E’ stato un weekend piuttosto complesso da descrivere. E se è stato difficile raccontarlo seriamente, immaginate che sforzo ci sia voluto per cercare di trovare un modo per ridere in un ambiente che, attualmente, vorrebbe solamente piangere. Ma fermarsi non è mai la soluzione giusta, e quindi proviamo a ripartire così, con le Pagelle Rimappate del GP di Le Mans. Buona lettura.
MAVERICK VINALES – 6,43. Per poco non rischiava di perdere la gara, ma per fortuna sabato a cena aveva ingollato una quantità monstre di escargot con cipolle, ritrovandosi alla domenica con un alito corrosivo: a quel punto, quando il #46 gli passa davanti, non deve fare altre che tirare una poderosa alitata per far sciogliere le pinze freno della M1 del compagno di team, che chiude curva 8 all’ingresso di Magny-Cours. Circolano sospetti però sul suo possibile utilizzo di sostanze dopanti: pare sia infatti stato visto nel paddock con uno strano tizio vestito da druido e di nome Panoramix, con il quale discuteva di una certa “pozione magica” da assumere nel pre-gara. MAVERIX
JOHANN ZARCO – 1944. Voci di corridoio dicono che la Tempo stia cercando in tutti i modi di convincere Poncharal a cedere la M1 del francese per uno spot pubblicitario, ritenendo che non ci sia nulla di meglio al mondo attualmente per rappresentare la famosa “Morbistenza”. Monta delle gomme dure come un marshmallow, ma inspiegabilmente riuscirebbe a farci metà stagione senza accusare nessun tipo di degrado. Il secondo posto davanti al suo pubblico, comunque, deve averlo esaltato fin troppo: pare infatti che durante le interviste si sia presentato vestito con una tuta mimetica, e che non abbia fatto altro che paragonare la sua impresa a quella compiuta in una zona a nord della Francia durante la Seconda Guerra Mondiale. LO SZARCO IN NORMANDIA
DANI PEDROSA – STEVEN BRADBURY. E’ atterrato in Francia con così impresso in testa il circuito di Jerez che fino al Warm Up di domenica mattina pare abbia tentato di riprodurre continuamente il layout della pista spagnola anche a Le Mans, con il risultato di attraversare vie di fuga, cancelli e strade di servizio pur di non dover accettare il fatto che la MotoGP avesse cambiato pista. Si qualifica praticamente al fianco dell’X5M dei Commissari, ma poi in gara mette in mostra una rimonta così esaltante da far chiedere a Livio Suppo di poter esporre i suoi highlights al Louvre per qualche giorno, al posto di un noto capolavoro italiano, sfruttando la somiglianza nel nome. GIOCHONDA
JORGE LORENZO – 1815. Parte fortissimo nelle FP3, quando nota che il suo tempo è in cima alla lista dei tempi per un paio di decimi. Poi è Tardozzi a rompere il suo sogno, confessandogli che i due decimi di vantaggio il buon Jorge li ha sul plotone della Moto3, e che i ragazzi della MotoGP stanno già facendo le qualifiche. In gara si riprende piuttosto bene, ma resta il fatto che nemmeno la Ducati riesca a fargli digerire l’acqua. E i francesi l’hanno notato: ecco perché, per descrivere il suo weekend, pare che abbiano modificato il nome del luogo della sconfitta di Napoleone Bonaparte. Si dice che abbiano cambiato una lettera per inserire la sigla del #99, per far capire che era dai tempi del noto generale che da quelle parti non si vedeva qualcuno così in difficoltà con qualcosa che avesse “Water” nel nome. WATERLOR
ANDREA IANNONE – 0. E’ una prestazione decisamente sottotono la sua, ma la colpa è della Suzuki: da quando infatti Brivio gli ha fatto togliere l’HUD che proiettava sul cupolino distanza dagli obiettivi, numero di missili rimasti e velocità d’impatto il buon Iannone è un pilota perso. In più, ci si mette una Giesseicsevveevve che quest’anno assomiglia ad una lambretta ed il gioco è fatto. Questa scarsa competitività pare sia stata denunciata dallo stesso Andvea, che nel dopo gara si aggirava nel Paddock vestito come il protagonista de “Il Gobbo di Notre-Dame” per cercar di far capire come la sua Suzuki sia ancora un ibrido tra un motorino e qualcos’altro. QUASIMOTO
