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Carlo Goldoni aveva scritto le “Baruffe Chiozzotte”, i piloti della MotoGP hanno invece dato vita ad una baruffa australiana. Lo spirito della Moto3 si è impossessato della Top Class ieri, e tre Honda, tre Yamaha e due Suzuki se le sono suonate fino alla fine. Manca la Ducati, sprofondata. Ad avere la meglio Marc Marquez e Yamaha, come prevedibile, risorgono grazie alle basse temperature.

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MARC MARQUEZ, voto: 10. Parte subito a fionda, il migliore sia sul passo che sul giro secco raggiungendo la massima performance sin dai primi giri delle FP1, ricordando Stoner. Non c’è storia neppure in qualifica. Non è stato il più veloce in gara, non fa lo schiacciasassi come ci si sarebbe potuti aspettare, ma il più furbo certamente. Ha lasciato che gli altri si sfogassero e facessero a cazzotti dietro di lui, sfruttando il momento per provare a scappare ed il colpo gli è riuscito. Prima non si tira fuori dalla mischia, dando e ricevendo sportellate e ruotate senza pensare alla classifica, viene così premiato con un bonus di 22 punti con cui sale a 33 di vantaggio su Dovizioso. Un podio a Sepang ed il secondo titolo consecutivo, sesto in totale, sarà suo. Doma una moto come nessun’altro riesce e nel corso di questa stagione sembra aver raggiunto il livello di maturazione definitivo. Artefice del proprio destino.

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VALENTINO ROSSI, voto: 9 L’ottimismo è il profumo della vita, recitava un ormai classico slogan pubblicitario. Ed è stato l’ottimismo a segnare l’umore nei box del #46. Oggi ho provato delle belle sensazioni in sella, il mio potenziale è migliore della mia posizione” aveva detto Valentino(link) dopo un venerdì nero risultati alla mano. Il distacco non era eccessivo, ma con una classifica così corta era facile perdere posizioni, ed svantaggio era tutto accusato nel settore finale, dove è importante avere un avantreno che dia fiducia ed una ruota posteriore che copi perfettamente l’asfalto, in una lunga accelerazione verso sinistra. Rialza un po’ la testa nelle qualifiche, ma resta in terza fila. Per la gara va controcorrente e nonostante i 15°C sceglie la Medium al posteriore. Come lui solo Dovizioso, 13°, Petrucci, 21°, e Parkes, 22°. Parte bene, ed il ritmo un po’ rallentato dalla bagarre gli permette forse di riscaldarle al meglio, senza disdegnare qualche staffilata pure lui. Appena può si porta in testa senza indugi, ma lo spirito della Moto3 si è impossessato della Top Class. Inizia una lotta continua senza esclusione di colpi che forse lo distrae dall’obiettivo principale, la vittoria. A 38 anni e mezzo non si tira fuori dalla mischia, ed anzi risponde colpo su colpo.

MAVERICK VINALES, voto: 9. Buon passo fin dalle libere per il Top Gun, e quando conta si rivela ottimo anche su giro secco: prima fila per lui. In gara sta sulla difensiva, le prende un po’ da tutti ma non molla riportando alla mente l’Homer Simpson versione pugile. Se necessario infila gli avversari ma in maniera sintetica sembrando un corpo estraneo all’ignoranza generale. Addirittura Iannone per poco non lo manda fuori pista, nel finale, facendogli perdere decimi preziosi. Ma continua a spingere, imperturbabile e batte Zarco sulla linea del traguardo, l’ultima curva la prepara alla perfezione ma non gli riesce il colpaccio di sfilare pure Rossi. Come anticipato una settimana fa, un suo terzo posto con Marquez primo lo toglie matematicamente dalla lotta per il titolo: l’unico obiettivo possibile rimasto è quello di passare Dovizioso.

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JOHANN ZARCO, voto: 9. Si laurea Rookie of the Year, e lo sarebbe stato pure senza tagliare il traguardo. Decide così di fare una gara alla sua maniera per festeggiare e tutti lo seguono, con Iannone e Rossi che si leccano i baffi. Non ha timori reverenziali e prova a suonarle a tutti, cullando magari il sogno di festeggiare il ‘titolino’ con il massimo risultato. A vederlo correre sembra un pilota della Superbike di oltre 3 lustri fa proiettato al giorno d’oggi con la macchina del tempo. Le libere erano andate bene, in qualifica si prende i complimenti per la seconda gara di fila. In gara fa saltare le coronarie a Poncharal e fa girare la testa a milioni di persone con un superbo sorpasso all’esterno su Vinales, alla Doohan. Miglior esordiente 2017 quindi, tenendosi alle spalle piloti del calibro di Lorenzo e Crutchlow, con 138 punti ed altri 50 disponibili. Lo scorso anno il Rookie of the Year Award lo vinse Rabat, con 29 punti.

