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Moto3, le verità del GP d’Austria: Albert Arenas è costante, feroce e leader





Lo spagnolo Albert Arenas vince la prima gara austriaca al Red Bull Ring, seguito dal connazionale Jaume Masia e dall’inglese John McPhee. Penalizzati e beffati Ai Ogura, Celestino Vietti e Darryn Binder – rispettivamente 4°, 5° e 6° – che precedono Tony Arbolino, la KTM Tech3 dell’ottimo Deniz Oncu e la KTM ufficiale del team Ajo di Raul Fernandez – ieri autore della pole position così come successo a Brno. Chiude la top ten a 1.177 secondi dal vincitore il giapponese di Tatsuki Suzuki, sempre più staccato nella corsa al titolo iridato.

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Costanza e ferocia

Con 3 vittorie ed un 2° posto in 5 gare – bisogna considerare anche lo zero di Jerez 2 – Albert Arenas si conferma sempre più leader della classifica Moto3 con 95 punti, staccando di 28 lunghezze John McPhee, suo primo inseguitore. Quello che impressiona del 23enne di Girona è l’enorme costanza e maturità nell’ottenere il massimo da ogni situazione di gara possibile: in una categoria dove la strategia e la gestione di gara non sono praticamente possibili, il #75 mostra quella maggiore maturità anagrafica e sportiva rispetto ai suoi rivali che gli permette di spuntarla sempre in qualche modo. Per di più, soprattutto dopo la brutta caduta di Jerez 2, Albert Arenas sembra essere gara dopo gara sempre più feroce e spietato: lascia sfogare gli avversari ma poi al momento opportuno mette quella zampata fondamentale per arrivare dove vuole arrivare. L’ultimo giro al Red Bull Ring è stato un capolavoro: passato sul traguardo 2°, alla curva 1 si è lasciato passare da Celestino Vietti, consapevole di potere rispondere al pilota italiano alla curva 3. Dopo essersi riportato in 2° posizione, il #75 ha avuto 2 settori e mezzo del tracciato per portare  a compimento l’attacco al connazionale Jaume Masia e vincere il Gran Premio. In Moto3 on si vedeva un inizio così positivo di stagione dal 2017 – anno in cui Joan Mir dominò il mondiale con la Honda del team Leopard. Joan Mir che ora è compagno di squadra in Suzuki di Alex Rins, migliore amico di Albert Arenas. Che storia. Al parco chiuso la felicità dell’alfiere del team Valresa Aspar è tanta: il #75 ringrazia soprattutto KTM ed è contento di avere portato alla vittoria la casa austriaca sulla pista di casa. Non si sa se in queste parole ci sia una volontà velata o meno di ambire ad una sella KTM/Kalex Moto2 per il 2021: quello che è certo è che se dovesse passare alla classe di mezzo con il team che lo supporta ora – quello di Aspar Martinez – Arenas si troverebbe nelle mani una Speed Up – che vedendo i risultati di Canet e Syahrin tanto male non va. Qualsiasi sia la destinazione, sembra scontato che il #75 a fine anno passi di categoria.


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Rimonta

Tralasciando la penalità finale – di cui parleremo tra poco – che lo relega in 6° posizione, Darryn Binder si dimostra sempre più animale da gara. Probabilmente galvanizzato dall’exploit del fratellone Brad a Brno, il 22enne Darryn parte 22° ma in pochi giri si ritrova già nel gruppo di testa. Deciso, aggressivo, garibaldino ma non scorretto – il sudafricano è molto migliorato rispetto all’anno scorso – il #40 non si tira mai indietro quando c’è da fare bagarre ed ultimamente riesce anche a non commettere troppi errori. Anche a Jerez 2 l’alfiere del team CIP Green Power era partito 25° ed era arrivato 4° ai piedi del podio, mentre a Jerez 1 era partito 21° ma poi era caduto nelle ultime fasi di gara mentre lottava per la vittoria. Insomma, Binder sta mostrando la sua inclinazione alle rimonte. La velocità è tanta, il talento non manca: se riuscisse a gestire meglio il weekend nella sua interezza e ad essere più concreto nei giri finali, il #40 potrebbe diventare un protagonista della categoria e – supportato e coccolato da KTM – seguire i passi del fratello.

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Penalità

John McPhee taglia il traguardo in 6° posizione e finisce sul podio complice le penalità ad Ai Ogura, Darryn Binder e Celestino Vietti: i tre piloti sono infatti stati colpevoli di avere messo le ruote sul verde nel corso dell’ultimo giro di gara e di conseguenza sono stati penalizzati. Sempre per lo stesso motivo – “exceed track limits” – erano stati costretti al Long Lap Penalty sia Ayumu Sassari che Stefano Nepa: per il giapponese e per l’italiano la gara è stata compromessa. Il regolamento – modificato dopo le polemiche a seguito del fatto Fernandez-Di Giannantonio in Moto2 a Misano – dice chiaramente che nel corso dell’ultima tornata di gara non è possibile mettere le ruote oltre i cordoli: non si viene penalizzati solo se il pilota “perde tempo o ne trae chiaramente uno svantaggio”. Quello che è certo è che le linee guida non sono del tutto chiare ed il fatto di avere prima chiamato Celestino Vietti al parco chiuso per poi penalizzarlo e relegarlo in 5° posizione mostra tutti i limiti di una regola i cui margini di interpretazione sono ancora ampi. È giusto penalizzare chi si avvantaggia ingiustamente – come aveva fatto Augusto Fernandez a Misano l’anno scorso sfruttando tutto il verde presente all’uscita del Curvone e sorpassando l’onesto Fabio Di Giannantonio – ma una tendenza della FIM verso regole così restrittive e meccaniche rischia di fare passare la sana e vecchia bagarre in secondo piano rispetto a regolamenti che talvolta sembrano lasciare il tempo che trovano. Per intenderci, Valentino Rossi a Laguna sarebbe stato penalizzato per il suo sorpasso al Cavatappi ai danni di Casey Stoner in quanto colpevole di avere messo entrambe le ruote al di là del cordolo. Insomma, ci vorrebbe una via di mezzo, come in tutte le cose. Sta di fatto che il buon inglese John McPhee è stato catapultato sul podio.

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