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Il primo Gran Premio di Stiria è stato decisamente quello delle prime volte, con i successi di Vietti in Moto3, Bezzecchi in Moto2 ed Oliveira in MotoGP. Miguel inoltre ha regalato al Portogallo ed al team tech 3 la prima vittoria in 500/MotoGP, in quella che era la 900/a corsa per la Premier Class. I problemi patiti all’impianto frenante dai piloti della Yamaha hanno sicuramente caratterizzato la corsa la cui interruzione, a causa dello spaventoso incidente di Vinales, ha infranto i sogni di Mir e Nakagamie dato una nuova possibilità a Pol Espargaro e soprattutto al vittorioso Oliveira.

Miguel Oliveira, voto: 9. Dopo diciannove stagioni il team Tech 3, fondato dal pilota Hervé Poncharal e dall’ingegnere Guy Coulon nel 1989, ha finalmente colto la prima vittoria nelle Premier Class. Gioia doppia, si tratta della prima vittoria nella Classe di maggior cilindrata anche per il buon Miguel Oliveira, e quasi tripla perché è il primo portoghese a raggiungere questo traguardo, il tutto nel contesto del 900° GP della Premier Class. Il #88 non ha spiccato per il passo gara nelle libere dove a brillare è stato Mir, e quei valori si sono concretizzati anche nei primi 16 giri dove il portoghese ha pure ceduto una posizione al futuro team mate Binder. La bandiera rossa ha stravolto tutto e Miguel è stato il pilota che più di tutti ha saputo rovesciare la situazione, la differenza si è notata sin dalla ripartenza quando ha guadagnato quattro posizioni ancorandosi subito ai Miller e Pol Espargaro. Nel finale è stato bravo a restare lucido all’ultima curva battezzando la propria staccata senza prendere il riferimento dei due davanti, regalando alla terra di Sant’Antonio di Padova la prima vittoria iridata. In Moto2 ha fatto vedere di non essere inferiore a Binder e probabilmente, alla luce delle due ottime prestazioni in terra austriaca, la vittoria del sudafricano ha dato a Oliveira gli stimoli giusti per far dimenticare un avvio quasi tremendo a Jerez.

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Jack Miller, voto: 9. Che la Desmosedici GP20 “moti” o meno non importa, Jack c’è e la sa prenderla per le corna con decisione ed estro e lo stile a “pendolo” con cui cuce le curve 2 e 3, quasi ipnotico e che gli consente anche di lanciarsi a fionda verso la 4, ne è un esempio. Non si tratta solo di un vezzo. Prima scarica il posteriore, evitando che la fin troppo responsiva Michelin 2020 spinga eccessivamente sull’anteriore togliendoli direzionalità nel momento di massimo impulso frenante, e poi si trova a poter anticipare il punto di corda, così da andare sul gas quel paio di metri prima rispetto a tutti. Quasi geniale il buon Jack anche se resiste con poca lucidità nel finale, immemore delle gesta del mancato team mate Dovizioso. Al di là di tutto, l’australiano è l’unico che ha mantenuto lo stesso livello di performance in entrambe le “manches”, rivelando una costanza che prima di questo 2020 non gli è mai appartenuta.

Pol Espargaro, voto: 7,5. Promette bene nelle libere, quando mostra un mix unico di velocità e costanza e conferma la prima nelle qualifiche, quando regala a KTM la prima Pole Position in MotoGP. Dopo la prima partenza perde contatto col gruppo di testa, iniziando una bagarre con Rins che lo allontana drasticamente dalla lotta per il podio, mentre nella seconda resta tenacemente fisso sul codino di Miller fino a superarlo al termine dei primi sei di dodici giri. Nel nelle ultime due curve l’australiano e lo spagnolo si danno battaglia uscendone entrambi sconfitti. A Pol continua a mancare qualcosa per fare ‘uno’, ma almeno questa volta sul podio ci è salito.

Joan Mir, voto: 8. Senza la bandiera rossa sarebbe stata una vittoria pienamente meritata. Nelle libere del venerdì è il più veloce a gomme usate, anche da più di 30 giri, e in quelle del sabato riesce a trovare efficacia anche a gomma nuova, al punto da conquistare la prima fila. Quindi non stupisce il suo ritmo in quella che sarebbe stata la seconda fase di gara, quando ha fatto il vuoto arrivando ad avere quasi due secondi e mezzo di margine su Nakagami e Miller al termine del 16° giro. Nella ripartenza non riesce più a sbarazzarsi subito delle Ducati e delle KTM come all’inizio, ritrovandosi la traiettoria sbarrata. Dispiace davvero per Joan e per Suzuki, che lasciano il Red Bull Ring con più certezze di quante non ne cercassero.

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Andrea Dovizioso, voto: 7. Una gara condizionata dal set up quella del Dovi, quasi goffo ed impacciato nella prima “manche”. La causa di queste difficoltà è stata un’errata pressione di gonfiaggio della posteriore, troppo bassa rispetto alle esigenze dell’opzione Medium in combinazione coi 36°C sull’asfalto. La bandiera rossa ha permesso ai tecnici di Borgo Panigale di raddrizzare la situazione rimettendo il #04 in pista con una Soft, ma il feeling tra Andrea e la GP20 non è stato immediato. Nel finale manca il cambio di passo necessario a riprendere i primi tre e, complice un lungo, regala la medaglia di legno a Mir. Rosicchia qualche punto a Quartararo, portandosi a sole tre lunghezze dal leader della classifica mondiale.