SYLVAIN GUINTOLI – 5°LI’. Con un numero di caduti simile a quello della Battaglia di Verdun avrebbe potuto salire in sella anche ad un Ciao ed il suo punticino se lo sarebbe preso comunque. Brivio lo aveva chiamato per fare magie in sella alla GSX-RR, ma il buon Guintoli ha fatto da subito capire di essere fuori posto. Lui credeva di doverle fare guidando, invece in Suzuki lo mettono a memorizzare formule magiche da utilizzare in gara. Ma la confusione è tanta, e quel “Sim Sala Rins” pronunciato allo spegnimento dei semafori non fa altro che fargli imitare le prestazioni poco entusiasmanti del #42. Solamente a fine gara Brivio pare si sia poi accorto di aver trascritto male qualche lettera del nome di quel famoso prestigiatore italiano. IL MAGO SYLVAIN
VALENTINO ROSSI – 23:57. Il fatto che non avesse trascorso le FP a duellare con le Vespe e gli Aerox dei Commissari di Pista aveva fatto ben sperare, così come la prima fila ottenuta dopo aver fatto collassare il forcellone di Miller, che gli era davanti, con una sola possente blasfemia. In gara, nonostante il bastone da passeggio imposto dall’età che lo intralciava in alcuni cambi di direzione, se la stava cavando benissimo: poi però la cataratta lo tradisce e lo manda prima a girare a Mulsanne e poi a funghi. Va detto però che non tutto il male viene per nuocere: vista la pioggia caduta nel corso del weekend e la ghiaia ancora umida, il #46 per tutto il terriccio bagnato che portava addosso una volta rientrato ai box pare che almeno sia stato scritturato per il riadattamento di un famoso film ambientato nella capitale francese. ULTIMO FANGO A PARIGI
MARC MARQUEZ – 93 MB. Dopo Jerez, a chi chiedeva se potesse riaccadere di vedere Pedrosa davanti a lui, rispondeva con un “Mai!” pronunciato a mo’ di Antonio Zequila nei confronti di Adriano Pappalardo. In qualifica quando vede che il #26 è in indecentesima posizione si rilassa parecchio, e la prestazione nel Warm Up ne è la prova. Poi però, non appena in gara capisce che quel “TTTTTTTT” non indica uno squadrone di Audi dietro di lui, inizia a sragionare e smanettando sulla sua RC213-V alla ricerca del comando per rilasciare chiodi non si avvede della curva e finisce in terra. Alla fine dichiara di non sentire la pressione di Dani, ma qualcuno non gli crede molto: sembra infatti che per poco non abbia picchiato un suo meccanico, reo di avergli proposto di andare a bere qualcosa in un bar vicino al circuito, solamente sentendo il nome del suddetto locale. MILLI BAR
DANILO PETRUCCI – 99. Era tutto bello impegnato a prendersi a badilate sui denti con il Porfuera quando Dall’Igna, temendo di vedere una Ducati Pramac davanti ad una ufficiale, non sferra un poderoso attacco EMP (Elusione Minacce Porfuera, ndr) friggendogli elettronica, cambio e 7 neuroni. A fine gara pare poi sia stato vittima di un curioso fenomeno: si dice infatti che il buon Petrucci abbia assunto la capacità di diventare più luminoso una volta colpito dai fasci di luce, il tutto probabilmente a causa del risultato di Le Mans, che non è stato altro che il riflesso di quello di Losail. QATARIFRANGENTE
ALVARO BAUTISTA – 0. E’ durato di meno lui in corsa durante il GP di Le Mans che non una mutanda in un film a luci rosse. Si crede comunque che possa clamorosamente aver frainteso le volontà del Team, che lo aveva portato ad allenarsi, durante la scorsa settimana, su un famoso circuito italiano. Il buon Alvaro, infatti, ha capito che il nome del tracciato fosse un’indicazione sulla sua gara a Le Mans. FRANCIACORTA
#NH69 ♥