Alcuni di voi temevano che non sarebbero mai arrivate. Ma nei weekend in cui F1 e MotoGP si sovrappongono non dovete disperare, dovete solamente attendere un pochino di più. E dunque, anche nel weekend che ha visto tornare in auge il duello Honda – Ducati (seppur riguardo al maggior numero di scomuniche contemporanee), riecco anche loro, le Pagelle Rimappate della MotoGP. Buona lettura.
MAVERICK VINALES – 8. Il tamarretto di Figueres si presenta in Argentina con una nuova marmitta Polini, il carburatore Malossi ed un nuovo neon rosso sotto quell’Aerox vitaminizzato che lui spaccia per una M1. Passa metà weekend a fare le impennate con una mano sola per impressionare le grid girl, poi Jarvis gli tira un paio di ceffoni talmente forti da fargli perdere due denti e la dignità, ma sufficienti per fargli vincere la gara in scioltezza. Ai giornalisti che gli chiedono se stia già pensando al Mondiale lui dà una risposta molto chiara. Sono loro che non hanno capito che con quell’espressione usata non si riferisse ad un Mondiale affrontato tappa per tappa ma ad un Mondiale vissuto, vista la sua tranquillità, aperitivo per aperitivo.“MONDIALE TAPAS PER TAPAS”
VALENTINO ROSSI – 7. Al venerdì e al sabato è talmente in confusione da non essere in grado di azzeccare nemmeno il risultato di “2+2” , la domenica sarebbe in grado di indovinare anche i numeri delle prossime 8 estrazioni del Superenalotto. E’ furbo quando si munisce di cerbottana armata con frecce intinte in un calmante per balenottere azzurre, visto che colpendo Crutchlow riesce ad impedire che Cal lo azzanni non appena entri nel raggio di 6 metri. Pare comunque che, oltre al Ranch, Valentino stia pensando di fondare una città tutta per sé e per il suo team per render meglio l’idea del suo rendimento in queste prime gare. Il nome dovrebbe essere ispirato a quello di un’altra città che funziona bene solamente di domenica, ma con una lettera diversa per far capire quanti sforzi facciano ogni GP per capire come funzioni la M1. CITTA’ DEL FATICANO
CAL CRUTCHLOW – 414. E’ la prima delle Honda al traguardo e rimane in piedi mentre Marquez e Perdrosa vanno giù: la cosa clamorosa è che ciò non è frutto di una mia Rimappata ma è la pura verità. Con le suo chiamate intercontinentali a moglie, figlia, mamma, nonna, zia, fidanzata delle elementari e bidello delle superiori dopo ogni gara rappresenta il 95 % del fatturato della Vodafone. C’è però da capirlo: essendo solo in squadra, pare che il buon Crutchlow soffra un po’ di solitudine. Ecco perché pare abbia trascorso tutto il weekend riadattando alla sua situazione quella canzoncina di Carly Rae Jepsen che invitava, una volta lasciato il proprio numero, a richiamare. CAL ME MAYBE
KAREL ABRAHAM – 7,69%. Causa la costituzione spontanea in questura dei 3/4 di avventori di aperitivi del sabato sera, convinti di aver superato di gran lunga il tasso alcolemico consentito quando hanno visto il suo nome accostato alla seconda casella dello schieramento. In gara poi si perde pian piano nelle retrovie, ed il suo unico rammarico è non aver potuto pagare abbastanza quell’anziano stregone argentino per permettergli di allungare l’effetto dell’incantesimo per velocizzare la sua Ducati almeno fino a domenica pomeriggio. ABRAHAM KADABRAHAM
ANDREA IANNONE – 7. La sua Suzuki in Argentina è meno a suo agio di quanto non lo sarebbe lui in un rivenditore di ramarri marroni sull’Ararat, ma Andveino nostro con la sua solita dose di ginocchiate sul cambio, gomitate sui passaruota e calci sullo scarico fa andare la sua Giesseicserreerre in maniera dignitosa. Peccato per i fagioli con lo jalapeno mangiati al sabato, che sulla griglia di partenza gli causano una scoreggina propulsiva che lo porta avanti di quei 3,2 mm sufficienti a dargli una penalità per falsa partenza. E peccato anche per l’apertura dell’indagine relativa alla sparizione temporanea di Espargarò – di cui leggete sotto -, per la quale è lui il maggiore indiziato. Pare infatti che la prova schiacciante sia il libro che stava leggendo prima dell’Argentina, in cui un noto autore ebreo raccontava le migliori tecniche per rapire persone. SE QUESTRO UN UOMO
