12 giorni di gara, 11 prove speciali ed oltre 5.000 km cronometrati. Tanto è servito, alla Dakar 2020, per capire chi fosse degno di trionfare nella 42^ edizione del rally raid più famoso del mondo. Dopo quasi due settimane di lotta serrata in un’Arabia Saudita che non ha fatto sconti a nessuno dei concorrenti, Carlos Sainz e Ricky Brabec possono finalmente lasciarsi andare all’esultanza smodata tipica di chi ha compiuto un’impresa: sono loro, infatti, i vincitori di una delle Dakar più dure degli ultimi anni.
In un Day 12 che ha visto drasticamente accorciata – di circa 200 km – la prova speciale per via di alcuni gasdotti in costruzione lungo il percorso, il successo di tappa centrato da Nasser Al-Attiyah davanti a Yasir Seaidan e ad Orlando Terranova non è bastato al pilota qatariota per portare a termine una rimonta che, oggettivamente, pareva impossibile dopo l’esito del Day 11. Con Stephane Peterhansel in 5^ posizione – alle spalle di un ancora una volta ottimo Fernando Alonso -, Carlos Sainz (6° di giornata) non ha dovuto far altro che amministrare il proprio vantaggio: il madrileno di MINI aveva infatti poco più di 10′ di margine sulla Hilux di Al-Attiyah e sul Buggy del compagno di squadra, e tanto è bastato al “Matador” per centrare uno splendido successo, il terzo nella sua storia alla Dakar.
Sainz è stato uno dei piloti più veloci e costanti dell’intera edizione: navigato da un eccezionale Lucas Cruz, che in alcune prove speciali gli ha davvero permesso di evitare insidie che hanno invece giocato brutti scherzi a tanti dei protagonisti della corsa, lo spagnolo ha assestato la zampata decisiva nel corso del Day 10, quello in cui tanto Al-Attiyah quanto Peterhansel sono andati in difficoltà nell’affrontare le sabbiose dune dell'”Empty Quarter”. Il qatariota ed il francese, giunti al traguardo di Qiddiya rispettivamente in 2^ e 3^ posizione staccati di 6’21” e di 9’58” dalla vetta della classifica, hanno infatti accumulato proprio su un terreno che avrebbe dovuto essere ad entrambi amico quel gap che li ha di fatto preclusi dalla lotta per la vittoria finale. Ad entrambi va comunque il merito di aver concluso, senza incidenti o problemi di sorta, una delle Dakar più difficili che la storia recente e recentissima del rally raid ricordi.
A dimostrare poi che i primi tre classificati siano appartenuti per tutto il tempo ad un’altra categoria c’è il distacco monstre accusato da Yazeed Al Rajhi rispetto alla vetta della classifica: il pilota saudita, comunque autore di un’ottima gara e dimostratosi sempre costante, dal crono di Sainz è distante ben 49’10”, riuscendo a propria volta a distanziare per altri 20′ un Giniel De Villiers salito in top 5 solamente grazie ad una buona seconda settimana di corsa. 6° assoluto è Orlando Terranova, che con la sua MINI Countryman ALL4 è riuscito a tenersi dietro Bernhard Ten Brinke e l’ottimo Mathieu Serradori, che chiude la propria Dakar con un buon piazzamento tra i primi dieci ed anche un successo di tappa. 9^ posizione poi per il saudita Yasir Seaidan, mentre a completare la top ten provvede il cinese Wei Han, staccato di 3 H 51’07” dal crono di Carlos Sainz.
