Una Yamaha burrosa, una Suzuki anfibia, Aleix Espargaro che si sciupa sul più bello e Zarco trascinato indietro dalle gomme distrutte. Ma soprattutto Dovizioso e Marquez che se le danno a 360°. Il GP del Giappone di quest’anno va in archivio, con la quinta vittoria stagionale del forlivese, al pari di Marquez, e con soli 11 punti a dividerli a tre gare dal termine. Tre gare in cui salvo imprevisti entrambi possono dire la loro facendo assaporare un finale thrilling. Rossi e Pedrosa dicono definitivamente addio al titolo, Vinales quasi.
ANDREA DOVIZIOSO, voto: 10. Mai banale, Andrea. Parte con calma, ma venerdì pomeriggio ruba la scena al #93, ‘leaderando’ per tutto il turno e mettendosi in tasca il primo posto nella combinata delle libere. Il sabato va meno bene, forse pago dei riscontri ottenuti il giorno precedente non spinge sul giro secco, lavorando soprattutto sul passo. In qualifica l’asfalto non è né carne né pesce, soffre più di tutti venendo confinato nell’ultima casella della terza fila, ad un secondo da Marquez con cui aveva mostrato di potersi battere ad armi pari. Non si demoralizza, e per la gara trova il piglio giusto. Al primo giro è già quinto, un’altro giro ed è già a respirare il monossido di carbonio degli scarichi di Marc. Da quel momento non lo molla più, lo marca stretto e cerca di non perderlo di vista forzando il sorpasso su Lorenzo. Quando il #93 passa in testa non ci pensa due volte e passa Petrucci, lì comincia una lotta di nervi. Passano 5 giri a strapparsi il titolo di più veloce in pista, con il distacco tra i due che di settore in settore oscilla tra i 2 ed i 9 nove decimi. Proprio quando sembra non avercene più, al Dovi si chiude la vena: ricuce il gap e passa in testa, dando inizio a 6 giri finali al cardiopalma, in cui non mancano sorpassi e controsorpassi e carenate, tentativi di fuga e staccate al limite della fisica, con il Desmo che traballa ai 300 all’ora prendendo i freni in mano a causa dei tasselli ormai al limite dell’utilizzo. Un’imbarcata di Marquez gli da fiducia, lo passa con una staccata da antologia alla 11 e resiste alla perfezione all’ultimo assalto, lasciando sfilare ‘El Cabroncito’ed andando ad incrociare la traiettoria. Rosicchia 5 punti con una gara di grande cuore e determinazione, fa fruttare al massimo il lavoro svolto il sabato in ottica gara domando ancora una volta Marc Marquez in volata, all’ultima curva. Soli 11 punti da recuperare e tre GP ancora da correre. DesmoHero5.
MARC MARQUEZ, voto 9,5. Domina annichilendo tutti nelle prime libere, ma non fa i conti con Andrea Dovizioso. I due se la giocano, ad avere la meglio nelle libere è la DesmoGP #04, mentre in qualifica ad avere la meglio è Marc, che forse si lascia sfuggire la Pole Position tentando l’azzardo delle Slick nel finale. Nel primo run con le Rain aveva rifilato almeno due secondi a tutti, e questo gli basta per guadagnarsi la terza posizione in griglia. Nei primi giri mantiene la seconda posizione, lasciando sfuriare Petrucci –dotato di una posteriore più morbida– ma non consentendogli di andare davvero via. Al quinto giro il distacco arriva a 2”, allora Marc decide di chiudere tutto. L’aggancio si concretizza al giro numero undici, altri cinque chilometri e la RC213-V n°93 passa in testa. Marc prova ad allungare, guida divinamente ma alle sue spalle Dovizioso non molla l’osso; inizia il duello ma non si fanno sconti così ne esce fuori pure una carenata per farsi strada. Rischia clamorosamente di finire nel ghiaione all’ultimo giro e qualche curva dopo viene infilato millimetricamente dal Dovi, prova il tutto per tutto come in Austria ma ancora una volta esce sconfitto dalla scazzottata. Ed ora i punti di vantaggio si riducono a 11.
DANILO PETRUCCI, voto: 9. Manca la Pole Position, ma si immola davanti a già al secondo giro, scavalcando Lorenzo. Azzarda l’ExtraSoft al posteriore, l’obiettivo è uno solo: scappare via sperando non smetta di piovere forte. Gli riesce in parte, ma quando il vantaggio sugli inseguitori arriva ai due secondi, al quarto giro, si plafona. Giro dopo giro Marquez e Dovizioso gli rosicchiano decimino su decimino, facendo il vuoto dietro. A metà gara esatta l’aggancio, Danilone si fa da parte per non segnare in negativo la gara dei due contendenti al titolo, con un occhio di riguardo per Dovizioso. Per qualche giro prova a tenere il loro passo, ma è costretto a chiudere il gas, con però il podio ormai messo al sicuro. Sulla sua strada per la prima vittoria, sempre i soliti Marquez e Dovizioso.
