Finalmente le tre fazioni che si stanno giocando il titolo riescono a giocarsela alla pari. Andrea Dovizioso vince e convince pure a Silverstone -quattro vittorie stagionali in Ducati non le vedevano dal 2009- dove oltre 40°C sull’asfalto regalano una delle gare più elettrizzanti degli ultimi anni, con 5 piloti racchiusi in meno di un secondo e mezzo per quasi tutta la corsa. Le Yamaha sembrano aver risolto il problema di eccessivo stress al posteriore, rivelandosi efficaci con ogni condizione di asfalto. In Honda invece dovranno analizzare per bene quel che è successo alla RC213-V #93: in un Mondiale come questo, con 4 piloti in 26 punti a 6 gare dal termine, basta sbagliare una gara per finire fuori dai giochi.
ANDREA DOVIZIOSO, voto: 9,5. Quarta vittoria stagionale, più di ogni altro pilota quest’anno “Non me ne rendo conto, è surreale. Stiamo vivendo un momento di splendore” dice incredulo a fine gara. Nelle libere soffre sul giro secco e fa gran fatica a trovare un set-up che gli faciliti la vita nelle varianti. In qualifica come consuetudine ormai viene sopravanzato da Lorenzo. Ma è per la gara che Dovizioso ha preparato la sorpresa. Parte bene ed in pochi giri passa Crutchlow. Bellissima la naturalezza con cui supera uno a uno Marquez, Vinales ed infine Rossi, e soprattutto bellissimo lo scambio con Maverick alle Maggots-Beckets-Chapel. Lo scambio si ripete, rischiando di far scappare Valentino che però deve pagare pegno nel finale. La staccata alla 7 -la Stowe-, tirata da entrambi all’ultimo millimetro possibile, sembra quasi un passaggio di consegne che di fatto gli regala la vittoria. Da lì in poi pensa solo a spingere, all’ultimo giro alle curve 16 e 17- Brooklands e Luffield- perde terreno ma nella lunga piega a destra successiva non ce n’è per nessuno. Nel finale (senza scia!) riesce a sfiorare i 329 km/h. Con la caduta del motore di Marquez, può arrivare a Misano da leader del mondiale.
Ammette di aver capito, stando in gruppo con Maverick e Marc, come affrontare determinate curve, facendo così lo step prestazionale necessario a chiudere il gap trovato nelle prove. Non si smette mai di imparare. DesmoHero4.
MAVERICK VINALES, voto: 9. Inizia il week end alla grande, lasciando intendere di essere tornato il cannibale di inizio stagione. Lavora molto bene nelle libere, stando tra i migliori sia come giro più veloce sia per quanto riguarda le simulazioni di passo, indipendentemente dalle condizioni dell’asfalto agguanta sempre le prime tre posizioni -complici anche le cadute di Marquez-. In qualifica invece sfigura rispetto all’altra M1 #46, perdendo incisività. In gara prova l’azzardo che 15 giorni fa premiò Dovizioso: nonostante il caldo -oltre 40°C sull’asfalto- mette la Soft al posteriore, mentre tutti piazzano sia davanti che dietro Hard. Si accoda a Marquez, ma lo passa quando vede che Rossi allunga. Quando arriva Dovizioso ci duella per stabilire chi deve andare a prendere il Dottore, ma perde dopo una bella sfida. Lo ripassa la Honda #93, che però di lì a poco dovrà accostarsi in un tumulto di fumo e fragore. Insegue Dovizioso, non riuscendo più a prenderlo e facendo un filino di fatica in più dell’italiano nel passare Valentino. Proprio quando tutti si aspettavano il calo della sua posteriore, arrivando ad accusare al 14° e 15° 1 secondo dalla coppia Rossi-Dovizioso, si fa bestiale: se la gara fosse durata un giro in più… Back in the sky
VALENTINO ROSSI, voto: 9. Per la prima volta il Dottore si trova a proprio agio a Silverstone, senza la pioggia dargli una mano. Nelle libere sembra molto altalenante, e tempi settore per settore alla mano lo è. Ma sembra ci sia una logica dietro a ciò. Il Dottore si nasconde, proclamandosi già sconfitto nelle conferenze che precedono il week end, ma fa intravedere qualcosa già nelle FP2. “Per sabato mattina c’è il rischio pioggia? meglio se spingo davvero va…” deve aver pensato. Negli ultimi minuti delle qualifiche accade l’impensabile: oltre due decimi di vantaggio al termine del terzo settore rispetto al tempone di Marquez, che non poteva più ribattere. Ma è nel quarto ed ultimo settore che Rossi è stato davvero in difficoltà per tutto il fine settimana. Nonostante riuscisse a fare il tornantino “Village the Loop” meglio di chiunque altro, il trittico finale Brooklands-Luffield-Woodcote proprio non lo digeriva: solo lì ha perso quasi 4 decimi, chiudendo ad 84 millesimi dalla pole di MagicMarc. In gara parte a razzo e si lancia davanti a tutti lungo l’Hangar Straight, e tiene la testa della corsa per 17 giri, e per 13 tornate riesce a tenere un vantaggio superiore al mezzo secondo. Ad ogni passaggio sul traguardo sembra che gli inseguitori siano pronti a riassorbirlo, complice l’imperfetto ultimo settore, ed invece recupera lesto il tempo perso. Nel finale crolla, rallentando di mezzo secondo a giro: più un crollo fisico che di gomme. Il dottore riesce ancora a stupire. Mentre le nubi, grazie ai recenti test di Misano, sembrano essersi diradate ed il cielo di Iwata forse è tornato azzurro, grazie a nuove regolazioni del controllo di trazione ed una configurazione differente dei cinematismi posteriori. Road to Misano.
