La quiete prima della tempesta. Volendo usare una metafora tanto mainstream quanto efficace, per i maggiori campionati motoristici questo periodo dell’anno potrebbe essere definito così. Si lavora alacremente, senza dubbio. Si testano tutte le soluzioni tecniche possibili ed immaginabili, è vero. Si cerca insistentemente di scovare quel “quid” in più che possa garantire un miglior tempo sul giro, assolutamente sì. Ma, a semafori ancora spenti ed a lancette dei cronometri ancora ferme, si ha la sensazione di avere a disposizione tutto il tempo che serve per presentarsi ai blocchi di partenza di questo 2017 il più pronti possibile. Non c’è la frenesia della stagione in corso, ecco il punto.
E quindi, sfruttando questo momento di “stasi dinamica” del Motorsport, io e Filippo abbiamo deciso di fare qualche domanda ad un personaggio che molti di voi hanno imparato a conoscere meglio nel corso di questi ultimi mesi: Livio Suppo, Team Principal di Honda HRC.
FUORI TRAIETTORIA: Ciao Livio, e grazie mille per averci concesso questa intervista. Cominciamo facendoti giocare “in casa”. Puoi dirci qualcosa su come sia sembrata ai piloti la nuova Honda in questa prima fase di sviluppo? Marquez dopo i Test di Valencia di fine 2015 disse di non essere soddisfatto della moto, e poi abbiamo visto tutti come si è concluso il Mondiale. Quest’anno, di base, si ha la sensazione di partire più avanti oppure no?
LIVIO SUPPO: “E’ presto per dirlo. Marc e Dani hanno provato un’evoluzione a Valencia, ma aspettiamo i prossimi test di Sepang e Phillip Island per vedere se lo sviluppo della moto sta andando nella direzione giusta. Di sicuro lo scorso anno abbiamo fatto molta fatica all’inizio, soprattutto nei test invernali con la gestione del nuovo software Magneti Marelli, ma è un problema che quest’anno non si ripresenterà grazie all’esperienza che abbiamo accumulato nel corso del 2016″.
FT: Su Marquez si è detto praticamente di tutto durante la scorsa stagione, quindi ci focalizziamo su Pedrosa. La responsabilità maggiore per il difficile 2016 di Dani è stata data alle Michelin, che fino alla seconda metà di stagione non hanno dato l’idea di far sentire il #26 totalmente a suo agio sulla moto. Però, prima dell’infortunio, è arrivato il successo di Misano. Anche sulla base di quello che Dani dice all’interno del Team, può quello essere un segnale del fatto che stia finalmente trovando la quadratura del cerchio e che quindi possa guardare con nuovo ottimismo al 2017? O il continuo sviluppo delle Michelin rende più difficile a lui che ad altri una sorta di continuo adattamento dello stile di guida?
LS: “Dani è un pilota molto sensibile. Nel 2016 ha patito più di Marc ad inizio stagione per i problemi legati al software, poi alle modifiche alle Michelin. Quando si è fatto male a Motegi era in ottima forma e sono sicuro che inizierà da quel livello“.
FT: Quello che, nel 2016, è apparso evidente a tutti è stato il fatto che la vostra moto sia cresciuta tantissimo durante l’arco della stagione. Su quali aree avete focalizzato maggiormente il lavoro, e come lo avete impostato? Affidavate tutto al Test team o anche nei weekend di gara si puntava allo sviluppo?
LS: “Di sicuro lo scorso anno abbiamo lavorato molto sulla gestione elettronica ma anche su aerodinamica e telaio. Di solito tutte le novità vengono prima testate dal Test team e poi fatte provare anche ai piloti ufficiali“.
FT: E per il 2017 invece? Su cosa avete concentrato maggiormente gli sforzi? L’aspetto aerodinamico, che per alcuni sembra essere molto importante, è stato oggetto di particolari attenzioni?
LS: “Si lavora sempre a 360° sulla moto per cercare di migliorarla. A questo livello e con un regolamento tecnico sostanzialmente molto simile dal 2012 (cilindrata, numero cilindri, alesaggio da 81mm…) si lavora sui dettagli. Difficile stravolgere migliorando un progetto che funziona già abbastanza bene. Questo vale per tutti“.
FT: A questo punto, andiamo “in trasferta” e parliamo degli avversari. Valentino, Marc e Dani sono gli unici Top Rider che sono rimasti con le loro moto, e dunque sono gli unici le cui prestazioni, almeno in linea di massima, rimangono in qualche modo “prevedibili”. Tra Lorenzo e Vinales, chi credi possa essere più pericoloso in un ipotetica corsa al Mondiale? E Iannone potrebbe essere un po’ la sorpresa assoluta?
LS: “Prima dell’inizio dei test invernali è sempre molto difficile prevedere come potrà trovarsi in sella ad una nuova moto un pilota che ha cambiato team. Chi avrebbe detto, ad inizio 2007, che Stoner sarebbe stato Campione del Mondo? Jorge, Maverick e Andrea sono tutti piloti molto forti, supportati da Case ufficiali. Sulla carta Maverick è quello che si troverà a guidare una moto migliore rispetto a quella che guidava lo scorso anno, quindi potrebbe essere quello più “pericoloso” ma anche Jorge e Andrea saranno veloci!”.
FT: Uno sguardo al futuro. In un’epoca in cui le parole “ibrido”, “elettrico” e “sovralimentazione” sono sempre più sulla bocca di tutti, credi che la MotoGP del futuro possa avere una deriva ibrida o elettrica, o accogliere motori sovralimentati dalla cilindrata ridotta rispetto all’attuale?
LS: “Non sono un ingegnere, ma personalmente non credo che questo tipo di tecnologia si sposi bene con la MotoGP. Sia da un punto di vista dei costi che delle problematiche tecniche. Ad esempio trovare su una moto lo spazio per il un motore elettrico per fare un ibrido non sarebbe così facile! Per quanto riguarda le moto elettriche, probabilmente arriveranno prima o poi ma non credo nel breve periodo“.
FT: Grazie mille di nuovo per l’intervista Livio, gentilissimo.
LS: “Figuratevi, grazie a voi. E un saluto ai fan di Andare a pesca con un’Audi R18!”
Grazie a SpeedWeek e ad Honda Racing Corporation per le foto.