ANDREA DOVIZIOSO – 300. Nemmeno i capelli di Felipe Massa cadono con la stessa rapidità con cui viene giù Dovizioso in Argentina. Era come al solito impegnato a far capire al mondo che guidare la GP17 sia semplice come cavalcare bendati e con le mani legate un toro durante una corrida quando incappa in Aleix Espavgavò, che lo spedisce direttamente in quella zona dell’atmosfera dove si trovano le Lance che correvano nei rally con la livrea Alitalia. La Stratosfera insomma. Pare comunque che, viste le sue tendenze a Termas de Rio Hondo, i suoi meccanici gli abbiano dedicato un cover di “Don’t Worry Be Happy” di Bob Marley appostiamente adattata per l’occasione. DON’T WORRY BE RILLO
ALEIX ESPARGARO’ – 29. La sua trasferta in Argentina stava anche andando bene, poi però mentre passeggiava a Buenos Aires uno strano clown con la “-r” moscia lo invita a scendere in un tombino per avere in cambio qualche CV in più sulla sua Aprilia. Se ne perdono le tracce per due giorni, ed una volta ritrovato Aleix non è più lo stesso di prima, visto come vaneggia di gabbiani, farfalle in posti dove non batte il sole e vetri presi a martellate. I peggiori sospetti si materializzano in gara, quando falcia Dovizioso come qualcun’altro prima di lui facendo capire che quel termine usato in griglia per indicare le sue intenzioni in gara non si riferiva al fondo scala del contagiri ma ad un atteggiamento emulativo ben diverso. L’IMITATORE
DANI PEDROSA – 8. Voci dal paddock dicono che, per cercare di pesare di più ed aumentare così l’impronta a terra della propria gomma posteriore, ad Austin prenderà il via con l’intera navetta dell’Apollo 13 sulle spalle. Si prende i complimenti di Tony Hawk per quel mezzo backflip raccordato al grind che mette in mostra dopo aver lanciato nella sabbia la sua Honda, ma la colpa dell’incidente davvero è da dare alle gomme. Si dice che la sua posteriore slitti talmente tanto a causa della mancanza di grip che persino il telefonino del buon Dani, all’accensione, gli abbia iniziato a chiedere un codice di sblocco più consono. CODICE SPIN
MARC MARQUEZ – 4″6. Come i secondi che guadagnava in ogni settore su qualsiasi cosa lo seguisse, anche su Instagram. Ma battere i record in MotoGP ormai non basta più al Cabroncito, che cerca nuove emozioni: ecco perché con dovizi(os)a e perizia lancia la sua Honda a mo’ di beyblade, tentando di infrangere il numero di blasfemie simultanee pronunciate in Giappone nell’arco di un secondo e non riuscendovi solamente perché nel quartiere generale della Casa Alata svenga tutto il CDA. Per dimenticare la brutta prestazione, comunque, pare abbia provato a rilassarsi guardando il Barcellona. Non sembra sia stata una grande idea, soprattutto perché dicono che MM abbia frainteso il nome della competizione calcistica, che a suo dire gli ricordava il dosso a causa del quale aveva buttato la gara. GOBBA DEI CAMPIONI
JORGE LORENZO – 2CATI. Il suo livello di comprensione della Ducati è lo stesso che avrei io davanti ad un testo scritto in cirillico. E’ talmente in confusione che qualcuno dice che abbia provato a dare gas con la manopola sinistra, e che sia entrato in un negozio di una famosa catena di intimo femminile solamente perché sull’insegna aveva letto “Yama” e sperava di trovare “-ha” piuttosto che “-may”. Ecco perché non appena sente che la Suzuki è la moto più simile alla sua M1, decida di tentare il tutto per tutto per riprendersela lanciando la sua GP17 su Iannone in un abbordaggio che nemmeno Jack Sparrow. Il suo atteggiamento diciamo che ha ricordato l’aggressività di quel famoso conquistadores a lui conterraneo. Solo, vista l’irruenza, un po’ più maleducato. HERNAN SCORTES