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Equilibrio, intensità e nessun timore reverenziale da parte dei piloti. Queste le caratteristiche del GP appena messo in archivio. Vince Marquez, anche se la prevista gara in solitaria sfuma per errori suoi. Stupisce Lorenzo, non tanto per il risultato quanto per il temperamento. Magnifico il Dottore, mai sazio.

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MARC MARQUEZ, voto: 10. Così veloce da potersi permettere brutti erroracci. Dalle libere sembra dover esserci un GP interamente dominato dalla HRC n°93, le qualifiche si avviano con un tempone dei suoi, invece nel primo giro lanciato del secondo run si stende, osando troppo in ingresso della curva 12, lasciando amaramente ad altri Pole Position e prima fila. Nei primi giri di gara sembra essere in profonda lotta con sé stesso: provare a doppiare tutti subito o gestire con calma la doppia Hard? Prevale la seconda e Marc si mette a succhiare il ritmo di Dovizioso, senza disdegnare qualche bella sportellata. Al nono giro prova l’attacco a Rossi, alla Curva 12 -che dovranno rinominare Curva Marc- la stessa dove combinò la frittata in qualifica e dove qualche anno fa combinò pure la frittata involontaria ai danni di Pedrosa. Sbaglia ancora, forse ingolosito dall’apparizione pure di Lorenzo o intimorito da qualche buca di troppo molla i freni e va lungo, perdendo per qualche curva anche la posizione a vantaggio di Dovizioso. Ma resta in piedi. Riprende la rincorsa e dopo due giri passa Rossi, altri quattro giri e passa Lorenzo, dando vita ad un bel testa a testa negli ultimi due settori del quindicesimo giro. Poi è il monologo annunciato alla vigilia. Cannibale

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DANI PEDROSA, voto: 8,5. Bravo a rilanciarsi subito, dopo il bruttissimo week end di Misano. Riesce a stare sempre vicino al compagno Marquez, anche il venerdì riuscendo questa volta a far funzionare le Michelin Rain. In qualifica delude un po’ guadagnando per un pelo la seconda fila ai danni di Andrea Dovizioso. La gara è di quelle da diesel. Parte tranquillo senza perdere posizioni scavalcando Crutchlow, accodandosi a Vinales. Sembra addirittura venire stoppato da Vinales ma non riesce a passarlo, lo fa sfruttando una sbavatura del #25 e conferma la tesi: migliora il proprio passo di mezzo secondo lanciandosi all’inseguimento del podio. In due giri vola e chiude il gap con Dovizioso e lo passa, un’altro giro e svernicia Rossi in rettilineo –era da tantissimo che non si vedeva una Honda così dirompente sul dritto-. Riesce addirittura a recuperare su Lorenzo, sfilandolo millimetricamente alla 12 provando perfino a raggiungere Marc nei tre giri finali. Non gli riesce ma porta a casa il giro più veloce. A parte i primi due giri passa tutta la gara sull’1’49”. Ed è stato questo il suo segreto, me resta il dubbio: e se si fosse svegliato prima del 13° giro? Diesel

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JORGE LORENZO, voto: 9,5. Se il giudizio con cui si valuta una persona potesse limitarsi a pochi fotogrammi, beh riguardatevi come Jorge prima tenta di resistere all’attacco di Pedrosa e poi molla la presa. E proprio in quel frangente si vede chiaramente come si sia evoluto definitivamente, svestendo i panni della lama millimetrica e vestendo quelli del britannico con gli occhi di fuori. Resiste all’esterno, suo marchio di fabbrica in 250 e che gli valse il soprannome di Por Fuera, ma la moto non sostiene tutta la velocità che vuole portare il buon Jorge in quella curva 12. La raddrizza un po’, va largo e proprio lì, in quel momento in cui ci si aspetta l’errore, con una spinnata controllata la gira di gas. JORGE LORENZO CHE FA SVOLTARE LA MOTO DI GAS. Questa è l’epifania, questo è il giorno in cui Jorge Lorenzo 2.0 si è svelato al mondo. Soffre il sabato mattina ma recupera alla grande in qualifica. Parte benissimo, resta in testa per quasi 16 giri e risponde con foga e dedizione quando Marquez lo attacca. La seconda posizione sfuma, ma il podio è di quelli pesanti. Martillo Desmodromizzato