Chiude infine 13° la propria Dakar d’esordio Fernando Alonso, rookie d’eccellenza di questa edizione del rally raid: lo spagnolo, al quale bisogna fare i complimenti tanto per il fatto di essersi voluto mettere nuovamente in gioco quanto per essere riuscito a completare la corsa, è stato autore di un’ottima gara, una di quelle che fanno ben sperare per un’eventuale replica futura. L’asturiano, gettato nella mischia dei veterani e su un terreno a lui poco congeniale, non ha assolutamente demeritato ed anzi, man mano che i giorni ed i km scorrevano via è riuscito a prendere sempre maggior confidenza con auto e terreno. Due sono stati gli errori che ne hanno compromesso la corsa: quello durante il Day 2, eminentemente d’inesperienza, e quello commesso nel Day 10, dovuto probabilmente ad un eccesso di foga. Il ritmo messo in mostra da Alonso è stato però davvero impressionante considerando la sua quasi inesistente esperienza in questo genere di corse, quindi perché non pensare di riprovarci nel 2021?
Ecco la top ten della classifica generale “Auto” all’arrivo:
19 anni. Tanto è trascorso dall’ultima volta in cui la Dakar, per quel che riguarda le due ruote, è stata vinta da una moto che non appartenesse alla Casa di Mattighofen. KTM, da quell’ormai lontano 2001 segnato dal successo dell’indimenticato Fabrizio Meoni ed al netto dell’annullamento dell’edizione 2008 della corsa, non aveva mai ceduto lo scettro, andando a conquistare uno straordinario filotto di 18 successi consecutivi.
A porre fino a quello che pareva un dominio incontrastato ed incontrastabile ha provveduto Ricky Brabec, che al termine di una Dakar condotta in maniera magistrale ha riportato Honda sul gradino più alto del rally raid dopo 31 lunghissimi anni di astinenza. Lo statunitense, considerato non tra i favoriti assoluti di questa edizione, ha saputo sovvertire i pronostici che prevedevano una lotta fra lo squadrone KTM e Joan Barreda andando a conquistare un successo che ha premiato la sua costanza e la sua velocità. L’alfiere della Casa Alata, giunto 2° nel Day 12 alle spalle di Cornejo Florimo e davanti a Toby Price, ha concluso la Dakar con 16’26” di vantaggio su Pablo Quintanilla, cileno dell’Husqvarna che coglie comunque un ottimo piazzamento al termine di una corsa magnifica. Sul gradino più basso del podio della classifica generale è poi salito Toby Price: l’australiano non è riuscito a bissare il successo ottenuto lo scorso anno, e dopo essere partito di gran carriera nella prima settimana non è più riuscito a trovare il ritmo per mettere i bastoni tra le ruote all’ottimo Ricky Brabec.
Price, protagonista oltretutto dei primi soccorsi offerti allo sfortunato Paulo Goncalves, si è messo alle spalle la Honda di un buon Cornejo Florimo e la KTM di Matthias Walkner: l’austriaco, con i suoi 35′ esatti di ritardo accusati dalla vetta della classifica, è forse uno dei più delusi di questa Dakar 2020 assieme ad un Joan Barreda che chiude la corsa in 7^ posizione. “Bang Bang”, nella graduatoria assoluto finito dietro anche a Kevin Benavides, dopo essere caduto nel corso delle prime giornate – ed aver visto riacutizzarsi il dolore dovuto ad una costa fratturata in allenamento -, ha faticato a trovare il giusto ritmo tra le dune e non ha mai davvero dato l’impressione di poter lottare per la vittoria finale. 8^ posizione poi per la prima delle Yamaha, quella di un Franco Caimi che ha tentato in tutti i modi di tenere alto l’onore della Casa di Iwata dopo il prematuro ritiro tanto di Adrien Van Beveren quanto di Xavier De Soultrait, mentre a completare la top ten troviamo le due Husqvarna di Skyler Howes ed Andrew Short.
Positiva è stata infine la Dakar 2020 per i nostri due migliori portacolori, vale a dire Maurizio Gerini e Jacopo Cerutti: il #42 è infatti riuscito a centrare addirittura la top 20 assoluta grazie – per l’appunto – alla sua 20^ piazza assoluta, mentre poco più lento è stato il #41, accontentatosi di una 22^ posizione finale foriera comunque di grande soddisfazione.
Ecco la top ten della classifica generale “Moto” all’arrivo: