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Non chiedetemi perché le abbia fatte dopo una settimana dal GP. Forse perché così possiamo calarci meglio in una settimana che avrà assieme F1 e MotoGP. O forse perché c’era Ferragosto di mezzo, avevo deciso di non farle ma poi mi sembrava uno spreco e ho deciso di farle domenica. Quindi spero possiate apprezzare comunque questa sorpresa inaspettata.

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ANDREA DOVIZIOSO – 9. Per ritrovare una difesa simile nei dintorni delle Alpi da parte di qualcosa di italiano dobbiamo tornare ai tempi del fiume Piave: aggiungere aggettivi alla sua gara sarebbe come quel supereroe che diventa luminoso la notte, SuperFluo insomma, quindi mi limito a dire che già è pronto il calco per la statua in scala 10:1 che verrà realizzata in suo onore a Borgo Panigale. A fine gara ha comunque dichiarato come la chiave della vittoria sia stata la sua schivata nei confronti del #93 all’uscita dell’ultima curva, la cui importanza è stata tale da impedire tuttora al Dovi di chiamare per nome il Cabroncito in un modo che non ricordi quella manovra per liberarsi. SMARC MARQUEZ

MARC MARQUEZ – 75% CACAO. Le ha tentate tutte: entrare in retromarcia nelle curve, derapare in rettilineo, impennare con i piedi, prendere a testate il cupolino, tirare calci al motore per spremere qualche CV in più, ma non ce l’ha fatta. Il #04 per lui è stato un muro più insuperabile di quella famosa barriera cinese che riesce ad emettere nello stesso momento il verso della mucca e quello dell’asino, la MuuRaglia, e nonostante l’entrata dell’ultima curva che ha causato l’implosione delle coronarie di mezzo mondo si è dovuto accontentare del 2° posto. A fine GP lo avevano addirittura preso per il testimonial di una nota marca di cioccolato, visto che rispondeva in un modo particolare ogni volta che provava a spiegare che era stato battuto da qualcosa di rosso e bianco – ma non austriaco – e gli chiedevano “E’ Svizzero?”. NO, DOVI

DANI PEDROSA – 007. Le zavorre in piombo che ha montato sulla sua Honda per avere un po’ più di impronta a terra funzionano in gara, ma alla partenza lo rallentano peggio di quanto farebbe lo slowmo sul movimento di una lumaca. Lodevole il suo tentativo di inserirsi in quella rissa dei peggiori bar di Bike-acas – chiamati così perché si correva su moto, altrimenti con le F1 sarebbero stati i bar di Car-acas – che va in scena tra Dovi ed MM, ma quando in 4 curve si prende 2 coppini, 4 improperi e una cinghiata sul malleolo capisce che forse è il caso di impersonare, dopo James Bond ad inizio weekend, quel lontano parente dell’agente inglese famoso per andare in giro senza mai dare fastidio a nessuno. VAGA BOND

JORGE LORENZO – 7. Ormai si è talmente fissato con le appendici alari che gli ha piazzato sul muso Dall’Igna che si dice che approcci con le ragazze dicendo “Sei molto carena” al posto di “Sei molto carina”. In Austria parte fortissimo, e manda nel panico metà del globo terracqueo quando dopo 6 curve è ancora in testa e non in scandalesima posizione. Poi però pian piano viene inghiottito nel gruppo, con un andamento a ritroso che ricorda quello di un piccolo crostaceo famoso per la sua camminata con poco avanzamento. In onore di questo atteggiamento si dice addirittura che in Ducati, quando devono cambiare l’angolazione delle gomme, abbiano addirittura coniato una nuova unità di misura. ANGOLO DI GAMBER

MAVERICK VINALES – 5,7. Voci dal Paddock dicono che abbiano dovuto trascinarlo a forza sulla sua M1, portandolo via di peso dal Box di Tech3 dove cercava invano di convincere Poncharal a dargli anche solo il motorino della squadra per il GP. Gli tocca invece di nuovo salire sulla sua Yamaha, che lui ormai riesce a guidare con la stessa disinvoltura con cui un gorilla guiderebbe un 747, e si ritrova a girovagare intorno al RedBull Ring senza una reale ragione. A fine gara metà box Yamaha viene beccato a guardare corse tra mucche, ed il motivo di ciò è che pare che tutti avessero frainteso quello che Maverick, sceso dalla moto imbestialito, aveva detto loro di fare. VACCA GARE

VALENTINO ROSSI – 35 KM/H. C’è chi dice di averlo visto nella piazza centrale di Innsbruck dopo essere arrivato lungo in Curva 1, ma voci non confermate parlano addirittura di un controllo al confine con l’Italia prima di rientrare in pista. Arriva in Austria carico di buone intenzioni, dichiarando di sentirsi combattivo come un novello Cesare, ma a fine GP si rende conto che a realizzare quel paragone cesare bbe riuscito solamente in sella ad un’altra moto. Quantomeno però l’aver scomodato Cesare gli ha dato l’ispirazione per trovare l’espressione che ha sintetizzato il suo weekend austriaco, durante il quale è arrivato, ha visto e poi è mestamente sceso in pista con una moto che gli ha permesso di avere un passo gara degno di un ciclista. VENI VIDI BICI

DANILO PETRUCCI – C4. Pronti, partenza e via diretti in quella parte dell’atmosfera ricolma di Lancia, la Stratos-fera. Con la delicatezza di un maori intento nella Haka, prende a manate la manopola del gas al punto da farla ruotare su se stessa per 4 volte consecutive, lanciando anteriore al cielo e gara alle ortiche con un unico, immenso, gesto tecnico. Non contento di ciò impreziosisce ulteriormente la sua prestazione cercando parcheggio a Vienna una volta arrivato lungo in Curva 1, e per chiudere in bellezza disintegra la pompa della benzina dopo nemmeno 3 giri netti. Sembra comunque che il suo weekend esplosivo sia dovuto ad un’errata comprensione del nome di una zona alpina vicina all’Austria, dalla quale prima del GP aveva dichiarato di aver preso ispirazione. SUD TRITOLO

SAM LOWES – 8. Le sue possibilità di rimanere in sella ad una Aprilia erano pari a quelle che avevo io ad inizio anno di essere scelto come prima guida della Ferrari, ma non contento il buon Sam ce la mette tutta per fare una buona prestazione, riuscendo almeno in Austria a non avere a fine weekend un numero di cadute superiore a quello dei giri percorsi. Credeva di avercela fatta a convincere la Casa di Noale, ma ha capito di essere stato appiedato quando la sua squadra lo ha portato in vacanza in una nota città austriaca alla quale, però, era stato cambiato il nome proprio per far capire cosa dovesse fare il buon Sam. SCENDISBURGO





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Stefano Nicoli

The author Stefano Nicoli

Giornalista pubblicista, innamorato dal 1993 di tutto quello che è veloce e che fa rumore. Admin e fondatore di "Andare a pesca con una LMP1", sono EXT Channel Coordinator e Motorsport Chief Editor di Red Bull Italia, voce nel podcast "Terruzzi racconta", EXT Social Media Manager dell'Autodromo Nazionale Monza e Digital Manager di VT8 Agency. Sono accreditato FIA per F1, WRC, WEC e Formula E e ho collaborato con team e piloti del Porsche Carrera Cup Italia e del Lamborghini SuperTrofeo, con Honda HRC e con il Sahara Force India F1 Team. Ho fondato Fuori Traiettoria mentre ero impegnato a laurearmi in giurisprudenza e su Instagram sono @natalishow