CAL CRUTCHLOW, voto: 7,5. A delle buone libere seguono delle qualifiche non proprio esaltanti, con una 10° tempo alle spalle delle KTM. In gara si inserisce subito nel gruppone di testa, ma incredibilmente a dispetto del suo stile è quello che si fa vedere meno in attacchi e sportellate. La stagione negativa dal punto di vista dei risultati lo convince a fare il ragioniere, per recuperare punti sicuri sulla coppa Lorenzo-Petrucci in crisi sul tracciato australiano

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ANDREA IANNONE, voto: 8,5. Ancora buone prestazioni dal binomio Iannone&GSX-RR, in forma sin dalle prime libere. In gara il feeling con la sua moto è a livelli altissimi, e diventa lo spauracchio di tutti. La cannonata per fortuna non arriva, anche se con Vinales il rischio è stato grosso, ed in alcuni momenti è riuscito pure a tenersi dietro le Yamaha. Quella di Motegi poteva sembrare una corsa anomala, vista tutta l’acqua caduta nel week end giapponese, questa profuma di conferme. Una rondine non fa primavera, due nemmeno però…

JACK MILLER, voto: 10. A 20 giorni dalla frattura della tibia si porta in testa al Gran Premio di casa. Lo fa dopo un’ottimo week end, e conclude la corsa stremato ma 5” da Marquez.

ALEX RINS, voto: 7. Grandi difficoltà per lui durante libere e qualifiche, e mentre il compagno di marca arriva in seconda fila lui non riesce a passare la tagliola della Q1. Solo 13/a posizione in griglia, accompagnata da una partenza non splendida. Arriva subito una buona progressione, Alex recupera e si porta in ottava posizione al sesto giro. Riesce a tenere il passo di chi gli è davanti, anche se il ritmo è forse azzoppato dai continui cambi di posizione. Per provare ad inserirsi non ne ha, si accoda a Crutchlow e come lui segue gli altri pronto a sfruttare il loro calo. La strategia funziona per Cal, non per Alex che cala vistosamente: negli ultimi 6 giri dove passa da 2” a 12” di distacco dalla testa. Le KTM sono però a distanza e l’ottava posizione resta in cassaforte.

KTM, voto: 8. Festeggia la prima vittoria in Moto2 con un fine settimana favoloso in Top Class. Espargaro e Smith si tengono dietro le Ducati per buona parte delle sessioni. In qualifica addirittura il buon Pol agguanta la seconda fila. In gara la storia è un po’ diversa ma non troppo: i due piloti confermano il trend iniziato in Q2 tenendosi dietro le Ducati, con distacco, e portano alla casa di Mattighofen un doppio arrivo in Top10. La RC16 è la moto che più di ogni altra è cresciuta quest’anno, un miglioramento costante e lineare eseguito con metodo su ogni aspetto della moto. E forse è arrivata al livello di Aprilia, che ha pagato carissima la scelta di Lowes e che ha lasciato andare via Bautista, fine collaudatore (chiedere a Michelin) ma soprattutto colui che ha indirizzato lo sviluppo nel precedenti due anni. Non stiamo certo sminuendo Aleix Espargaro, ma con la coppia Alvaro-Aleix le RS-GP avrebbero potuto far fruttare meglio l’anno di maturità in più rispetto alle RC16.

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DUCATI, voto: 4. Una gara segnata dall’equilibrio, in cui dopo 21 giri sono solo due i secondi a separare il primo e l’ottavo. Tre Honda, tre yamaha e due Suzuki si contendono il podio, nessuna Ducati. Le rosse di Borgo Panigale, dalle ufficialissime GP17 alle obsolete GP15, sono tutte invischiate nella seconda metà ellai classifica. I piloti ce la mettono tutta, rischiando anche dolorose cadute, e non meritano un’insufficienza. Lorenzo ha pure rischiato grosso, cavandosela solamente con una distorsione. Le Desmosedici fanno rivivere l’incubo di Indianapolis 2012 e la migliore è quella di Redding, che regola in volata Pedrosa e Dovizioso ma si becca 4” dalla ‘peggiore‘ delle KTM finendo fuori dalla Top10. Il titolo Costruttori scappa via, per quello Piloti le speranze del Dovi sono appese ad un filo. Desmoralizzati.

 





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Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.