantumi i suoi tecnici è proprio la sua. Talmente fuso da poter essere un pericolo per la Bella Addormentata nel Bosco, decide di affidarsi alla ingegneristica strategia del “Premiamo tutti i pulsanti e vediamo se si resetta” prima di riuscire a trovare la mescola che gli consente di non prendere 4 giri al giro. A fine gara chiude anche in maniera dignitosa, chiedendo di poter cambiare il proprio soprannome ispirato al famoso film con Tom Cruise proprio per festeggiare l’ottima scelta della gomma. TOP GUM
JOHANN ZARCO – 8. Come Viñales, stringe amicizia con Abdul, anche se a scopi ben diversi. Dietro la promessa di una fornitura di Bisolvon a vita – utilissimo per chi non può sfuggire al Qatar -, il buon Zarco al sabato si fa aprire i cancelletti di metà delle stradine interne del circuito, riuscendo così a tagliare metà pista ed a stampare un tempo irreale. In tanti credevano che potesse addirittura vincere, ma in realtà sembra che il francese abbia voluto percorrere il maggior numero possibile di giri in testa solamente per dimostrare ai vertici Yamaha che anche lui avrebbe meritato una M1 ufficiale. Il suo team sapeva che spingere ancora con le gomme consumate sarebbe stato rischioso, e quindi intorno a metà gara gli hanno fatto sentire dai Box una composizione di un noto musicista tedesco, segnale concordato per dirgli che, se per lui bastavano i giri percorsi in testa, conveniva arretrare nel gruppo. JOHANN SE BASTAN BACK
ANDREA IANNONE – 575 KCAL. Anche il #29 si esibisce in una prestazione ben al di sotto delle aspettative, con lo score che recita mestamente “0” alle voci “Piloti cannoneggiati”, “Volatili abbattuti” e “Carene mutilate”. Eppure Brivio, ad inizio weekend, era stato piuttosto chiaro nel chiedergli di essere combattivo traendo ispirazione dai guerrieri che seguirono un famoso condottiero arabo che, ai tempi delle Crociate, si riprese Gerusalemme. Tuttavia, quando Andveino è stato visto al Supermarket di Doha con in mano arachidi, patatine e snack salati da aperitivi, era apparso piuttosto evidente che avesse frainteso non poco le parole del suo Team Principal. “PENSA AI SALADINI”
ALEX RINS – 7. Quest’anno il giovane spagnolo riesce nell’impresa di non iniziare il Mondiale con già dei punti in cascina, come già accaduto nel 2017 con quelli di sutura però. Finalmente in sella ad una Suzuki che non è più costretta a duellare fino all’ultima curva con la Medical Car, il #42 semina il pane più amato dai paurosi – il panico – per la prima metà di gara, puntando al fatto che gli avversari confondano lui con il #29 e, spaventati, si facciano da parte. Vista la location desertica sembrava potesse avere qualche duna possibilità di arrivare sul podio, ma un improvviso errore lo mette fuori gara causando la più alta concentrazione di bestemmie nel Box Suzuki da 4 anni a questa parte. Inutile dire che l’esser finito nella via di fuga per l’ennesima volta gli sia valso un nuovo soprannome, specchio evidente dell’andamento della sua gara. RINSABBIATO
JORGE LORENZO – 1789. In Qatar parte benissimo, subito con il passo dei migliori ed in grado di percorrere traiettorie perfette. Poi però al venerdì è costretto a smettere di andare a piedi e si ritrova a dover salire in moto, e da quel momento iniziano i problemi. In qualifica è efficace come uno scolapasta senza i buchi, in gara invece stava venendo su bene dopo aver girato a Sakhir in Curva 1 dopo la partenza. Il problema è che davanti a lui trova ancora una volta il #29, che dopo aver mangiato particolarmente speziato la sera precedente tira una loffa così violenta da sciogliere letteralmente la pastiglia della GP18 di Jorge, che arriva talmente lungo in Curva 4 da fare il pelo ai cancelli d’ingresso di Yas Marina prima di lanciarsi nella ghiaia. Lui sta bene, ma i danni subiti dal suo Ducatone hanno costretto i suoi ingegneri a trovare un altro appellativo per il motore ormai sventrato della GP18. DESMOLITO