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Aprilia Dorsoduro 900, nel nome della movida veneziana





Dorsoduro è uno dei Sestieri di Venezia. Il nome deriverebbe dal fatto che la zona era un tempo caratterizzata da un terreno meno paludoso che altrove, stabile, dal ‘dorso duro’. Proprio al centro del Sestiere troviamo il Campo Santa Margherita, sede della movida veneziana: quando il sole cala a picco sul mare i pochi giovani veneziani rimasti e gli studenti universitari vi si radunano. Il luogo ideale se si vuole fare una sosta per godere dello spritz ivi dov’è nato.

Probabilmente partendo da queste caratteristiche, quando nel 2008 Aprilia decise di realizzare una maxi-motard le diede il nome Dorsoduro. Una moto facile e divertente, colma di brio ad ogni regime andando incontro tanto ai neofiti quanto ai più smaliziati. Nata bicilindrica di 750cc ed in seguito affiancata dalla sorella maggiorata di 1200cc, venuto l’Euro4 Aprilia prese la palla al balzo, unificando le due versioni e rinnovandola. Dal 2017 la Dorsoduro è più leggera, ancor più facile e con un motore sempre bicilindrico ma di 896,1 cc, davvero ricco di coppia.

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La coppia a disposizione sin da 4’000 giri/min è davvero ‘tanta roba’: da lì in avanti si ha la sensazione di avere tra la gambe un motore elettrico! Una spinta vigorosa e costante, senza incertezze o calci nel sedere. I 90 Nm si sentono tutti e per tutti i medi regimi: uscire in terza da un tornantino in salita non è un problema, come senza affanni si possono chiudere repentinamente sorpassi riprendendo dai 60 km/h in sesta. La potenza massima è dichiarata a 8’750 rpm, nella realtà sembra che i 95 cv siano distribuiti equamente da 8’000 a 9’500 giri/min, quando tutto si ferma bruscamente per l’intervento del limitatore. Ciò ha i suoi effetti collaterali, infatti nelle prime due marce è facile “murare”. Un allungo da 10 e lode quindi, per questo bicilindrico a V di 90° made in Noale. Di contro tende naturalmente a strappare sotto i 2’000 giri, fino a 3’000 sono presenti delle belle pistonate di coppia per nulla fastidiose nella guida.

Arrivati al punto di corda, ci si fionda fuori dalle curve in disinvoltura con qualunque rapporto, vivendo godimenti multipli snocciolando un rapporto dietro l’altro. Non c’è il quick shifter, ma non se ne sente la mancanza. Il cambio ha innesti precisi ed una leva dall’escursione ridotta, la frizione e morbida con una leva ben sagomata e regolabile a seconda dei propri gusti. Cosa chiedere di più?
Degno di lode il comando del gas: l’effetto on-off è assente, la connessione coi corpi farfallati è diretta. Ovviamente è Ride-By-Wire, tecnologia introdotta in origine dalla stessa Aprilia in MotoGP, con la tanto fallimentare quanto avveniristica RS Cube nel 2002.

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Disponibili 3 mappature per il motore: Sport, Touring e Rain. Le prime due si differenziano per un comando del gas più grintoso in Sport; in Rain coppia e potenza vengono limitate, in pratica si hanno 70 cv costanti da 6’000 a 9’500 giri, e l’acceleratore si fa più dolce e pacato.
Con la Dorsoduro il divertimento è alla portata di tutti, anche per i più smaliziati che si prodigano in virtuosismi. Ma per impennare e/o derapare in staccata, rigorosamente in luoghi chiusi al traffico, è necessario disattivare TC ed ABS, entrambi di serie. Il controllo di trazione, regolabile su tre livelli o disinseribile. Tarato a Lev 2, l’intermedio, è comunque difficile farlo entrare in funzione anche con la mappatura più aggressiva. Questo grazie ad un’efficacia ciclistica al posteriore eccelsaaffiancata da un motore dall’erogazione priva di incertezze. Su fondo umido o bagnato il TC tende ad intervenire più facilmente, ma senza interferire troppo con la guida. La coppia erogata subisce un taglio lineare e progressivo, sembra di avere una manona che si appoggia dolcemente sulla ruota rallentandola quanto basta. 

Il display, TFT a colori, è perfettamente leggibile in ogni condizione. Lo si può connettere allo smartphone tramite l’app aMP di Aprilia, per avere sempre sotto controllo lo stato della moto e per riceve notifiche, nel caso qualcuno telefoni finché si è alla guida. Soluzione molto utile per il Milanese Imbruttito, che può fatturate pure girando in moto. Taaac.
Oltre a poter settare il controllo di trazione e le mappe anche in movimento, nel menù è possibile regolare il funzionamento dei led di cambiata, innalzando od abbassando di 100 giri in 100 giri il regime in cui inizia la serie di led.