ANDREA IANNONE, voto: 8. Andrea e la Suzuki sono tonati. In una pista stop&go in cui il grip meccanico in ingresso ed uscita di curva è fondamentale, punti critici della Suzuki di quest’anno, ed oltretutto sul bagnato, arriva in quarta posizione, permettendosi anche degli errori di guida che gli fanno perdere tempo. Il week end sembra iniziare con il classico andazzo di quest’anno, con le FP1 chiuse nelle retrovie. Poi Andrea si rialza, arrivando fino alla terza posizione nelle FP3. In qualifica si perde, complici le condizioni della pista che hanno rimescolato tutte le carte in tavola. Ma la GSX-RR si è rivelata amica in gara, con un consumo omogeneo e lineare delle gomme che gli ha concesso un ottimo passo. Salta tutti come birilli, trascinandosi il Rookie Rins con l’altra Suzuki.
ALEX RINS, voto: 8. Parte bene per poi scivolare ai limiti della Top10, evitando per un soffio il critico passaggio attraverso la Q1. Un po’ di fortuna quindi, considerando le scarse performance in qualifica, dove però riesce a tenersi dietro il più quotato compagno di Box. In gara, come Iannone, sfrutta una moto dolce, docile e stabile in curva, risalendo bene la classifica e senza alcun timore reverenziale attacca il #29 più volte, dando vita ad un bel duello in famiglia mettendo in crisi le coronarie di Brivio. Miglior risultato di quest’anno, per ora, e duello vinto pure con l’altro Rookie Zarco, con cui si era già battuto in Moto2. E se il merito fosse tutto della nuova carenatura ‘pescegatto’, rivelatasi a proprio agio con tutta l’acqua di questi giorni?
JORGE LORENZO , voto: 6-. Nè il casco nè il cupolino gli hanno dato problemi di visibilità questa volta. Jorge non cerca scuse per giustificare il passo da gambero nei secondi cinque giri. Il week end era iniziato bene, quarto nelle prime tre libere e terzo nelle FP4, con un distacco ridotto all’osso, mostrando grande feeling con mezzo meccanico in condizioni davvero difficili. Solo seconda fila in griglia ma una partenza a razzo lo proietta all’inseguimento di Petrucci. Al quarto giro il black out: quattro giri sul 2’00” alto, beccandosi anche quattro secondi al giro da Petrucci, e 3 da Dovizioso, al sesto giro. Mancanza di feeling con l’acceleratore, la paura di cadere come a Misano. Poi man mano il recupero, la sensazione di grip al posteriore ritrovata gli ha permesso di migliorare il ritmo, e ha potuto superare Viñales, Zarco e Aleix Espargaro a fine gara. Il duello rusticano con Zarco all’inizio non gli è proprio piaciuto, riprendendo pubblicamente il Rookie come già fatto da Rossi ad inizio stagione.
ALEIX ESPARGARO, voto: 5,5. Ha fatto sognare tutti fino alla partenza. Velocissimo sin dalle prime libere, si guadagna l’accesso diretto in Q2 con il terzo tempo, a 181 millesimi dalla coppia Dovi&Marc. In qualifica è pimpante, sembra pronto ad impossessarsi della prima fila, che gli sfugge per appena 44 millesimi in favore di Marquez. Allo spegnimento dei semafori però la magia svanisce, e dove conta davvero perde tutti i riferimenti acquisiti fra venerdì e sabato. Alla fine del primo giro è già settimo, e da lì non si scollerà più fino alla fine, salvo un breve duello con Rins nei primi giri. Lorenzo lo passa nel finale, ma la crisi di Zarco gli consente di ricongiungersi con l’ormai amato settimo posto. L’ultimo giro crolla veriticalmente in crisi di gomme. Spiace perché in molti ci speravano in un suo podio, ed a Noale ci credevano.
JOHANN ZARCO, voto: 7,5. Lotta per tutto il week end, riuscendo ad essere la miglior Yamaha in pista in quasi tutte le sessioni, solo nelle FP3 non gli riesce con il Rossi resuscitato. In qualifica interpreta meglio di chiunque altro la pista, raggiungendo la seconda Pole Position stagionale rifilando 3 decimi a Petrucci e quasi mezzo secondo a Marquez ed A.Espargaro. In gara parte male, deve accodarsi alla tre GP17 ed alla RC213-V n°93. Quando Lorenzo diventa un peso lo salta con determinazione, mandandolo su tutte le furie, ma non riesce a tenere il passo dei primi tre. In compenso fa selezione nel gruppo, con le sole Suzuki in grado di tenergli testa. Con Rins fa rivivere i duelli dello scorso anno in Moto2, ma gli ultimi 5 giri sprofonda, tradito dalla gomma posteriore che lo rende facile preda per chiunque in uscita dalle lente curve del tracciato di Kanto. Al 20° giro Rins e Iannone lo scavalcano rifilandogli 2”, ed in 2 giri il vantaggio su Espargaro di quasi 5 secondi si annulla. Per far capire quanto abbia perso, al 19° giro pagava meno di 15” al primo, al 24° ed ultimo sono diventati 29”, mentre il duo della Suzuki è passato da 15” a 20”. Riesce comunque a tagliare per primo il traguardo tra i piloti dotati di M1, davanti proprio a Vinales.
