Dovizioso ha vinto il primo Gran Premio stagionale, imponendosi per 23 millesimi su Marquez. Eppure sul risultato pende la decisione della Corte d’appello FIM per il reclamo sporto da quattro case, Aprilia in primis, circa la presunta irregolarità dell’appendice a cucchiaio applicata sul forcellone della Desmosedici GP19. Questa volta non si parla di un presunto lavoro di fino in aree grige del regolamento, ma vengono citate in ballo precise direttive federali di due settimane fa a proposito di quella componente.
Per capire la faccenda, è necessario prendere la DeLorean di Doc e volare indietro nel tempo di qualche mese, fino al Gran Premio di Valencia, caratterizzato dall’asfalto bagnato sin dalle prime libere. Lì la Yamaha per prima utilizzò in gara questa nuova appendice, con l’intento di ridurre l’aquaplanning e migliorare la trazione in caso di gara bagnata, quindi il nome ufficiale di ‘Water Deflector’. Fin qui tutto nella norma, con Yamaha che non ha ripresentato tale componente con asfalto asciutto. Ma questa soluzione non è sfuggita all’occhio attento degli aerodinamici agli ordini di Gigi Dall’Igna, che in questa flangia hanno certamente visto possibili sviluppi molto interessanti.
Così Ducati ha utilizzato questa particolare flangia nel corso dei test prestagionali, con un design profondamente rivisto rispetto a quello iniziale della Yamaha, assieme a due appendici plug-in sul codone poi scartate. Da qui nasce il primo dibattito attorno a questa -di fatto- nuova soluzione, su cui l’Aprilia ha puntato gli occhi per prima. La Casa di Noale era curiosa di capire come tale componente potesse migliorare le porformance in pista, ovviamente col fine di riproporre questo ‘cucchiaio’ anche sulla RS-GP.
Aprilia ha quindi presentato la propria versione del water deflector da asciutto alla commissione tecnica, prima ancora di testarla in pista, al fine di chiarire la situazione. Webb ed Aldridge hanno quindi deciso di regolamentare il water deflector attraverso una nuova appendice al regolamento tecnico. Questo il due di marzo, una settimana dopo gli ultimi test ed altrettanto prima dell’ultima gara, quando Aldridge ha trasmesso a tutte le squadre anche un chiarimento tecnico sulla questione. Sono state ribadite le caratteristiche dimensionali tali da rendere conforme il water deflector, ovvero che la lunghezza trasversale non deve eccedere quella del forcellone, e che la sua funzione sia limitata allo smaltimento dell’acqua in caso di pioggia o per raffreddare la gomma posteriore. È stato infine spiegato come il dispositivo non deve avere alcun effetto aerodinamico tale da generare carico sulla ruota posteriore.
Aprilia, oltre a mettere da parte definitivamente la propria soluzione in quanto non più legale, ha preso contatti con Ducati. Massimo Rivola, AD di Aprilia Racing, ha infatti telefonato all’ex Gigi dall’Igna, ora Direttore Generale del Team Ducati, avvisandolo che se Ducati avesse utilizzato il water deflector in gara, la casa di Noale non si sarebbe fatta remore di sporgere reclamo al termine della corsa, forte delle conoscenze acquisite. Quindi arriviamo a ieri ed alla vittoria di Andrea Dovizioso, con il water deflector montato sulla GP19 #04, e successivo reclamo, con Suzuki, KTM e Honda. Dopo un iniziale rigetto da parte degli Stewart, Aprilia ha deciso di ricorrere in appello fornendo un’analisi molto approfondita, realizzata preventivamente, tale da instillare il dubbio negli stessi steward federali. Al ricorso di Aprilia hanno nuovamente aderito Suzuki, KTM e Honda, tutto verrà analizzato a Ginevra dalla Corte federale che darà sentenza entro dieci giorni.
“Abbiamo fatto vedere che in quella zona, cioè davanti alla ruota posteriore, l’aria viaggia molto velocemente e più veloce va l’aria, più basta una piccola ala per generare carico. All’interno di quel cucchiaio ce ne sono ben tre.”
Massimo Rivola, Aprilia Racing.
La Ducati si è difesa sostenendo che l’appendice serve per raffreddare la gomma posteriore, senza generare alcuna deportanza. Tesi che però sembra smentita da quanto ha dichiarato Danilo Petrucci dopo le prove di sabato. “Ho sentito in TV che si parla di necessità di raffreddamento della gomma posteriore, ma non è questo il motivo pur cui abbiamo montato l’appendice -si è fatto sfuggire il Petrux- ma non posso dirvi a cosa servono perchè sennò Gigi si arrabbia”. Tramite Ciabatti, Ducati ha fatto sapere di essere stata a conoscenza già da venerdì di essere a rischio reclamo al termine della gara, confermando la telefonata di Rivola.
Secondo le quattro case che hanno sporto reclamo, l’appendice utilizzata da Dovizioso e Petrucci in gara è servita per generare carico aerodinamico sulla ruota posteriore. Aprilia non si è limitata ad accuse verbali, ma ha preparato un ricco dossier tecnico con tanto di analisi al computer e disegni dei flussi d’aria in quella zona. Massimo Rivola di Aprilia ha infine fatto notare il nonsenso di usare un “dispositivo per raffreddare la gomma in Qatar, dove il problema è l’opposto per via delle temperature che scendono di notte”.