Questo fine settimana il Motomondiale fa tappa a Jerez per il Gran Premio di Spagna, quarto appuntamento del 2021. Il Circuito Angel Nieto di Jerez, dove la Classe MotoGP iniziò il proprio 2020, è una pista molto stretta con pochi allunghi ma dall’elevata velocità media, complici i numerosi curvoni veloci. Data la tortuosità, è anche una delle piste più difficili per gli impianti frenanti delle moderne MotoGP da 300 cavalli.
Il Circuito de Jerez Angel Nieto rientra nella categoria dei circuiti altamente impegnativi per i freni, questo emerge dai dati raccolti dai tecnici Brembo in tutti questi anni di servizio. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4, eguagliato dal MotorLand Aragon e dal KymiRing. Sui 4.423 metri della pista si alternano pieghe lente, veloci e velocissime: le 13 curve rappresentano il 31 per cento della lunghezza totale ed offrono numerosi punti utili per i sorpassi. I notevoli cambi di pendenza richiedono una moto maneggevole e ben bilanciata, oltre che stabile in frenata.
Ogni giro i piloti sono chiamati ad usare i freni 11 volte per un totale di 33 secondi. In questo calcolo sono comprese anche 3 frenate, alle curve 4, 7 e 10, in cui la decelerazione è inferiore a 28 km/h e l’utilizzo dei freni si attesta tra un secondo e 2 decimi e un secondo e mezzo. Sommando tutte le forze esercitate da un pilota sulla leva Brembo del freno anteriore dalla partenza alla bandiera a scacchi il valore supera i 970 kg, tra i cinque più alti della stagione 2021: in pratica ogni giro ciascun pilota è chiamato ad uno sforzo sulla leva di 39 kg, solo contando l’anteriore.
Delle 11 frenate del Circuito de Jerez 2 sono classificate come impegnative per i freni, 6 sono di media difficoltà, mentre le restanti 3 hanno un’incidenza leggera sugli impianti frenanti. Molto complessa la staccata alla prima curva (Expo 1992): i piloti iniziano a frenare a 286 km/h e concludono l’operazione dopo 4,5 secondi in cui esercitano un carico di 5,6 kg sulla leva. Nel frattempo percorrono 215 metri scendendo a 84 km/h. Ugualmente difficile quella della sesta curva (Dry Sack) dove i piloti iniziano a frenare a 293 km/h e concludono l’operazione solo dopo 5,3 secondi in cui percorrono 242 metri. Per scendere a 68 km/h esercitano un carico di 5,4 kg sulla leva del freno. In entrambe le staccate la decelerazione è pari a 1,5 g.