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Come già accennato, il posteriore dell’Aprilia Dorsoduro 900 è estremamente stabile. Anche dando manate sprezzanti e vichinghe all’acceleratore, la ruota posteriore resta su una rotaia realizzata appositamente per i suoi 180 mm di pneumatico. Il mono posteriore, regolabile nel precarico e nell’estensione, lavora alla perfezione anche su asfalti pieni di buche e logorati. I trasferimenti di carico nelle fasi di transizione sono limitati, l’effetto molla quando si raddrizza bruscamente la moto è assente.
L’anteriore è leggerissimo, ne deriva un’agilità intrinseca che invoglia a buttare la moto da una piega all’altra lavorando di sole braccia, contando su un manubrio alto e largo: motard vera. Di contro, lo scotto da pagare sta nel rigore direzionale nei tratti veloci, dove è preferibile guidare rotondi. Ma è naturale visto la tipologia di moto.

Il suo pane è il misto stretto da seconda e terza marcia, in tale ambiente la Dorsoduro dà il meglio sé. Sembra annusare l’arrivo di una curva, come un Cocker Spaniel che fiuta la presenza di un tartufo. Non fai intempo a pensare come dover impostare la curva che lei già ti legge nel pensiero. Il Cocker scodinzola pure, la Dorsoduro lo fa solo se sei tu a pretenderlo. L’aderenza dello pneumatico anteriore è garantita da una forcella, regolabile nel precarico e nel freno in estensione, dalla lunga escursione e non troppo frenata nell’idraulica. Nelle accelerazioni più decise, basta spostarsi di poco in avanti col busto per far mantenere all’anteriore il contatto col suolo, anche in salita, senza scomporre la moto.

Questa configurazione però, complice pure un’aerodinamica non studiata per le alte velocità, dà vita a leggeri ondeggiamenti a ritmi autostradali. Nel complesso la Dorsoduro 900 è facile ed intuitiva sin dai primi chilometri, bastano due curve per instaurare con lei un bel feeling. I 212 kg col pieno si percepiscono solo facendo manovra da fermi. Nonostante la sella alta, anche chi sta sotto il metro e settantacinque di altezza poggia bene a terra coi piedi e si fa inversione in un fazzoletto.

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La potenza frenante a disposizione è molta ma è la modulabilità dell’impianto a renderla perfetta in ogni condizione. Da segnalare come alla primissima e leggera pressione sulla leva, regolabile, la forcella tenda a coricarsi leggermente troppo. Forse a causa di una frenatura idraulica in compressione perfettibile. Certamente questo aspetto aiuta a caricare meglio l’avantreno in ingresso curva, anche lavorando solamente col corpo, ma nella guida tranquilla potrebbe dare fastidio. 
Nel corso della prova ho potuto constatare l’efficacia della moto nelle frenate d’emergenza, anche in piena curva e su asfalto umido: prima un cane e poi un’anatra hanno deciso di farci un saluto. La Dorsoduro è rimasta stabile e sull’asciutto l’ABS non ha fatto arrivare alcuna pulsazione alla leva. Così la fauna locale ringrazia.

L’Aprilia Dorsoduro 900 è una moto relativamente parca, addirittura il computer di bordo segna circa 29 km/l in sesta a 90 km/h costanti. Si tratta comunque di un bicilindrico di grossa cilindrata, dando gas senza remore i consumi aumentano esponenzialmente ma non si scende mai sotto i 10km/l. Solo 12 litri di benzina entrano nel serbatoio, per un’autonomia stimata tra i 150 ed i 320 km, a seconda dell’andatura.

Sì, con questa moto la casa di Noale ha saputo realizzare una motocicletta molto interessante, una maxi-motard adatta a chi mette il divertimento in cima a tutto. L’Aprilia Dorsoduro 900 è una fun bike in piena regola, rimanendo comunque molto facile e sicura anche per i neofiti. Per questi è inoltre disponibile la versione depotenziata a 48 cv. E poi ha le teste dei cilindri rosse, troppo sexy.
Il tutto a € 9’500,00.

Non possiamo mancare di ringraziare la concessionaria West Road Bike per la disponibilità e la cordialità. Li trovate a Villorba, Treviso, a pochi passi dalla ‘Valle del Prosecco’.

Foto: Tommaso Costa





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Filippo Gardin

The author Filippo Gardin

Padovano classe 1993, ho iniziato a 2 anni a guidare, in quel caso una mini-replica della moto di Mick Doohan e da lì non mi sono più fermato. 2 e 4 ruote, entro e fuori strada e anche pista: cambiano le forme ma sono tutti frutti della stessa passione. Vi racconterò il Motomondiale, con la testa e con il cuore.