Alex Rins, voto: 6. Passa tutto il fine settimana nell’ombra del rampante team mate, in gara fa melina perdendo tempo con Pol Espargaro ma non sfrutta come il connazionale della KTM le possibilità offerte dalla bandiera rossa. Nella seconda partenza scatta male e punta alla stazione spaziale internazionale con l’anteriore, lasciando per strada quasi un secondo e mezzo, proprio il distacco pagato a Oliveira al termine della corsa.

Takaaki Nakagami, voto: 7,5. Il giapponese è il pilota delle seconde gare, come a Jerez anche a Spielberg è quello che beneficia maggiormente della doppia tappa ravvicinata sulla stesa pista. La Honda 2019 di cui dispone sembra più adatta a quei piloti che non sono Marc Marquez, e la possibilità di affinare il set up con più precisione permette a Nakagami di limare parecchi decimi soprattutto in gara. La sua è stata una prestazione positiva sin dalla qualifica, quando ha riportato il Giappone in prima fila -non succedeva dal GP d’Australia del 2006 con Nakano-, e il meglio lo ha messo sul piatto in gara. Proprio quando è riuscito a liberarsi di Miller, la bandiera rossa ha annullato tutto e come Mir non è riuscito a replicare nella seconda manche quanto di buono fatto vedere nei primi 16 giri. Si rifarà sicuramente a Misano, altra doppia tappa, dove in assenza di Marquez continuerà ad avere pieno appoggio dall’HRC.


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Valentino Rossi, voto: 6,5. I problemi di piloti della Yamaha a Spielberg nascono dalla mancanza di velocità sul dritto, e la conseguente necessità di recuperare i decimi persi strapazzando i freni in staccata massimizzando poi la velocità di percorrenza. Tutto in perfetto equilibrio finché si trovano a girare da soli ma la situazione cambia drasticamente in gara, quando la traiettoria ideale è occupata da altri piloti che godendo di maggior potenza e trazione possono spezzare le curve. Il Dottore ha fatto quello che poteva in condizioni difficili per tutti risultando il miglior pilota della Yamaha, forse grazie ad uno stile di frenata meno svantaggiato dai problemi ai freni rispetto ai colleghi. Viñales e ancor più Quartararo massimizzano la staccata da dritti e nella prima fase di inserimento, arrivando anche a far imbardare il posteriore, mentre Rossi sfrutta maggiormente l’impianto frenante a moto piegata, dove la potenza frenante sfruttabile si riduce. Chiaramente con problemi all’impianto frenante ci perdono tutti, anche se il pegno maggiore viene pagato dai primi due.

Danilo Petrucci, voto: 5. Continua il periodo buio per il pilota di Terni, che tolto il GP della Repubblica Ceca è sempre lontanissimo da Dovizioso. Intanto il buon Petrux ha iniziato ad intravedere la luce in fondo al tunnel. La fonte di questa luce ha un nome, Tech 3, e delle forme, quelle delle KTM RC16, ma se va avanti così, non basterà quella che sembra a tutti gli effetti la miglior moto in griglia per riportarlo sul podio.

Fabio Quartararo, voto: 6. Un altro fine settimana da dimenticare per il #20, anche se esente da colpe. Le difficoltà nelle fasi di staccata e percorrenza di cui ha sofferto el Diablo nel GP d’Austra, colminate con un lungo alla quarta curva, sono diventate dei veri problemi generalizzati per tutte le Yamaha nel GP di Stiria. Banalmente la causa è stata il maggior grip offerto dalla pista che ha permesso ai piloti di spingere ulteriormente in staccata, e qui vi rimandiamo a spiegato poco sopra con Rossi. Anche lui fa quello che può, in balia di una M1 che al momento non gli consente di essere competitivo appieno.

Johann Zarco, voto: 7. Salta le prove del venerdì e nonostante la mano destra ancora dolorante firma il terzo tempo in qualifica, dopo essere passato per la Q1. La partenza dalla pit lane avviene al rallentatore ma non perde la calma e martella sul ritmo dei primi, finché non raggiunge il traffico del gruppetto di coda capitanato dal team mate Rabat. Il #5 ha deciso di non far uso di antidolorifici limitandosi al paracetamolo per contenere l’infiammazione, per mantenere la massima sensibilità sull’arto. La bandiera rossa è stata quasi un toccasana per lui, che a causa delle fitte aveva iniziato a maturare l’idea di fermarsi ai box, ma nonostante una positiva 17/a posizioni nella griglia di ripartenza nella seconda “manche” non è riuscito a replicare quanto visto all’inizio.

Maverick Vinales, voto: 7. Visto come gli è andata la doppia tappa in Austria, solo una cosa ci viene da consigliagli: fare il giro lungo per raggiungere Misano passando per Lourdes. Un po’ per ringraziare, un po’ per chiedere aiuto. Il Top Gun è stato abile a lanciarsi appena ha percepito la totale inefficienza dei freni, mostrando grande sangue freddo, mentre è stato fortunato a non farsi male. A detta di Alpinestars, il #12 ha sopportato una decelerazione di 23,45g scivolando lungo l’asfalto per 4,8 secondi, con una capriola durata 1,9 secondi.

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Filippo Gardin

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Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.