MAVERICK VINALES, voto: 5. Disperso per tutto il week end, sempre fuori dalla Top10. Non riesce a spingere, si nasconde ballando la danza del sole ma la pista non si asciuga e non riesce nemmeno a passare la tagliola delle Q1. Quando piove, da inizio anno a Jerez, sembra rassegnarsi e non provarci nemmeno. “Quando piove è meglio non scendere nemmeno in pista con questa moto” aveva detto ironizzando. Con una buona partenza riesce a guadagnare la 10/a posizione, che grazie alla caduta di Rossi diventa un nono posto finale. Questa era la gara del bivio, le sue speranze di vincere il titolo erano appese ad un filo. Con il nono posto il titolo piloti è ormai andato, un terzo posto a Phillip Island lo taglierebbe matematicamente fuori dalla lotta in caso di vittoria di Marquez, ma il titolo Costruttori è apertissimo. A mente libera riuscirà a guidare sopra i problemi come ad inizio anno?
CAL CRUTCHLOW, voto: 4,5. Il venerdì di Cal non è neanche male, con tempi allineati a quelli di Pedrosa e dentro la Top10, ma si macchia dello strike su Lorenzo, colpevole di andare troppo piano. Sabato però sprofonda, e Rins lo spinge in Q1 per una manciata di millesimi. A quel punto la frittata è fatta, con il mancato accesso in Q2 e la partenza dalla 15/a casella. Riesce a non perdere posizioni al via, al quinto giro è 13° e cade. Si rialza, passa per i box e torna in pista, riuscendo a tenersi alle spalle il già doppiato Abraham, anch’egli caduto. Al 14° giro cade ancora, ed il suo maledetto week end può avere fine, in un mare di scintille.
VALENTINO ROSSI, voto: 6-. Male il venerdì come il compagno #25, il sabato mattina rialza la testa e tira fuori gli attributi, chiudendo secondo a 29 millesimi da Marquez e guadagnandosi l’accesso diretto in Q2 con il quinto tempo nella combinata, mentre nelle FP4 cade forzando troppo il passo. In qualifica prova il padre di tutti gli azzardi e più di chiunque altro paga pegno, sprofondando indietro montando subito le Slick ed insistendo troppo, trovandosi senza feeling per l’unico giro lanciato con le Rain. Una catastrofe immaginabile. La gara è tutta in salita, ma trova al secondo giro il giusto ritmo per risalire la china. Purtroppo appena prova a forzare per davvero, passato Lorenzo, la posteriore gli regala lo stesso grip del panetto di burro su una pentola antiaderente, facendolo accomodare sulla ghiaia con un classico High Side. Fortunatamente è successo in una curva lenta, e si è potuto rialzare subito, sulle sue gambe. Ma al contrario di qualche anno fa ad Assen, quando cadde ma concluse la gara con la leva del cambio rotta, cambiando con l’incazzatura come disse, qui ha preferito spegnere la moto e tornarsene mesto al box. Una resa? La Yamaha è rimasta un po’ sorda ai suoi dubbi invernali, messi definitivamente nel dimenticatoio con il fantastico avvio di stagione di Vinales. Maverick è stato però affetto da ‘Sindrome di Riciardo’ (copyright Stefano Nicoli), ed una volta emersi davvero i limiti di questa M1 M.Y.2017 i tecnici e gli ingegneri di Iwata non sono riusciti a sistemarli, ed anzi sembra che più si sforzino a sistemare un aspetto critico, più la moto peggiora in altri settori. E la crisi ha una data ben precisa, Il GP d’Italia al Mugello, quando venne reintrodotta la carcassa più rigida all’anteriore. Prima di all’ora la Yamaha aveva ottenuto 3 vittorie in 5 GP, poi una sola vittoria in 10 tappe. Errato sviluppo? Progetto nato male? Ad Assen il passaggio ad un telaio “misto”, un 2016 adattato al nuovo motore, a Brno il passaggio ad un telaio 2017 ‘evo’. Sta di fatto che questa M1 ufficiale sembra cavarsela egregiamente con le basse temperature sull’asciutto, ed in due delle ultime tre gare (Australia e Valencia) le temperature saranno basse. Valentino non dovrà più guardare le spalle a Maverick, ormai fuori dalla lotta per il titolo, ed il primo posto nella classifica costruttori dista 29 punti.
DANI PEDROSA, voto: non giudicabile. Le prova tutte, ma quando piove e la pista ha curve lente seguite da repentine accelerazioni le Michelin non accettano la sua corporatura e non vanno in temperatura. Prova almeno a portare a casa un onorevole 10° posto, ma da metà gara in poi la moto inizia a vibrare sempre più, fino a diventare ingestibile, e decide saggiamente di prendere la via dei Box. Il gioco non valeva la candela.