MAVERICK VINALES, voto. 8+. Soffre tantissimo il venerdì, la pioggia e le condizioni di asfalto misto lo distruggono. Ma sabato si riprende alla grande, rivelandosi efficacissimo sul passo durante le uniche libere sull’asciutto, poi nelle qualifiche ritrova l’animo killer di inizio stagione sfruttando al massimo l’errore di Marquez e conquistando la Pole Position. In griglia di partenza viene costretto ad usare l’opzione Hard al posteriore, come un bambino viene obbligato a mangiare le verdure: è per il suo bene ma proprio non ne vuole sapere. Parte bene, ma non ha fiducia in uscita di curva ed in 20” passa da secondo a quinto, diventando il leader del gruppone degli inseguitori. Per un po’ sembra anche fare da tappo nonostante il ritmo sostenuto, poi toppa la prima curva così Pedrosa lo passa e scappa. Proprio lì Maverick sembra nel momento di massima difficoltà. Ma invece continua a spingere sul 49” alto sfruttando al meglio la mal digerita copertura più dura, riprende Dovizioso prima e Rossi poi, chiudendo a ridosso del podio tenendo accese le flebili luci della rincorsa al titolo. Vince l’oscar per la scenografia per come affronta la prima staccata alla perfezione: magnifico equilibrio tra precisione chirurgica e sbandierata di posteriore.

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VALENTINO ROSSI, voto: 10-. C’è poco da dire, la prestazione e la passione sono sotto gli occhi di tutti: fare un’intera gara di MotoGP con una gamba e mezza è per pochi, chiuderla in Top5 è per pochissimi. Ha fatto un grande ritorno, e per metà gara ha tenuto con merito e caparbietà la seconda posizione. Poi, quando le Michelin hanno iniziato la loro fase di decadimento, non è riuscito a mettere quel quid in più, a differenza di chi gli è stato davanti, ma è almeno riuscito a non calare troppo mantenendosi costante sul 49” alto/ 50”0, quando invece ci si aspettava un calo importante del suo rendimento. Ha accusato la fatica solo per un paio di giri, appena passato da Vinales, riuscendo però a rimettersi subito in carreggiata completando i due giri finali in 1’49”9. Ma Valentino è pur sempre umano, e come tale può sbagliare. Resta così quel piccolo neo della chiusura su Pedrosa in pieno rettilineo. Non sarebbe neppure dovuto esserci… Stoico

ALEIX ESPARGARO, voto: 9. Gara speciale per Aleix e l’Aprilia, in una stagione piena prestazioni molto altalenanti riesce a chiudere a 7 secondi dal vincitore, portando a casa un sesto posto che dà morale e fiducia per il trittico di gara all’estremo est. Fatica nelle primissime libere di venerdì, poi chiude sempre in Top10, in qualifica la seconda fila gli sfugge per 52 millesimi a causa anche di un errore nel cavatappi in discesa che gli costa almeno 100 millesimi…
La gara è una lotta serrata con Bautista nel gruppo degli underdog, la vince ed addirittura passa una GP17 ufficiale. Chiudere davanti a Dovizioso è per i ragazzi di Noale la ciliegina sulla torta. Spritzpower.

ANDREA DOVIZIOSO, voto: 6-. DesmoDovi questa volta delude. Soffre tanto il sabato, sia nelle libere che in qualifica. In gara la situazione si mette subito bene: con la Soft dietro sembra potersi replicare la gara del Red Bull Ring. Questa volta invece Andrea soffre nel cercare di contenere Marquez, paga poi più di tutti il calo di rendimento delle Michelin: mentre Lorenzo lotta con Marquez, lui scivola sempre più indietro. Si impegna e le prova tutte ma non è giornata. Riesce almeno a non subire l’onta di finire dietro alla GP16 di Bautista. Svuotato.

ALVARO BAUTISTA, voto: 8. Da alcuni anni a questa parte, di solito i piloti faticano molto appena poggiano il sedere su una Desmosedici. Alvaro invece si è dimostrato a proprio agio sin dai primissimi test invernali. La stagione è stata invece molto altalenante, unendo ottime gare come questa a moltissimi ritiri. Il risultato non è dei migliori, ma la prestazione è sontuosa, chiudendo in scia a Dovizioso con la stessa scelta di gomme. Forse la quarta GP18 di cui si vocifera se la meriterebbe lui. Non per niente Taramasso, direttore di Michelin Motorsport, ha dichiarato di ascoltare moltissimo i consigli soprattutto di Rossi e Bautista per l’anteriore. Possibile pedina importante per lo sviluppo. Hala Bauti.

DANILO PETRUCCI, voto: 4. Il secondo posto di Misano, con vittoria sfumata solo all’ultimo giro, è un vano ricordoMai in forma per tutto il week end, in difficoltà pure sul bagnato mentre le altre GP17 se ne stanno tranquille nei primi posti. In gara evapora, passato pure dal team mate Redding che partiva in ultima fila. D’oh!

 





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Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.