CAL CRUTCHLOW, voto: 8,5. È il padrone di casa, sente il profumo di pioggia nell’aria ed al termine delle FP2 abbatte a pintate il muro dei 2’02”, mettendosi tranquillo in vista delle FP3. In qualifica culla il sogno di agguantare la Pole Position nel Gran Premio di casa ma viene relegato in terza posizione a un decimo e mezzo. In gara sembra però non avere quel mezzo secondo nel polso fatto intravedere nelle libere, si accoda agli inseguitori tenendone senza problemi il passo ma non avendone mai abbastanza per scalare le gerarchie. Al terzultimo giro riesce a portarsi ad un soffio da Rossi e passa il penultimo giro a studiarlo, come un avvoltoio che scruta la gazzella pronta ad esalare l’ultimo respiro. Ma nell’ultimo giro alza il ritmo, preferendo un quarto posto concreto ad una passeggiata sulla ghiaia. Chiude primo tra i privati e viene così accolto nel parco dei vincitori, dove regala un’altra bella pagina del motociclismo. Soul Rider.
JORGE LORENZO, voto: 7,5. Tre secondi e mezzo, mai Jorge era stato così vicino al vincitore. Ed il vanto di essere stato l’ultimo a riuscire a girare sotto i due minuti e 02”, al 15° giro, ad incorniciare la sua bella prestazione. Anche in questo Gran Premio riesce a schierarsi davanti a Dovizioso, ma manca ancora quel filino di fiducia nella moto per stare con quelli davanti. Non parte a razzo questa volta, però riesce a mantenere il ritmo di quelli davanti nonostante la mancanza di riferimenti, nella seconda metà di gara. Sembra che Lorenzo abbia accusato positivamente la ribalta di Dovizioso. Primo degli altri.
JOHANN ZARCO, voto: 7. Non parte bene e resta invischiato alle spalle di Pol Espargaro, una volta liberatosene trova un buco davanti con Pedrosa a quasi 2 secondi. Riesce a recuperare ed a passare Dani a metà gara, arrivando sugli scarichi di Lorenzo. A 5 giri dal termine riesce anche a passare la Ducati #99, ma Jorge lo sistema subito e Johann mola la presa accontentandosi di un buonissimo sesto posto.
DANI PEDROSA, voto: 5. Soffre come un Milanese Imbruttito senza telefono in quasi tutte le sessioni. Torna tra i piloti che contano nelle qualifiche, arrivando comunque a mezzo secondo da Crutchlow. La gara è scialba, incolore. Perde quasi subito il treno di quelli davanti e cerca almeno di mantenersi in scia a Lorenzo, ma a metà gara perde anche quel riferimento, venendo passato da Zarco. La sua gara finisce lì, chiudendo a 10 secondi dalla vetta. DespHRCito
SCOTT REDDING, voto: 7. Dopo la mancata conferma in Pramac, il buon Scott si era sciupato e demoralizzato. Ma vuoi per l’aria di casa, vuoi per la fiducia riposta in lui da Aprilia per il difficile compito di sostituire Sam Lowes, il rider di Quedgeley riesce a ritornare in Top10, risultato che gli mancava dalla gara in Argentina ad inizio anno.
ALEX RINS, voto: 7,5. Il suo week end inizia con il tributo alle vittime di Barcellona -con casco, guanti e stivali listati a lutto- e prosegue tenendosi sempre dietro il più quotato compagno di team. In gara riesce anche a farsi notare per il giro più veloce al secondo passaggio e per due bei sorpassi, uno dei quali proprio ai danni di Iannone. Il suo è un talento cristallino, meriterebbe una GSX-RR degna di tale nome. Avvitato
ANDREA IANNONE, voto: 4. “Ero molto vicino a Danilo, mi trovavo nel gruppo, c’era pure Aleix Espargarò. Credo che il pilota Aprilia e Petrucci si siano toccati in staccata, la Ducati è andata larga ed una volta rientrata in traiettoria ha incrociato la sua linea con la mia; ho tentato di evitare Petrucci, frenando più forte, ma ho perso l’avantreno e sono caduto, buttando giù anche la sua Ducati. Per fortuna Danilo non si è fatto male e sa che non è stata una manovra volontaria, non è stata colpa mia.” Per un’analisi più approfondita attendete le Rimappate.
MARC MARQUEZ, voto: 9 (con riserva). Sembrava avere il mondiale già in tasca, ed addirittura sembrava gestire più di tutti la rincorsa a Valentino. Emblematico l’onboard dietro a Dovizioso, con l‘infografica di apertura gas e velocità dei due: acceleratore non del tutto aperto con malizia, a succhiare la scia stressando al minimo il mezzo meccanico. Ma a quanto pare al Karma ciò non è piaciuto. Al venerdì Marc aveva svelato un passo sorprendente, ma le due cadute in FP2 non gli hanno concesso di provare il Time Attack. In qualifica è stato strepitoso, segnando un allucinante 2’00”1 al primissimo giro lanciato. Alla fine abbate il muro dei due minuti in 1’59”941. In gara parte bene ma sembra non voler proprio spingere. Quando prova a fare sul serio un esplosione lungo l’Hangar Straight, degna delle origini militaresche del circuito, lo obbliga a parcheggiare sconsolatamente la sua RC213-V alla Stowe, avvolto dal fumo e dall’odore acre di metallo fuso. Ha almeno la vana soddisfazione di far segnare il nuovo record in gara, un 2’01”570 a 174,7 km/h di media al decimo giro. Half Magic Marc